
Sono diversi i requisiti per qualificare una start up come innovativa: sede principale in Italia o in uno Stato UE con sede produttiva o filiale in Italia, costituita da non più di 60 mesi, ultimo bilancio non superiore a 5 milioni di euro, non distribuire utili, non nascere da fusione/scissione o cessione di ramo di azienda. Inoltre le start up devono avere almeno una di queste caratteristiche: spese in ricerca e sviluppo maggiori o uguali al 15% del maggiore valore tra costo e valore totale della produzione, almeno i due terzi dei dipendenti o collaboratori con laurea magistrale oppure un terzo di dottorati, dottorandi o laureati con almeno tre anni di attività di ricerca certificata o almeno un brevetto o privativa industriale.
"Si tratta di numeri particolarmente lusinghieri che testimoniano come la Liguria sia la locomotiva del Nord Ovest nel settore della tecnologia, una terra fertile per le start up e le imprese ad altissima specializzazione, anche grazie al lavoro svolto per creare agli Erzelli un polo tecnologico all'avanguardia, con la presenza di Liguria Digitale e del Center for human technologies dell'Istituto Italiano di Tecnologia. Oggi la Liguria è la seconda regione italiana per valore aggiunto dell'high tech sul totale della manifattura, la terza regione per specializzazione nei settori di alta tecnologia e per numero di laureati in Italia", commenta il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.
"La sensazione è che le politiche messe in atto sul territorio negli ultimi anni abbiano generato un circolo virtuoso a Genova e in Liguria, anche grazie al terreno fertile esistente grazie alla presenza di settori di punta della nostra Università, dell'Istituto Italiano di Tecnologia e del Cnr", conclude il presidente della Camera di Commercio di Genova, Luigi Attanasio.
IL COMMENTO
Il lavoro al centro della battaglia elettorale, ma Genova non ha bisogno di promesse
Alla politica del futuro di Genova non interessa?