cronaca

Concerto in replica su Primocanale alle 14.15 e alle 21 di sabato 25 aprile
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Mascherina appoggiata al leggio, sala vuota, un’ora di musica e memoria. Si è tenuto così il Concerto della Libertà al teatro Carlo Felice di Genova in occasione del 75esimo anniversario della Festa della Liberazione. Primo teatro in Italia a 'riaprire' le sue porte in un 25 aprile insolito avvolto da un silenzio surreale, interrotto solo dalla musica. Un quintetto d’archi formato da cinque componenti dell’orchestra del teatro ha ricordato e reso omaggio a chi ha perso la vita durante la Resistenza: Elisabetta Garetti e Pierdomenico Sommati al violino, Laura Safadi alla viola, Giulio Glavina al violoncello e Andrea Lumachi al contrabbasso.


L'inno di Mameli ha dato inizio al concerto e a seguire un medley di canzoni partigiane intervallate dalla lettura delle lettere dei condannati a morte della Resistenza da parte del regista e attore Pino Petruzzelli. Per finire, l'“Aria sulla quarta corda” di Bach. Il concerto sarà trasmesso in replica su Primocanale alle 14.15 e alle 21 di sabato 25 aprile. 

“Una sala vuota ma un teatro vivo che parla di civiltà e valori in cui tutti ci riconosciamo. Il teatro Carlo Felice fu bombardato nel corso della seconda guerra mondiale ma è rinato. Da trent’anni accoglie i genovesi, i liguri e tanti italiani. Siamo pronti per ripartire. Abbiamo realizzato una meditazione musicale in una data ancora più significativa perché si tratta del 75esimo anniversario”. Le parole del sovrintendente del teatro Carlo Felice Claudio Orazi.

"Su questo palco è come se la storia si fosse fermata. È il primo teatro che riapre sia pure con le necessarie regole di sicurezza. Non potevamo lasciare che Genova e la Liguria trascorressero un 25 aprile, cui hanno dato un contributo straordinario di umanità, generosità e sangue, senza celebrarlo. Lo celebriamo nelle case e in famiglia, separati fisicamente ma forse più uniti che mai nei valori, perché non credo che l'Italia abbia mai vissuto un momento simile", il commento del Presidente di Regione Liguria Giovanni Toti prima dell'inizio del concerto.

Prima del concerto al teatro Carlo Felice, le celebrazioni si sono tenute come ogni anno in via XX Settembre, seppur questa volta senza il tradizionale corteo festante di migliaia di persone che intonano "Bella ciao". All'altezza di ponte Monumentale, nell'arteria dello shopping genovese, puntellata di saracinesche abbassate da oltre un mese e mezzo, i rappresentanti delle istituzioni hanno reso omaggio ai caduti. Il governatore Giovanni Toti, il sindaco di Genova Marco Bucci, Giacomo Ronzitti presidente dell'Istituto ligure per lo studio della Resistenza e il presidente dell'Anpi Massimo Bisca, distanziati un metro l'uno dall'altro, indossando le mascherine, la fascia tricolore per il primo cittadino, il fazzoletto tricolore al collo per l'Anpi, hanno assistito alla deposizione delle corone di fiori davanti alle nicchie laterali del ponte Monumentale dove, dal 1949, sono incisi i nomi di coloro che persero la vita per liberare Genova e il Paese.

"Una giornata diversa dalle altre però il 25 aprile è sempre la Festa della Liberazione. È la festa della libertà, il bene più prezioso che abbiamo. È anche una festa di riconoscimento per coloro che hanno combattuto e sono morti per la nostra libertà. È un messaggio importante oggi perché abbiamo tante sfide davanti a noi, come il coronavirus. Noi dobbiamo prendere esempio dalla determinazione di chi ha combattuto la guerra. È la stessa forza di cui abbiamo bisogno oggi. Ce l’hanno fatta loro, ce la faremo anche noi". Così il sindaco di Genova Marco Bucci.

“Una giornata particolare, quasi surreale. Vedere via XX Settembre così vuota, mentre per 75 anni l’abbiamo vista piena di gente entusiasta è strano. Festeggiamo a distanza ma non in solitudine perché sappiamo che i cittadini parteciperanno da casa”. Così Giacomo Ronzitti, presidente dell'Istituto ligure per lo studio della Resistenza.

SVASTICHE SULLE LAPIDI DEI PARTIGIANI –
La giornata di festa e di ricordo della liberazione del Paese dalla dittatura è stata macchiata da un atto vile. Le lapidi dedicate ai Martiri del Turchino, a Mele, nell'entroterra di Genova, e quella dedicata ai Combattenti partigiani di Ceranesi sono state imbrattate con tre svastiche. Sulla vicenda indagano i carabinieri. Immediata la rimozione dei segni, ordinata dalle rispettive amministrazioni comunali. A Mele, in particolare, si trovano due lapidi nella galleria del Turchino sulla provinciale 456, all'inizio e alla fine del tunnel per ricordare i partigiani uccisi nel 1944. "Rischiamo che centinaia di cose messe in piedi per il 25 aprile ora vengano oscurate da questi imbecilli, che come tutti i ratti escono al buio". E' il commento di Massimo Bisca, presidente Anpi Genova. (LEGGI QUI)