Cronaca

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Il gup di Genova Lucia Vignale, dopo una breve camera di consiglio, ha condannato Angelo Piro a 14 anni di reclusione per omicidio volontario non premeditato con la concessione delle attenuanti generiche. Il pm aveva chiesto invece 30 anni per l'aggravante della premeditazione. Piro, guardia giurata di 42 anni, il 2 agosto dell'anno scorso uccise per gelosia a colpi di pistola l'amante della moglie, Giovanni Grasso, 38 anni, nell'abitazione dei suoceri, in via Capri, nel quartiere di Oregina. L’imputato, presente in aula, è rimasto attonito alla lettura della sentenza. L'uomo infatti, dopo la richiesta del pm, temeva che il giudice accogliesse la tesi della premeditazione. Nel corso del processo, celebrato con rito abbreviato, il pm ha tenuto una requisitoria di oltre due ore sostenendo la premeditazione del delitto. La parola è quindi passata alla difesa, rappresentata dall'avvocato Pietro Bogliolo, che ha sostenuto invece che si tratta di un omicidio non premeditato. Secondo la ricostruzione del fatto, Piro, entrato nell'abitazione dei suoceri, si era trovato davanti ad una situazione inequivocabile: la donna, ancora vestita, stava guardando un film, mentre l'amante, nudo, era riuscito a nascondersi dietro un divano. Grasso avrebbe poi tentato di disarmare il marito infuriato, andandogli addosso: a quel punto Piro aveva sparato. L'omicida avrebbe anche strattonato la moglie, ma poi aveva desistito dal compiere un altro delitto. A favore della parte civile rappresentata dalla moglie e dai due figli della vittima, di 5 e 9 anni, è stata disposta una provvisionale di 300 mila euro Il legale della famiglia Grasso aveva chiesto complessivamente un risarcimento di 660 mila euro. Per ottenere la differenza la richiesta sarà avanzata in sede civile.