Lo ha detto l'altra sera mio figlio di nove anni. Nei puntini di sospensione prima c'è che a lui stare a casa piace di più che uscire, almeno a parole. C'è che non si va a scuola, come fosse vacanza.
Nei puntini dopo c'è che "voglio andare al mare a fare i tuffi e i tunnel nella sabbia". C’è che l’estate non vuole che gli sia rubata.
Le strade sono semi vuote in questo periodo e a spiccare è la mancanza dei bimbi. Non se ne vedono, per fortuna, da un mese a questa parte. Qualche raro caso il giorno dopo la circolare del Ministero degli Interni che ne autorizzava brevi scodinzolate, smentita poche ore dopo dal premier.
I bimbi, si dice, si adattano meglio dei grandi alle situazioni più disparate. Forse in questo caso percepiscono poco la gravità del "momento" perchè poco conoscono, per fortuna, il senso della parola "morte". Una protezione naturale dal dolore, immagino. E poi perchè probabilmente prendono le cose che succedono come se dovessero succedere e basta, senza porsi tante domande e opporre tanta resistenza, come noi adulti.
Anche gli anziani sono più arrendevoli, in senso positivo: prendono quello che viene, ne hanno già viste e vissute di tutti i colori nelle loro vite.
E in mezzo c'è la fetta di mondo più insofferente, quella per cui ogni giorno passato rinchiuso in casa è un giorno perso. Senza rendersi conto che invece è un giorno di vita guadagnato, scampato, per sè e per gli altri.
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