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Dopo la devastazioneprovocata dalla pandemia globale
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La prima emergenza resta ancora quella sanitaria. Non sappiamo quando e come finirà né se occorreranno misure ancor più stringenti per limitare il contagio. Vedremo. Una certezza, invece, l'abbiamo sul fatto che questa pandemia produrrà a livello planetario una autentica devastazione economica. Le Borse crollate e il nostro spread che sta andando alle stelle sono la punta di un iceberg che ormai non manifesta più soltanto la sua punta. Le imprese, piccole o grandi non fa quasi più differenza, sono a rischio di collasso. E con loro decine di migliaia di lavoratori, che diventano centinaia di migliaia di famiglie. Sono gli autonomi - titolari di bar, ristoratori, commercianti in genere, liberi professionisti - ma sono anche i loro dipendenti. E i dipendenti delle altre aziende. Contro il coronavirus non c'è contratto che tenga, a tempo indeterminato o determinato che sia.

Ebbene, di fronte a uno scenario che si annuncia ben peggiore di quanto già non lo sia oggi, mi pare che il governo italiano e quello europeo stiano assolutamente balbettando. Ognuno si porta dietro, ovviamente, anni e anni di comportamenti, che nel nostro caso non sono stati certamente dei migliori. Quando metti insieme il terzo debito pubblico del pianeta vuol dire che qualcosa lo hai sbagliato. Più di qualcosa. E se nei lustri non riesci a farlo scendere, quel debito pubblico, vuol dire che ancora stai sbagliando.

In momenti normali, è giusto che le istituzioni internazionali
ci prendano per un orecchio e ci spingano a rimetterci in riga. Almeno un po'. La cosa buffa è che, nei fatti, di reprimende nei nostri confronti da parte dell'Europa si è molto parlato, ma si è anche visto molto poco. Probabilmente ha ragione chi dice che siamo troppo grandi per farci fallire. E anche per prenderci davvero a calci nel di dietro: ogni tanto qualcuno lo fa, ma sembra tanto quello che urla "tenetemi sennò lo picchio", ma intanto indietreggia.

Nei giorni scorsi si è molto polemizzato per le affermazioni della nuova presidente della Bce, Christine Lagarde. Certamente ha sbagliato modi e soprattutto tempi, tanto da contribuire a provocare il primo rovinoso crollo della Borsa. Ma siamo sicuri che abbia poi detto questa solenne corbelleria affermando di non essere lì a risolvere i problemi radicalizzati e creati dalla politica in Paesi come il nostro? Comunque, ha corretto il tiro a ha varato un piano straordinario da 750 miliardi da spendere per acquistare titoli di Stato. Risultato: il nostro spread è immediatamente sceso.

Tutti festeggiano, ovviamente.
Ma la mossa della Bce, di sicuro molto importante, non è sufficiente. Non sarà sufficiente. Ora che l'istituto di Francoforte ha finalmente armato il proprio bazooka, come si dice ormai in gergo, bisogna che la stessa cosa la faccia il governo italiano. Venticinque miliardi di euro per fronteggiare l'emergenza sono assolutamente un gradino. Serve più coraggio, molto più coraggio. Non so se creando una cassa integrazione che valga sia per i lavoratori dipendenti che per gli autonomi, istituendo un fondo che va in soccorso delle imprese ridotte al fallimento già da questi giorni di chiusura. Insomma, io non saprei proprio dire quale strumento ci si debba inventare. So certamente che bisogna inventarselo. Oggi contiamo le vittime e i contagiati dal coronavirus. Domani faremo i calcoli del dissesto economico che ha prodotto. Non sarà meno tragico se non si mette mano subito alle terapie necessarie.