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Dopo la sosta il bel Genoa dov’è finito? Dopo il ko a Cagliari, il secondo consecutivo, i tifosi rossoblu’ cominciano a chiedersi cosa stia succedendo e a dibattere se questa squadra e’ un piatto di surgelati o invece un bel cesto di frutta fresca, o se e’ un vivace liceo o un provinciale museo?

Di sicuro dopo l’innegabile inizio ye-ye con Roma e Fiorentina che ha comprensibilmente riacceso gli entusiasmi intorno al laboratorio di Andreazzoli, gli ultimissimi minuti fatali con le segnature dei Zapata, il cognome curiosamente è lo stesso per la rete dell’atalantino e l’autogol un po’ “fantozziano” (pure la sua caduta sul terzo) del genoano, rischiano di rimettere tutto in discussione. Gia’, due pareggi di fila avrebbero dato un connotato diverso alla classifica e allungato la striscia positiva peraltro su un calendario non semplice.

Invece il Genoa che fa? Riagguanta l’Atalanta, stacca la spina e subisce il controsorpasso letale. Amen, ci sta. Ma col Cagliari idem. Rete di Kouame’ improvvisa (terza soddisfazione fin qui per l’ivoriano) e venti secondi dopo il patatrac. Altre botte sui testicoli. Sì, fa male. Quanto prendere atto che se due indizi fanno una prova occorre svegliarsi e non specchiarsi come le belle gioie di mamma’. Dunque piedi per terra, chiudere i sogni nei cassetti e se pensiamo che il Genoa di oggi ha meno punti di quelli dell’anno scorso conviene lasciare da parte la leziosità sciorinata nell’ultimo match e incominciare a incavolarsi per i gol mangiati da Schone e compagnia e quelli subiti perche’ nove reti incassate fanno della difesa del Genoa una sorta di assicurazione per gli attacchi altrui.

Perche? Perché non c’è cattiveria agonistica, sembra una squadra giovanile a cui tutto è concesso, basta giocare bene. Magari non è così, ma sembra così. Contro Roma e Fiorentina la squadra di Andreazzoli ha lavorato sempre con un gran ritmo, con velocità da speedy Gonzales, forse con la complicità di avversari altrettanto disposti alla sfida a viso aperto, ma si capiva che c’era fame e il tecnico va sottolineato l’aveva incentivata. Nessun processo, per carità, ma per non arrivare a certi punti, meglio aprire gli occhi e finirla con le belle statuine anche perché non porta bene. Non si butta via il bambino con l’acqua sporca, ma dover anche tatticamente scegliere, per recuperare lo svantaggio, di mettere in campo punte, su punte e ancora punte poi finisce che in 50 metri verso la porta di Radu non c’è nessuno a difendere.

Andreazzoli ha fatto pure il turnover che ha dato risposte contraddittorie: per esempio meglio i pochi minuti di Sanabria che i 75’ di Favilli ancora giu’, molto giu’. Saponara altalenante, Pajac pure. Ora si volta pagina con la consapevolezza che le idee mostrate sono buone, ma occorre metterci il sale e il pepe su questo Genoa, altrimenti non regge così. Intanto col Bologna bisogna fare punti, anche turandosi il naso e se poi ritorna il Grifone estivo tanto meglio, basterà poi eventualmente non ricadere nella bambagia.