La mattina del 14 gennaio Melbourne si è svegliata coperta da una coltre di fumo. Non era così che mi ero immaginata la mia vacanza in Australia, un mese fa prima di partire da Genova. Mentre facevo la valigia avevo pensato all’estate, ai koala e i canguri, all’Opera di Sidney e al rosso fuoco di Uluru. Non ero preparata allo scenario che nelle ultime settimane ha fatto il giro del mondo tra notiziari e reportage sul web.
Quella mattina studenti e lavoratori sin dalle prime ore della giornata si sono riversati nelle strade indossando una mascherina per proteggersi da quella che è stata definita la "peggiore aria del mondo" da Brett Sutton, responsabile delle autorità sanitarie dello Stato di Victoria. "In tanti anni che vivo qui non avevo mai visto una cosa del genere", ci ha detto un passante. Si cammina per le strade a testa bassa con la consapevolezza che quel fumo proviene dagli incendi devastanti poco lontani dalla metropoli. Sono i venti da nord est che hanno trasformato in poche ore Melbourne in una città spettrale.
Oltre allo Stato di Victoria, i roghi continuano a devastare anche e soprattutto i territori del New South Wales e del Queensland. Si stima che le fiamme abbiano distrutto circa 10 milioni di ettari di superficie: è come se un terzo dell`Italia fosse bruciato. E se da una parte le fiamme continuano inesorabili, dall'altra il fumo degli incendi non dà tregua alle grandi città australiane. Oltre Melbourne, anche Sydney si è risvegliata spesso nell'ultimo mese avvolta da una nube. Sebbene le piogge degli ultimi giorni abbiano dato un po` di respiro alla capitale del New South Wales, nelle prossime ore sono previsti di nuovo picchi di temperature fino a 40 gradi, con rischio di un ulteriore peggioramento della situazione. "Il grosso problema qui in città è il fumo" spiega Giovanni, un ragazzo originario di Milano che vive in Australia da due anni. "Ogni volta che soffia vento forte dai territori che bruciano l`aria diventa pesante, ecco perché solitamente indosso una mascherina".
Il fumo che nasconde i grattacieli è solo l'ultimo segno tangibile del disastro di questi ultimi mesi. 24 le vittime delle fiamme e oltre 100mila gli sfollati. Ma a pagare le conseguenze di questa catastrofe sono anche gli animali. La fauna australiana, una delle più uniche al mondo data la varietà degli ecosistemi, è a rischio. Tra le specie che destano maggiore preoccupazione tra gli esperti ci sono i koala. "Non è da escludere che una volta usciti da questo inferno i koala verranno considerati a rischio estinzione", spiega Gui, guida turistica a Melbourne. "Oltre a morire nei roghi, questi animali faranno sempre più fatica a trovare alberi di eucalipto, il loro principale nutrimento".
Tanta la preoccupazione degli australiani per il disastro in atto. Per strada, nei locali, alle fermate degli autobus, ovunque ci si imbatte in conversazioni che cominciano quasi sempre allo stesso modo. "Speriamo che piova un po' e diminuiscano gli incendi". Ma tanta anche la mobilitazione per cercare di dare un piccolo contributo tramite donazioni a enti ambientalisti o ai pompieri. Ed è proprio in onore dei vigili del fuoco che le vele della Sydney Opera House si sono illuminate per mostrare sostegno agli uomini che da mesi combattono contro le fiamme.
cronaca
Viaggio nell'Australia devastata dagli incendi, il racconto di una genovese
"Non è da escludere che una volta usciti da questo inferno i koala verranno considerati a rischio estinzione"
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