porti e logistica

Anche le crociere cercano spazio, tre mosse per crescere
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Dopo la frenata post crollo del ponte Morandi il porto di Genova è tornato a crescere e punta dritto a 2,7 milioni di teus (misura standard di volume nel trasporto dei container) a fine anno, contro i 2,5 milioni del 2018. Ma è già pronto ad arrivare, in tre mosse, a 5 o 6 milioni di teu nel 2026, come sistema Genova-Savona, grazie a due nuovi terminal contenitori e alle infrastrutture terrestri.

"A luglio siamo tornati in pareggio e ad agosto è ripresa la crescita. Genova ha resistito ed è di nuovo sul sentiero su cui l'avevamo lasciata il 14 agosto, quando i traffici crescevano del 5% dopo un anno che aveva gia' segnato +15%", spiega il presidente dell'Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale, Paolo Emilio Signorini. La prima delle tre mosse, scatterà con l'entrata in attività a fine anno del terminal di Calata Bettolo a Genova e della piattaforma Maersk a Vado Ligure, che a regime faranno rispettivamente 800 mila e 900 mila teus, e l'upgrading di Psa nel terminal di Pra' e al Sech.

"Nel giro di un paio d'anni questo ci porterà vicino ai 3,5 milioni di teu. Poi c'è la fase del miglioramento dell'accessibilità via terra, con l'ultimo miglio stradale e ferroviario, legato al Terzo Valico, che ci fara' salire di un altro milione", spiega Signorini. Ed è la seconda mossa. La terza mossa consiste nella prima fase della nuova diga di Genova, quella di Vado e la velocizzazione della tratta ferroviaria Tortona-Milano. "Daranno il colpo significativo per poter ospitare davvero le navi più grandi, mandare via i container con le prestazioni piu' evolute su ferrovia e su strada, avvicinandoci ai 5-6 miloni di teu che è l'obiettivo".

Accogliere i giganti del mare è una necessità e sono già programmati pure i dragaggi. "Purtroppo il gigantismo navale sta ponendo problemi a tutti i porti che devono sottostare ad una legge economica legata alle economie di scala delle compagnie di shipping che hanno convenienza a portare sempre più merci con una sola nave e per i porti è difficile resistere", dice Signorini. "Il porto che immagino è quello che arriverà con la terza fase, ma non mi lamento di alcune cose che ho già oggi, sono il presidente di un porto che ha Maersk, Cosco, Singapore, Msc. Nel Mediterraneo siamo solo noi e Barcellona, ad avere questa varietà".

I big dello shipping scommettono sempre di più sul porto di Genova, arrivando anche a quota due terminal, come Psa che dopo quello di Genova Prà, il primo per contenitori nello scalo, ora controlla anche il Sech, ma c'è pure Msc che oltre a calata Bettolo ha una partecipazione nel terminal Messina e nel terminal Rinfuse con Spinelli che è anche al Genoa terminal. Ma la legge 84/94 non dice che non si possono avere due terminal che fanno la stessa attività? "Avevamo già chiesto un parere all'Avvocatura che aveva dato un'interpretazione "larga" spiegando che quella norma non è più attuale perché oggi il mercato di un porto come Genova è l'alto Tirreno, da Livorno a Marsiglia, e le rotte sono transoceaniche. Sta aprendo un nuovo terminal a Genova, uno a Vado: è difficile mettere in atto posizioni dominanti e abusarne in questo contesto".

Anche le crociere cercano spazio a Genova. Per Costa che vorrebbe un terminal, resta l'ipotesi calata Gadda. "Ha molti pregi ma è subordinata alla possibilità che possano a loro volta spostarsi i concessionari esistenti, il più grosso è San Giorgio". Tornando ai container, Signorini non è preoccupato per la viabilità per il nuovo terminal container di Vado ligure: "Nel 2020 inizieranno i lavori per la strada di scorrimento veloce dal casello di Savona alla piattaforma". E non preoccupa neppure lo stop dell'Enac su calata Bettolo a causa del cono aereo. "E' in corso un'istruttoria. Penso che avrà una svolta positiva".