cronaca

Arcelor annuncia a Taranto 250 dipendenti in cassa integrazione
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I commissari dell'ex Ilva, tramite i loro legali, hanno depositato la loro memoria di replica a quella presentata da ArleorMittal lo scorso 16 dicembre nell'ambito del procedimento cautelare e d'urgenza contro l'addio del gruppo franco indiano al polo siderurgico italiano. Il deposito telematico è avvenuto entro i termini stabiliti dal giudice Claudio Marangoni, titolare del procedimento.


L'atto risponde punto per punto a quanto aveva sostenuto la multinazionale nella sua memoria di circa un mese fa e, tra l'altro, ritiene superata la questione dell'Altoforno 2, uno dei punti evidenziati dai suoi avvocati. Ora Arcelor Mittal, per un ulteriore deposito delle controrepliche, ha tempo fino al 31 gennaio giorno entro il quale, come ha stabilito il protocollo di massima firmato dai commissari e dall'ad a Milano in Tribunale lo scorso 20 dicembre, si dovrebbe raggiungere un accordo per garantire la continuità produttiva degli stabilimenti.

Gli avvocati dell'ex Ilva scrivono: "Calpestando gli accordi stipulati e gli obblighi assunti", sciogliendo il contratto, il danno creato da ArcelorMittal sarebbe "incalcolabile e concretamente irreparabile" con "pregiudizi diffusi" a carico "dell'intero tessuto socioeconomico delle aree interessate". E l'ex Ilva in amministrazione straordinaria "non ha né la struttura, né i mezzi per reagire all'inadempimento" di Mittal "per mitigarne i danni".

I legali dei commissari scivono ancora: "ArcelorMittal ha portato avanti le consuete logiche di un certo tipo di capitalismo d'assalto secondo le quali se a valle dell'affare concordato si guadagna, allora 'guadagno io', mentre, se invece si perde, allora 'perdiamo insieme'". Nelle 86 pagine presentate si legge che il gruppo "cerca oggi di imporre surrettiziamente una riduzione del personale di circa 5.000 unità", di "dimezzare l'occupazione portandola da 10.700 dipendenti a soltanto 5.700". 

Intanto lunedì scorso ArcelorMittal ha convocato i sindacati annunciando il fermo immediato dell'Acciaieria 1 di Taranto e una riduzione di personale da 477 a 227 unità, determinando la collocazione di 250 lavoratori in Cig. Lo rendono noto Fim, Fiom e Uilm. La previsione di fermata è di circa 2 mesi, fino al 31 marzo 2020.


VERTICE SINDACATI ENTI LOCALI A GENOVA - Preoccupazione anche a Genova. A Cornigliano le conseguenze dirette di quello che accade a Taranto non lasciano passare sonni tranquilli. La settimana dopo, il 27 gennaio, è previsto invece l'incontro tra i rappresentanti di Arcelor e i sindacati nello stabilimento di Cornigliano. La parola d'ordine di sindacati e lavoratori è la stessa: vale l'accordo di settembre 2018 e non ci devono essere esuberi.

"L’incontro è servito a fare chiarezza sulla necessità di monitorare l’approvazione da parte del Governo dell’emendamento relativo nel decreto Mille proroghe che garantisce l’integrazione al reddito per i circa 280 lavoratori di Ilva AS, in cassa integrazione, come previsto dall’accordo di programma del 2005. “Abbiamo affrontato il tema della cassa integrazione - ha detto il presidente Toti - Auspichiamo che nel Decreto Milleproroghe sia contenuto l’emendamento di integrazione che c’è sempre stato. Comunque abbiamo ribadito ai lavoratori di essere disponibili, con la Società per Cornigliano a monitorare la situazione e intervenire, nel caso fosse necessario, prevedendo un’integrazione al reddito”.

Doveva essere un incontro per chiedere garanzie sull'incremento delle ore di lavori socialmente utili per 280 dipendenti in cassa rimasti in Ilva in amministrazione straordinaria nello stabilimento di Cornigliano visto che nel decreto Milleprogroghe, in fase di conversione, ancora non è stato inserito l'incremento del valore della cassa integrazione straordinaria dal 60% al 70% come è stato fino ad oggi. Ma sul tavolo del governatore Fiom, Fim e Uilm hanno sollevato un altro problema che non riguarda solo Ilva. "Abbiamo saputo che da quando il direttore del ministero del Lavoro è andato in pensione non sono più state firmate le proroghe per la cassa integrazione - spiega Bruno Manganaro (Fiom) - perché semplicemente al momento non è stato sostituito e da due mesi non viene firmata alcuna proroga. Si tratta di un problema che non riguarda solo Ilva e può portare a gravi conseguenze".