cronaca

Dopo il caso di Tomalà
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Un taser per le forze dell'ordine: è questa la richiesta del Sap che da anni chiede di dare in dotazione questo "strumento fondamentale considerata l’escalation di violenza nei confronti di agenti e cittadini". E per questo si è sperimentato il suo utilizzo: "vi sono stati diversi casi in cui il taser si è rivelato fondamentale nella risoluzione di interventi i quali, in assenza, sarebbero quasi sicuramente finiti male, per i colleghi o per l’aggressore: il primo a Catania, il 6 settembre dell’anno scorso, il giorno successivo a Milano, Torino, Genova". 


Proprio su Genova, "è ancora vivo, proprio in questa città, il caso in cui un Poliziotto ha dovuto far fuoco per fermare un cittadino straniero", il quale stava accoltellando ed uccidendo un suo collega. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio (nonostante la richiesta di archiviazione da parte della Procura), il Giudice per l’Udienza Preliminare ha assolto il collega, lo scorso 26 settembre, dalle accuse di eccesso colposo di legittima difesa.


Nella sentenza si legge, tra le motivazioni, che “quasi certamente sarebbe stato diverso l’evolversi degli eventi se i poliziotti avessero avuto in dotazione il taser, e invece non lo avevano…”. Laddove ce ne fosse bisogno, questa motivazione certifica ancor di più quanto sia importante l’utilizzo di strumenti diversi da quelli attualmente in dotazione. Soprattutto, dimostra quanto sia inaccettabile che il taser è ancora un’entità sconosciuta per la quasi totalità degli operatori, basti pensare che nella nostra città ce ne sia solo uno per turno, su una sola volante, e quindi in una sola zona della città, con le problematiche evidenti in caso di probabilità dell’utilizzo dello stesso.

"Come Sap abbiamo sempre sostenuto che la Sicurezza non può essere considerato un costo, bensì un investimento", prosegue la nota. Non si può fare Sicurezza tenendo a bada il portafoglio; spesso ne va della vita delle persone, siano essi tutori dell’ordine o chi a loro si contrappone con violenza, e il caso di Genova ne è una chiara testimonianza. Oggi, con moltissima probabilità, Jefferson Tomalà sarebbe ancora in vita, ed il collega accoltellato, ancora alle prese con gravi problemi di salute, sarebbe per strada a tutelare i cittadini. Mediti, chi deve, e soprattutto si adoperi per porre fine a questa improcrastinabile lacuna.