
Un capitolo della Storia europea che non va dimenticato e che troppo a lungo è stato oggetto di censura in Italia, perché ingiustamente ideologizzato. Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo per riportare alla memoria i fatti vissuti dagli Italiani nella Venezia Giulia del post armistizio e del dopoguerra. I fatti che vengono più frequentemente ricordati sono naturalmente quelli relativi alle terribili vicende delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, ovvero l'abbandono dapprima progressivo e poi tumultuoso dei luoghi della Venezia Giulia dove la comunità italiana viveva in pace da millenni, a seguito dell'ascesa del nuovo regime comunista di Tito.
Centinaia di migliaia di persone che da un giorno all'altro dovettero lasciare la propria casa, le proprie attività e le proprie terre per imbarcarsi alla volta delle terre italiane non travolte dall’occupazione titina. Sulle navi dirette a Venezia e Ancona, gli italiani in partenza caricarono i loro pochi trasportabili beni; qualcuno portò con sé anche i corpi dei propri defunti, per non lasciarli in una terra ormai sentita ostile.
Interverranno, oltre al consigliere regionale Salvatore, il consigliere comunale Luca Pirondini, il consigliere del municipio I Centro Est Massimiliano Lucente, il delegato della presidenza nazionale per la Liguria e consigliere Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Fulvio Mohoratz, il presidente del centro di cultura giuliano-dalmata Piero Tarticchio e il presidente associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia/comitato provinciale di Genova Emerico Radmann.
IL COMMENTO
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