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Il Pd è come se fosse strangolato dall'ansia di dover scegliere un candidato per qualsiasi elezione gli capiti
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 Non so se il Pd e i Cinquestelle troveranno un candidato comune e il loro minuetto finirà domani o lunedì o chissà quando, tanto le elezioni ci sono a fine maggio. Non so se, invece di trovare un unico concorrente anti Toti, correranno separati, tanto per andare a schiantarsi contro il muro. Il candidato Pd, ortodosso o “civic” che sia, con l'appoggio dei resti ( e il caso di dire proprio così) della fu Sinistra e la candidata Cinquestelle, Alice Salvatore, tutta sola e soletta. Ma con un po' di conoscenza territoriale e un po' di proiezione della vicenda elettorale ligure sullo scenario italiano mi sembra evidente che la partita anti Toti, il superfavorito, poteva essere giocata in ben altro modo e non solo rispetto ai tempi.

Il Pd è come se fosse strangolato dall'ansia di dover scegliere un candidato per qualsiasi elezione gli capiti. La maledizione dura oramai quasi da un decennio. Non ne hanno più azzeccata una. Per il Comune si suicidarono con le Primarie dalle quali sbucò Marco Doria, indipendente di sinistra, a infilzare le due zarine del Pd MartaVincenzi e Roberta Pinotti. Al turno dopo si sbragarono davanti all'allora quasi carneade Bucci, candidando il povero Crivello che avrebbe fatto qualsiasi mestiere meno quello di candidato sindaco e consegnarono la roccaforte genovese alla Destra dopo qualche decennio. In Regione per far vincere Toti, dirottato qua da Berlusconi con l'unica aspirazione di fare una bella figura in campagna elettorale e nulla più, candidarono Raffaella Paita, facendosi strappare il partito in più pezzi, con le uscite di Cofferati e poi di Pastorino e dandoil via a una frana elettoralmente inarrestabile.

Da quella parte le lezioni non sono servite a niente: hanno perso Savona, Spezia dopo Genova e si sono in qualche modo fatti espropriare a Sanremo, dove Biancheri è rimasto sindaco, ma con colorazioni un po' diverse da quelle originarie. Imperia è una storia a parte perchè c'è Claudio Scajola. In questo quadro di sconfitte e di sberle, nel quale l'avanzata dei Cinquestelle è stata importante, ma mai decisiva, ci si poteva aspettare ben altra manovra di avvicinamento al fatidico 2020 delle elezioni regionali.

Le Regionali sono elezioni ballerine in Liguria, da sempre: incominciò a vincere la Dc con il mitico Gianni Dagnino,ma poi continuò il Pci con Angelo Carossino e siamo andati avanti tra democatico cristiani, comunisti, socialisti, come l'indimenticabile Rinaldo Magnani, poi vecchi Dc come Edmondo Ferrero, post dc come Giancarlo Mori. Nel 2000 vinse a sorpresa Sandro Biasotti, scelto da Berlusconi e Biondi, salvo farsi capottare due volte da Claudio Burlando, comunista, diessino, piddino... Elezioni ballerine non solo in virtù dei grandi equilibri nazionali, che sono mutati vertiginosamente da una Repubblica all'altra, ma anche per la conformazione geografica-politica dell'arcobaleno ligure. Dove si vincono le elezioni liguri?

Si è sempre detto a Genova, ma anche questo è un dato mutevole, perché i territori stanno cambiando velocemente i loro equilibri politici. Il primo partito a Genova è stato in sequenza nel recente passato: i Cinquestelle, la Lega, il Pd. Ora chi è in testa?  Il Levante è sempre stato più orientato verso la Destra o il centro destra. La Spezia a sinistra, ma alle ultime elezioni comunali anche lì c'è stata la capriola. Savona e Imperia e il Ponente più ondeggianti: dalla sinistra verso il centro e la destra, mano a mano che si andava verso il confine, sopratutto nell'era berlusconiana e scajolana. Poi su tutto è arrivata la Lega che ha un po' asfaltato il territorio sulla costa e nell'entroterra.

E il cavallo vincente è stato, dopo la grande rinuncia di Edoardo Rixi, quindi della Lega stessa, Giovanni Toti, forzista sempre più critico, divenuto alfiere di “Cambiamo”, oggi in Liguria totalizzante il centro destra. Si poteva il Pd infilare in questo rebus con una soluzione nuova, dopo le sberle e gli errori, in un clima politico in cui le salite e le discese di leader e partiti&movimenti sono così rapide e vertiginose? Certamente avrebbe potuto ( o potrebbe ancora?) giocarsela meglio, scegliendo, per esempio, un candidato “alla Bucci”, civico, apolitico, magari anche un po' “stundaio”, capace di trovare perfino insospettabili sponde in quei territori della Regione meno vicini a Toti. Prendiamo in tutto il Ponente le aree imperiesi influenzate da Scajola, non certo un leader a cui piace il sovranismo leghista che soffia anche nelle vele di Toti. E non solo in territorio savonese, imperiese, nell'entroterra profondo e un po' misterioso.

Certo ci sono anche i Cinquestelle, che però sfarinano mano a mano ci si allontana da Genova capitale e si riducono ai minimi termini verso la Francia e la Toscana. E allora? Non so cosa succederà, ma ricordo qualche anno fa un messaggio che mi affidò proprio Scajola, allora potentissimo, davanti alle incertezze che aveva la sinistra a scegliere tra Marta Vincenzi e Stefano Zara nelle Primarie sotto la Lanterna. "Se scelgono Zara noi mettiamo a Genova un candidato bandiera", mi disse l'allora ministro. Ora tutto è cambiato e continua a cambiare con questo governo traballante a Roma, ma la prospettiva di assistere a uno scontro elettorale più combattuto delle previsioni, non mi dispiacerebbe.