Una vergogna della politica con la "p" minuscola. E anche una polpetta avvelenata che il passato governo ha lasciato a quella attuale. Se del caso Piaggio Aero Industries si vuol capire qualcosa, approcciandolo con onestà intellettuale, non si può non partire dai 766 milioni di finanziamento che l'allora ministra della Difesa, la genovese piddina Roberta Pinotti, chiese di stanziare all'esecutivo di cui faceva parte.
Lo chiese, ma non l'ottenne. La spiegazione fu che erano imminenti le elezioni e, quindi, non sarebbe stato elegante, diciamo così, procedere. Ora: avete mai visto un partito che nell'imminenza elettorale non adotta un provvedimento solo perché potrebbero dirgli di farlo strumentalmente a fini consenso? Totò risponderebbe: ma mi faccia il piacere! Appunto. Dietro quella presa di tempo così nobilmente, ma falsamente, motivata, c'era un non detto, vale a dire il pensiero dello Stato Maggiore dell'Aeronautica. Secondo il quale i droni della Piaggio, di questo si parlava, sono solo dei "pezzi di ferro". Proviamo a immaginare il ragionamento del Pd: se vinciamo le elezioni vedremo il da farsi. Se perdiamo, la patata dovranno sbucciarsela i nostri successori.
Com'è andata tutti lo sanno: i Dem sono andati elettoralmente a sfracellarsi, il Movimento 5 Stelle ha fatto il pieno e alla fine si è messo d'accordo con la Lega per varare un governo. Con tanto di contratto. Gli è toccata anche la polpetta avvelenata della Piaggio Aero. Inizialmente il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha fatto professione di ottimismo e garantito che la questione si sarebbe risolta. Poi è arrivato il commissariamento dell'azienda, nel frattempo divenuta non interessante per l'azionista di maggioranza, il fondo Mubadala. Ma ogni assicurazione di intervento immediato e risolutivo, perché "Piaggio è strategica per il Paese", come si continua a ripetere, ha dovuto fare i conti con quel poco lusinghiero giudizio dell'Aeronautica.
Ora siamo al redde rationem, con la cassa integrazione per gli oltre mille dipendenti della Piaggio. Tutti strepitano contro il governo giallo-verde, avendo la memoria corta sulle gravi, gravissime responsabilità dell'esecutivo precedente. Dagli originari 766 milioni della "versione Pinotti" si era scesi, ultimamente, ai 250 del l'ipotesi Di Maio. Ma se l'Aeronautica continua a rispondere picche sull'acquisto del prodotti Piaggio, non ci possono fare nulla né Di Maio né la ministra della Difesa Elisabetta Trenta. Anche perché l'Aeronautica ha, come tutte le altre forze militari, una ristrettezza di bilancio che la induce a pensare di poter più utilmente spendere quei 250 milioni. E siccome, comunque la si pensi, parliamo della difesa del Paese, non è che su queste cose si possa scherzare con la politica politicante.
Non lo fanno i 5 Stelle e neppure i leghisti. Quindi, oggi, c'è una sola vera possibilità di mettere mano al dossier Piaggio: un extra-budget da destinare all'Aeronautica per acquisire dei prodotti dell'azienda genovese. Perché se non si può scherzare con la difesa del Paese, neppure si può farlo con l'occupazione. E l'Italia non può mettersi sulla schiena la perdita di altri mille e passa posti di lavoro nel settore industriale.
Un extra-budget ci può stare, dunque. E anche il riavvio di un negoziato per vedere se davvero si può arrivare a una acquisizione di Piaggio da parte di Leonardo Finmeccanica, che in parte opera nel medesimo settore. Certo che, poi, anche l'azienda deve fare la sua parte. Non è una bella cosa, quindi, che la cassa integrazione non riguardi i dirigenti. I quali hanno le retribuzioni più alte e quindi possono resistere meglio alla crisi. E non è bello neppure che in organico sia rimasto chi, comunque sedendo al vertice, ha accumulato delle responsabilità rispetto a quanto sta accadendo. C'è un profilo di serietà con cui tutti devono fare i conti.
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Caso Piaggio Aero: l'Aeronautica militare, il Pd e la polpetta avvelenata
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