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 Quando nel dicembre 2018 la Banca d’Italia fece una previsione di crescita per il 2019 dello 0,6 % il vice premier Di Maio ha dichiarato: “La BIT da molti anni non ci prende ,nel passato sbagliavano per difetto oggi sbagliano in eccesso negativo perché siamo noi al governo".

 
Nel gennaio del 2019 al Forex di Roma il governatore Visco aggiornò la sua precisione dichiarando: “In Italia la domanda interna ha risentito del marcato aumento dell’incertezza legato prima ai dubbi sulla posizione del Paese riguardo la moneta unica , poi per il difficile e travagliato percorso della legge di Bilancio segnato da continui contrasti con la Commissione Europea.
Anche per questo le ultime nostre previsioni per il 2019 si collocano sempre allo 0,6 % ma con ampi rischi al ribasso…..”


Prontamente Di Maio corse a dichiarare su tutti i TG nazionali: “Con la legge di bilancio appena approvata :
- abbiamo sconfitto la povertà,
- abbiamo fondato un nuovo welfare state in Italia,
- ci stiamo apprestando a fruire un nuovo boom economico simile a quello degli anni ’50 ’60.”

Il Premier Conte per non essere da meno aggiunse “ il 2019 sarà un anno bellissimo…”. Ieri il, Consiglio dei Ministri ha licenziato il Documento di economia e finanze DEF, cosi si sono conosciuti i numeri che sono molto eloquenti.

1) C’è la recessione , si prevede una crescita ridicola 0,2%
2) Aumenta il deficit che va al 2,4 % quando il governo aveva scommesso sul 2 %
3) Aumenta il debito pubblico che sale fino a 2.354 MDI (cifra record mai raggiunta negli ultimi 30 anni).
Di fronte a queste evidenze, che dovrebbero suggerire un poco di autocritica ,i campioni del governo giallo verdi con la forza della disperazione cercano di far passare il messaggio che il peggioramento della situazione è dipeso dalla congiuntura internazionale…


E’ vero in parte che il peggioramento della situazione economica sia dipeso da fatti esterni al nostro Paese, ma è altrettanto vero che le scelte del nostro governo hanno contribuito a trascinare l’Italia ( unico paese in Europa ) in recessione.
Aver impegnato tanti Miliardi di Euro sul reddito di cittadinanza e su quota 100 non è servito e non servira’ a far ripartire il Paese. Sono state scelte demagogiche giocate a fini elettorali.
In questi mesi tanti prestigiosi istituti di ricerca, il Fondo Monetario, la UE, la BCE, l’OCSE, la Banca d’Italia e altre istituzioni finanziarie a più riprese hanno criticato con argomenti puntuali le scelte del governo Conte.
Non c’è economista di rango disposto a sostenere che aumentando la spesa pubblica per fare assistenzialismo sia il modo per far tornare a crescere un Paese


Oggi il DEF di Tria mette a nudo questa realtà. Non ci sono più le risorse per finanziare le misure di rilancio previste nel decreto – crescita. Quel poco che c’era il governo giallo verde se l’è mangiato con la manovra 2018 ( reddito di cittadinanza e quota 100 ) ipotecando 15 MDI di euro.
E sta sempre più chiaramente emergendo un errore: l’aver con l’ultima legge di bilancio scaricato sugli anni a venire l’onere dell’aggiustamento dei conti aumentando le già pesanti clausole di salvaguardia ereditate dai precedenti governi significa aver ipotecato la manovra del 2020 di 23 MDI e quella del 2021 di 29 MDI di euro.


In queste condizioni che - vale la pena ripetere - sono indicate dal documento del Governo approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta di ieri, è una vera presa in giro parlare di Flat Tax al 15 %, di decreto per la crescita, di manovra per risalire la china di paese cenerentola in Europa. Per invertire la tendenza ed evitare il baratro l’Italia avrebbe bisogno di tornare a fare una politica economica seria e concreta. Avrebbe bisogno di un governo capace di prendere decisioni nell’interesse del Paese. Andrebbero prese decisioni da terapia shock su investimenti produttivi e innovazione.


Bisognerebbe progettare una organica riforma fiscale ed un piano per la riduzione del debito pubblico che non si fondi su partite di giro.
Sarebbero necessarie iniziative in sede europee per politiche che aiutano il rilancio quali la golden rule per gli investimenti pubblici sapendo che tali azioni presuppongano di costruire alleanze giuste in Europa anziché continue e inconcludenti polemiche preelettorali. Tutte decisioni che un governo composto da un personale politico improvvisato, incolto, inesperto e presuntuoso è difficile possa mettere in campo.