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Ennesima reazione scomposta, questa volta all'indirizzo dei tifosi nei Distinti
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“La società considera la propria immagine e la propria reputazione valori che devono essere tutelati e sviluppati anche attraverso la piena diffusione, condivisione ed osservanza dei principi etici di lealtà e correttezza sportiva contenuti nel presente codice. I destinatari dovranno, pertanto astenersi da qualunque comportamento, sia in pubblico sia in privato, che possa ledere l’immagine della società ed adoperarsi al meglio per garantire il rispetto della stessa”.



Così recita il punto 1.7 del Codice Etico varato qualche anno fa dalla Sampdoria e tuttoggi in vigore. Evidentemente, però, a Corte Lambruschini e a Bogliasco le regole valgono per tutti tranne che per il rappresentante Massimo della società, ovvero il presidente, se è vero come è vero che anche ieri dopo la sconfitta con la Lazio per 2-1 Ferrero si è lasciato andare ad uno dei numerosi gestacci del suo vasto repertorio, questa volta rivolgendosi ai tifosi dei Distinti che lo contestavano e lo insultavano. Anziché abbozzare, all’imbocco del tunnel che conduce negli spogliatoi Ferrero ha reagito, invitando la gente di fede blucerchiata ad attaccarsi al suo ormai tristemente noto organo riproduttivo. Questo ha scatenato l’ira dell’intero Settore, che ha risposto duramente. Tre settimane fa, dopo il successo nel derby, il suggerimento ad aderire al membro di Ferrero era stato indirizzato, dallo stesso presidente, ai giornalisti presenti nella zona mista dello stadio. Il tutto mentre attorno a lui la patetica corte dei miracoli che lo accompagna applaudiva, senza rendersi conto (o forse sì) che a fare le spese di simili comportamenti non sono, via via, i giornalisti, le donne, i dirigenti degli altri club o i tifosi, ma l’immagine stessa della Sampdoria. Ferrero non colpisce più nessuno, se non se stesso e indirettamente la Sampdoria, che aveva fatto dello stile, dell’immagine, del prestigio i suoi cavalli di battaglia e i suoi punti di forza a prescindere dai risultati contingenti, quindi perpetuati anche e soprattutto nei momenti più difficili della sua storia.



Sia chiaro: le contestazioni e gli insulti non sono mai una bella cosa, da qualunque parte provengano. Tifosi compresi. E a chiunque vengano indirizzati. Ma a ricercare ossessivamente la ribalta mediatica, con tutto ciò che essa comporta, è stato dal giorno del suo insediamento proprio Ferrero, che sino al 14 giugno del 2014 era un illustre sconosciuto, tant’è che nessuna tv lo aveva mai invitato. La sua “popolarità” è esclusivamente legata al suo ruolo di presidente della Sampdoria e non a quello di personaggio dell’avanspettacolo, che nessuno si era mai filato. Ne consegue che chi di esibizioni colpisce, di esibizioni perisce (in senso metaforico, a scanso di equivoci…).



Anche alla luce di quanto accaduto ieri, davanti a migliaia di persone, ci chiediamo con quale criterio il Comune di Genova si accinga a concedere la gestione del “Ferraris” per 90 anni a questo signore e al suo dirimpettaio Preziosi. Figure che, al di là delle disavventure giudiziarie, non hanno un radicamento sul territorio, non sono interessate alla città e ai tifosi delle due squadre, ma solo ed esclusivamente al loro (legittimo) business e ai loro interessi di mercato. Elargire loro lo stadio di Marassi significa rafforzare sì le rispettive società (e questo in linea di principio è un bene per Sampdoria e Genoa) ma anche consentire agli stessi presidenti di incrementare gli affari e guadagnare di più da una possibile vendita delle società. A che titolo? Per quali meriti? Certo, sia Ferrero che Preziosi, si sono occupati dei due club in un’epoca in cui gli imprenditori liguri e genovesi non lo hanno fatto, non lo stanno facendo e probabilmente non lo faranno mai più. E questo va loro riconosciuto. Ma da qui a premiarli con un bene pubblico così importante ce ne passa. Specie se non vengono messe in atto tutte le garanzie del caso: l’anno scorso, non dimentichiamolo, Sampdoria e Genoa hanno sfrattato i rispettivi abbonati dalla Tribuna Superiore dirottandoli nei Distinti con la motivazione di lavori di restyling imminenti allo stadio. Lavori mai iniziati a quasi dodici mesi di distanza. Solo negli ultimi giorni è timidamente cominciata una rimozione dei seggiolini.



Peraltro, la reazione di Ferrero ieri dinanzi alla contestazione dei tifosi denota un nervosismo crescente da parte del presidente della Sampdoria. Probabilmente consapevole di essere giunto, comunque vada, al capolinea della sua gestione, Ferrero se la sta prendendo con tutti: dai tifosi a Sabatini, dai giornalisti a Vialli. Ieri, prima di scatenarsi sul campo, Ferrero aveva inveito per tutta la partita contro Giampaolo e i giocatori, sotto lo sguardo attonito e imbarazzato del vicepresidente Romei. Cambiano i bersagli, non i comportamenti di colui che si considera al di sopra di tutto e di tutti, persino dell’onorevole Codice Etico della splendida società che tuttora presiede.