cronaca

Le attività legate al turismo saranno le più danneggiate
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Qual è lo scenario che le piccole e medie imprese si trovano ad affrontare durante l'emergenza Coronavirus? Lo abbiamo chiesto a Matteo Sacchetti, segretario Cna Savona. 


"Si può dire che il Coronavirus non abbia risparmiato nessuno. Da ormai un mese a questa parte le imprese sono in sofferenza e così anche i lavoratori. Le ripercussioni dell'epidemia sono evidenti e salvo una forte iniezione di liquidità non se ne uscirà indenni. Da un lato, chi è stato costretto a chiudere ha immediatamente smesso di fatturare, entrando nella cosiddetta fascia a 'reddito zero'. Dall'altro, anche le attività considerate 'essenziali', pur restando aperte, subiscono i contraccolpi del blocco della filiera produttiva, nonché della mancanza di manodopera" commenta il segretario savonese. 


In un territorio che vanta una forte vocazione turistica, declinata nelle sue varie forme, dall'enogastronomia allo sport outdoor, la concomitanza delle restrizioni governative con la stagione estiva comporta grande apprensione. In che modo si potrà riprendere a lavorare? "Ci troviamo di fronte a un'emergenza mai vista prima, pertanto è giusto adottare misure drastiche, ma servono altrettanti sforzi a livello centrale per garantire la sicurezza dei lavoratori. Per esempio con un sistema capillare di presidi sanitari (mascherine e guanti), che al momento sembrano essere l'unica prospettiva plausibile se vogliamo dare respiro al commercio. Senza una linea guida si rischia di vanificare gli sforzi di questi mesi" prosegue Sacchetti. 


In termini concreti, qual è la ricetta per far sopravvivere la ristorazione all'emergenza sanitaria in corso? "Pare ovvio che, anche quando si passerà alla 'fase 2', bisognerà mantenere il distanziamento sociale. Pena una ricaduta e quindi il collasso del sistema. Il calo delle vendite dovrà pertanto essere compensato con aiuti e contributi. Anche le amministrazioni locali dovranno andare incontro alle attività garantendo spazi all'aperto a costo zero". 


Lo smart working potrebbe essere una soluzione anche per il post-epidemia? "Ci sono settori, come quello dell'artigianato, in cui è pressoché impossibile lavorare in via telematica, se non per la parte amministrativa. L'artigianato è infatti un servizio alla persona diretto; vuol dire manipolazione del prodotto, trasporto e scambio. Ecco perché innanzitutto servono i presidi medici, altrimenti la quarantena si protrarrà per mesi senza via d'uscita per l'economia" conclude Sacchetti.