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Prosegue il percorso per arrivare a una norma condivisa
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"Le Regioni sono un pezzo importante della Repubblica, che la Costituzione disciplina con chiarezza: è importante essere pienamente rispettosi della Carta". Esordisce così il ministro Francesco Boccia, a Genova per incontrare il governatore Giovanni Toti. Parte quindi ufficialmente il negoziato per l'autonomia differenziata tra la Regione Liguria e il ministero per gli Affari regionali.

"I tecnici potranno iniziare a incontrarsi già la prossima settimana. La Liguria aveva già fatto tutti i passaggi propedeutici con il precedente esecutivo, quindi ora può partire il negoziato tra la delegazione del ministero e quella della Regione, sulla scia di quanto già partito con Toscana, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna". Il ministro ha sottolineato che "Liguria e Toscana esaltano, molto opportunamente, alcune specificità territoriali ma non toccano materie oggetto di grandi discussioni politiche nel Paese, come la scuola e la cultura. Non nascondo che questo faciliti il lavoro".

"Quella dell'autonomia è una grande occasione non solo per la Liguria, ma per tutte le regioni d'Italia", ha sottolineato il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti alla presenza del ministro. "Non si tratta naturalmente di mettere in discussione l'unità nazionale o il principio solidaristico tra i territori, ma di tenere conto delle diverse specificità locali, di valorizzare gli aspetti migliori e più strategici di ogni angolo d'Italia. La Liguria ha caratteristiche che la differenziano da ogni altro luogo in Italia e nel mondo: l'autonomia consente di prendere decisioni e fare investimenti mirati in settori strategici e di effettuare scelte che avranno ricadute estremamente positive sui cittadini e le imprese, proprio perche' tarate sulle peculiarità della nostra regione. A questo punto attendiamo di scoprire dal governo quali scelte intende adottare", ha puntualizzato il governatore e leader di Cambiamo!.

Mentre le Regioni trattano con i tecnici del ministero, "io sono al lavoro sulla legge quadro che vorrei completare entro la manovra di bilancio: sarà una cintura di sicurezza entro cui devono innestarsi tutte le intese e che consentirà a tutte le Regioni di avere sempre lo Stato alle spalle. La bozza è pronta, l'ho fatta vedere anche al presidente Toti, e conto di presentarla alle parti sociali e alla conferenza Stato-Regioni entro il 15-20 novembre, per poi farla approdare in Parlamento".

Per la definizione della parte finanziaria del percorso dell'autonomia differenziata si partirà "con i fabbisogni standard e non con la spesa storica perché, in passato, quando sono state fatte riforme con la spesa storica, sono stati fatti grandi disastri. Basta chiedere ai Comuni che cosa hanno vissuto sulla loro pelle", ha precisato Boccia assicurando a partire dal 2020 si individueranno i livelli essenziali di prestazione. "Sono scolpiti da 18 anni nel titolo V della Costituzione. Se non sono stati fatti prima non è perché non si possono fare, ma perché la politica ha la responsabilità di aver fatto finta che non ci fossero. Siccome ci sono, noi li facciamo. Abbiamo individuato nella legge quadro un meccanismo per farli. Però, non voglio perdere tempo, voglio fare le cose per bene e voglio che siano coerenti, per cui si potrà partire con i fabbisogni standard dopo il via libera del Parlamento".

Sull'autonomia "sono pronto a firmare le prime intese
con le delegazioni trattanti delle Regioni già a gennaio. Ma sarà sempre e solo il Parlamento sovrano a dire l'ultima parola sulle singole intese", ha ribadito il ministro per gli Affari regionali. "Questa è la differenza rispetto all'approccio precedente. Non penso sia utile utilizzare scorciatoie come in passato. La legge quadro sarà una sorta di sinfonia che va dall'articolo 114 della Costituzione al 119 e poi con chiari riferimenti all'articolo 3 della Costituzione: nessuno suona da solo. Se si suona da soli non è un'orchestra. La costituzione della Repubblica funziona se la si vede nel suo insieme".

Boccia ha annunciato anche la costituzione di un commissione nazionale per valutare il perimetro legislativo in cui la legge quadro confinerà l'autonomia regionale. Della commissione farà parte anche Roberto Maroni, ex ministro e personalità di spicco del Carroccio anche se in secondo piano dal momento dell'ascesa di Matteo Salvini. "Bisogna ricominciare, bisogna tornare alle origini, Boccia meglio di Stefani, il Pd vuole l'autonomia più della Lega", ha detto l'ex presidente della Regione Lombardia a un incontro sull'autonomia qualche ora prima della trasferta ligure del ministro. "Devo dire che sono rimasto favorevolmente sorpreso dall'interlocuzione col Governo Gentiloni perché avrebbe potuto rimandare e invece è stato coraggioso a formulare la pre-intesa", ha sottolineato Maroni.

La commissione che affiancherà il ministro nel lavoro sull'autonomia "non è un modo per prendere tempo, ma è per velocizzare le procedure", come ha evidenziato lo stesso Boccia. Questi esperti "mi affiancheranno e aiuteranno a comprendere meglio le dinamiche sottostanti il confronto tra le delegazioni trattanti. Lo dico qui da Genova in maniera costruttiva al presidente della Lombardia Attilio Fontana, non è un modo lo ribadisco per prendere tempo. La legge quadro è pronta. L'ho sottoposta nelle sue bozze anche al presidente Toti. La trasmetterò alla conferenza dei presidenti nel giro al massimo di un paio di settimane. Chiedero' alla commissione un parere, ma servirà per affiancare il ministero nel lavoro che faremo sulle intese. Non vorrei che passasse l'idea che abbiamo fatto una commissione per iniziare il lavoro".

Boccia ha concluso l'incontro con un auspicio e un obiettivo. "Voglio ridurre il numero delle leggi impugnate: dobbiamo tagliare i conflitti almeno del 50% e passare dalle 120 impugnative all'anno a 40-50. La Liguria è tra le Regioni che litiga meno ed entro fine anno pubblicherò  un prospetto su tutte le leggi impugnate e su come finiscono le controversie davanti alla Corte costituzionale. Spero possa essere una sorta di moral suasion". Per Boccia, "perdere davanti alla Consulta è una brutta figura, un costo e una perdita di tempo di fronte ai cittadini e alle imprese. Ed è ancora più grave se lo si fa per leggi totem che è già ovvio che verranno impugnate".