salute e medicina

Il punto con il direttore della clinica delle malattie infettive del San Martino
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Nessun allarmismo ingiustificato, buon senso contro le fake news, qualche accorgimento igienico e tanta informazione corretta. In sintesi è questa la ricetta del professor Matteo Bassetti, ordinario di malattie infettive all’università di Genova, direttore della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino e presidente della Società italiana terapie antinfettive, contro il coronavirus in Italia, ma soprattutto contro il panico incontrollato, provocato da false notizie diffuse soprattutto sui social network, che si sta diffondendo anche nel nostro paese portando per esempio le farmacie a esaurire le mascherine, in tanti a non frequentare più i ristoranti cinesi fino ad arrivare a chi non ha fatto andare i bambini a scuola perché in classe c’era un compagno cinese.


Allo Spallanzani di Roma, dove sono ricoverati i due pazienti cinesi, i primi due casi italiani, hanno isolato il virus e su questo il professor Bassetti tiene a sottolineare che “non siamo stati i primi a isolare il virus, prima di noi Cina, Stati Uniti, Australia, Giappone e Francia quindi siamo arrivati sesti, per cui io sono rimasto francamente un pochino perplesso, felice del fatto che lo Spallanzani abbia lavorato così bene da trovare il virus ma le notizie bisogna anche poi darle bene”.


“Questo è un coronavirus che non è un’entità completamente nuova, questo è un virus nuovo appartenente a una famiglia di virus noti – racconta il prof. Bassetti – in passato avevamo avuto due coronavirus che avevano preso l’attenzione dei media quello della Sars e quello del coronavirus del Medio Oriente che ancora oggi sta causando casi e che si diffuse in Arabia Saudita. Oggi abbiamo un nuovo coronavirus da dove sia arrivato non è ancora del tutto certo, ci sono varie teorie: chi parla dei serpenti, chi dei pipistrelli è probabile che comunque da un animale sia passato all'uomo e poi da uomo a uomo ha iniziato a propagarsi in Cina”.


Il prof. Bassetti ripete spesso che “bisogna dare informazioni giuste e tranquillizzare e per farlo basta – ricorda – solo la matematica: ad oggi circa 15.000 casi certi e accertati ossia che si sono recati negli ospedali e nelle strutture sanitarie, poi c’è una serie di altri casi che in qualche modo non vengono intercettati perchè meno gravi e che porterebbero il numero tra i 75.000 e gli 80.000 – spiega Bassetti - quindi ad oggi possiamo dire che, se sono veri numeri cinesi e io non ho motivo di pensare che non lo siano, se abbiamo 80 mila casi e 350 morti la mortalità è dell’0,2-0,3 per cento ed è la mortalità che noi abbiamo per un qualunque virus influenzale”.


Dal professor Bassetti arriva quindi l’invito a non fare allarmismo: “Io sono ben contento da infettivologo che se ne voglia parlare e che in qualche modo si parli di malattie infettive e si organizzi il sistema però mi pare veramente tutto molto esagerato: quando il lunedì mattina mi sveglio e vado al bar e si parla del Coronavirus e non di calcio allora vuol dire che c'è qualcosa che non sta funzionando nel sistema.
Il sistema deve tranquillizzare e lo fa con i numeri ancora una volta: 150 casi fuori dalla Cina e nessun morto dove gli ospedali e i sistemi sanitari funzionano. Il caso, infatti, delle Filippine riguarda una persona morta con e non per il coronavirus, deceduto per una polmonite pneumococcica”.


Negli ultimi giorni abbiamo visto la corsa all’acquisto delle mascherine con farmacie che hanno addirittura affisso i cartelli per avvisare le persone che erano esaurite e su questo il prof. Bassetti non ha dubbi: “Nel contesto epidemiologico italiano non ha nessun significato proteggersi perché ad oggi non rappresenta un problema. Se ci si vuole proteggere per problemi simili al Coronavirus ci si vaccina per l’influenza, ci si lava le mani ma non si va in giro con la mascherina a meno che non si voglia anticipare il Carnevale”.


Bassetti si è poi detto piacevolmente sorpreso dell’attenzione italiana al Coronavirus ma altrettanta attenzione la vorrebbe per esempio per l’influenza “in Italia si vaccina solo 1 su 5 e nel nostro paese si è dovuta fare una legge rendendo obbligatori i vaccini visto che stavamo andando nella direzione di avere coperture vaccinali da paesi in via di sviluppo tanto che prima della legge Lorenzin gli americani quando venivano in Italia erano allertati considerandoci un Paese a rischio esattamente come noi ora consideriamo la Cina”.


L’invito del professor Bassetti è quello di riportare un po' tutto nelle giuste dimensioni. “Il sistema sanitario italiano è perfettamente organizzato così come quello della Liguria che per prima tra le altre regioni si è organizzata in vista di un possibile caso sospetto”. Secondo il prof. Bassetti “la reazione che ha avuto il nostro governo e del suo Ministero è forse eccessiva e bisogna abbassare i toni”. 


“Ai nostri concittadini dobbiamo dire che stiano tranquilli perché qualora il Coronavirus dovesse fare la sua comparsa in Italia in misura maggiore, io dubito che possa succedere ma qualora dovesse succedere, e cioè se anche da noi arrivassimo ad avere dei numeri maggiori di casi di coronavirus siamo perfettamente in grado di gestire la situazione e le persone guariranno nella maggioranza dei casi senza nessun tipo di problema, e questo lo dobbiamo dire perchè il nostro sistema sanitario nazionale e i nostri ospedali sono perfettamente in grado di gestire, qualora ce ne fossero, casi di coronavirus”.


"Vorrei - coclude il prof. Bassetti - che si parlasse di più dei problemi infettivologici più attuali e presenti in Italia: il colera che ritorna a Napoli, l'epidemia di morbillo nel Salento, il meningocco in lOmbardia e i superbatteri che ci vedono primeggiare in Europa".


Intanto secondo l'ultimo report dell'Organizzazione mondiale della sanità la curva di incremento del numero di casi fuori dalla Cina ha iniziato a stabilizzarsi.