cronaca

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Ci ho riflettuto ieri, dopo aver letto la mail di un mio antico e intelligente collega giornalista. Stiamo vivendo, noi ultrasettantenni, una situazione spietata che fino a ora avevo trovato solo nel mercato dell’automobile e in politica. L’ultima politica, quella delle sparate con l’uso del web. Stiamo vivendo (termine inappropriato…) una cinica “rottamazione sociale” che si aggiunge a quella fisica.

Il virus rottama gli anziani che non sono stati rottamati da altri. Chiude i conti con una generazione (la più colpita dai 70 agli 80 anni) che nel nostro Paese e in particolare a Genova, ancora riusciva a comandare (alcuni), decidere (alcuni), condizionare (tanti). Ma questa rottamazione, invece di rinnovare, rischia di mettere in ginocchio le generazioni che vengono dopo perché la nostra organizzazione sociale non è preparata al ricambio violento. Come non ha saputo prevedere e affrontare rapidamente il coronavirus, giocando in difesa e lasciando sul campo migliaia di vittime più della guerra, come ha sbagliato clamorosamente l’organizzazione politica della sanità, spolpando ospedali e medici, e costringendo gli scienziati e soprattutto i giovani a fuggire, non sembra in grado di reggere il dopo coronavirus.

Si è fatta trovare impreparata, affidata soltanto al senso del dovere straordinario di medici, infermieri e operatori sanitari (ma aggiungerei anche tutti quelli che non sono stati a casa a lamentarsi, davanti alla “Casa de papel”, coltivando l’orto o il giardino e facendo prove di Masterchef e sono andati in trincea sui bus, nelle farmacie, sui camion della spazzatura e aggiungiamoci tutti gli altri Ateco (orrore) che vi vengono in mente). Mi pare purtroppo impreparata a governare il seguito, cioè a passare dalla fase dello shock e della difesa quella dell’attacco. Ci sono più task force che terapie intensive!

Un esempio. La rottamazione spietata del coronavirus, imbalsamandoli in casa, impedirà ai nonni di tenere i bambini dei figli che vanno al lavoro? Siete convinti che, con asili e scuole chiuse, bastino alcune centinaia di euro per mettere a posto questa necessità? Altro che babysitter! Non prendiamoci in giro. La categoria sociale che ha tenuto in piedi questo stile di vita e di lavoro è quella dei nonni, prima e dopo il virus. Non penserete che tutte le famiglie possano permettersi di coprire le ore di lavoro di mamma e papà con una rete di bambinaie possibilmente non in nero.Questo è solo un piccolo esempio dei disastri della rottamazione sociale. Senza contare l’argomento non secondario dei diritti.

Leggo che ci si orienterebbe verso una ripresa cauta a fasce di età. E non mi ricordo più chi lo ha detto nell’orgia di cavolate che i politici (e alcuni tecnici a comando) ci offrono a tutte le ore senza davvero risparmiarsi, noi vecchietti staremo a casa fino a Natale, forse perché a Natale dobbiamo metterci la barba bianca e fare la nostra parte sotto l’albero. E il nostro diritto di muoverci perché i medici fino a un mese fa ci hanno detto di camminare, occupare la mente e facezie del genere?

Nella task force ligure c’è anche un serio costituzionalista come il professor Lorenzo Cuocolo. Gli chiedo: è costituzionale (per me che sono abituato a rispettare tutte le regole) chiudermi in casa invece che uscire magari poco, a ore prestabilite, tenendo distanze di sicurezza, sotto una mascherina.

Lo so bene che il presidente Conte ha fatto quello che ha potuto. Lo so che la magistratura indaga, come sempre quando la politica non ha saputo fare il suo dovere, ma non devono i giudici dare le soluzioni che spettano alla politica. Dunque come cittadino ho il diritto di chiedere conto del dopo in primo luogo proprio alla politica. Chi sceglie di farla sa che cosa gli tocca. Se sbaglierà (e sarò ancora vivente) non gli darò il mio voto. In caso contrario diventerò un fervente supporter.