cronaca

Lo sfogo dell'edicolante in largo Lanfranco
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"Ho perso l'80% delle vendite rispetto a quello che faccio all'apertura in un giorno normale: io chiudo". E' lo sfogo di Gianni, l'edicolante di largo Lanfranco, davanti alla prefettura di Genova, nel cuore della città. La sua edicola è già elemento indicatore degli effetti del nuovo decreto del presidente del consiglio che ha chiuso molte attività per arginare lo sviluppo del coronavirus. Anche il tabaccaio nei pressi di Galleria Mazzini, altra zona pulsante della città, è sconsolato e scuote la testa: "Non si vede quasi nessuno". Edicole e tabaccai sono stati 'salvati' dal nuovo decreto, non i bar: tutti in centro hanno rispettato le imposizioni del decreto.


Con molte saracinesche abbassate l'immagine nella pedonale via San Vincenzo che dalla stazione di Brignole porta al centro è quasi spettrale. Per fortuna ci sono negozi di alimentari, panetteria, un piccolo market: le loro luci accese sono il segnale che la città comunque vive. Non è clima da coprifuoco, ma poco ci manca. Il traffico è quasi assente dicono dalla centrale operativa della polizia municipale. "In giro c'è un terzo dei veicoli che transitano normalmente nel momento in cui la città si mette in movimento".

Qualche moto, insieme a qualche auto, viaggia. Sono quelli che vanno al lavoro. C'è il furgoncino dell'impresa edile, tra un bus quasi vuoto e la moto del professionista che si reca in studio. Ma il traffico è veramente poco. Come poche sono le presente alla stazione ferroviaria. Il governatore Toti rassicura: "So che c'è paura, ma ce la faremo". Genova è coperta da un cielo grigio, sulla città cade una leggera pioggia. Cartolina triste che presenta un altro giorno di lotta al nemico invisibile.