cronaca

3 minuti e 28 secondi di lettura
 "Tutti i trefoli e i fili (del reperto 132) mostrano segni di corrosione di diversi gradi. Diversi trefoli mostrano una perdita totale della sezione trasversale dovuta alla corrosione nella zona terminale. Ciò indica un processo di degrado in atto da molto tempo". Si legge nella relazione sull'analisi dei reperti fatta dal laboratorio svizzero. La relazione, tradotta, è stata messa a disposizione delle parti durante l'udienza dell'incidente probatorio, ma la traduzione dovrà essere rifatta con un consulente nominato dal gip.


"Nell'area dei trefoli rotti - proseguono gli esperti - sono stati rinvenuti corpi estranei come materiale di iuta concrezionato, residui di grasso su parti in acciaio e frammenti di asfalto libero. I numerosi frammenti indicano una certa fragilità dei singoli fili. Una controindicazione è rappresentata dalle evidenti deformazioni plastiche dei singoli pezzi di filo e trefoli. Inoltre, i frammenti potrebbero anche essersi separati dal resto del filo a causa della perdita totale della sezione trasversale locale dovuta alla corrosione.


Gli esperti del laboratorio svizzero, dove sono stati inviati i reperti del ponte Morandi, hanno fatto una serie di test a campione per verificare il comportamento di fragilità dei fili con una prova di flessione di un filo del reperto corroso eseguita, in modo rudimentale, a mano. "Il pezzo di filo selezionato a caso - scrivono gli esperti - è stato afferrato a mano su entrambe le estremità e deformato sempre più in un arco. Il campione si è rotto improvvisamente e senza preavviso (indicando che era fragile) nell'area di un punto di corrosione a conca. La rottura è stata accompagnata da un nitido rumore di spaccatura. Le superfici di frattura mostrano un aspetto estremamente fragile al microscopio ottico". "Per una valutazione fondata - concludono i tecnici - di questo test rudimentale, sarebbero necessarie ulteriori indagini, compresa la frattografia con il microscopio elettronico a scansione e la metallografia. Per una conclusione o generalizzazione statisticamente supportata, dovrebbe essere testato un numero elevato di fili, preferibilmente in condizioni di laboratorio controllate".



Gli esperti del laboratorio svizzero dove sono stati inviati i reperti del ponte Morandi hanno anche analizzato il blocco 84, ovvero un detrito del tratto di carreggiata sospesa tra le due selle Gerber, nella relativa parte terminale con la piastra di collegamento. Nella loro relazione, i tecnici scrivono che il blocco 84 presenta "fili dei tiranti fortemente corrosi e incrinati, armature lente corrose, deformate e rotte, aree di calcestruzzo scheggiato e incrinato".


"Le superfici di frattura dei fili del 132.3 e del filo 132.28 presentano una corrosione secondaria (quella verificata ad esempio durante l'impatto e la collisione dei detriti) estremamente elevata e le strutture della frattura sono pertanto completamente irriconoscibili". Lo scrivono gli esperti del laboratorio svizzero dove sono stati inviati i reperti del ponte Morandi. "A livello macroscopico, i fili sembrano rotti con un basso livello di allungamento. La superficie di frattura del campione 132.3 - continuano gli esperti - mostra una frattura da trazione con momento flettente, il campione 132.3.giallo presenta una frattura da taglio e il campione 132.28 evidenzia superfici di frattura da taglio fibrose. Nell'area di rottura, le superfici dei tre fili sono fortemente attaccate dalla corrosione uniforme. La sezione trasversale del filo è ridotta nell'area delle superfici di frattura fino al 25% per il campione 132.3.giallo e fino al 40% per il campione 132.28".



In quasi tutti i campioni di ferro e calcestruzzo esaminati dagli esperti del laboratorio svizzero, dove sono stati inviati i reperti del ponte Morandi, sono state rilevate quantità da esigue a molto elevate "di cloruri e solfati che favoriscono la corrosione e quantità di nitrati, formiati e acetati corrosivi". Lo scrivono i tecnici nella loro relazione. Su tutti i fili esaminati, inoltre, "il contenuto totale di idrogeno è significativamente superiore alla soglia critica".



Nelle carote prese a campione da parti di calcestruzzo dei reperti del ponte Morandi, gli esperti del laboratorio svizzero dove sono stati inviati hanno rilevato che "sono presenti alcuni difetti di compattazione sotto forma di soffiature o pori lungo il contatto tra l'aggregato e la pasta cementizia. La pasta cementizia è molto densa con una ridotta porosità capillare".