
Ma alle Cinque Terre, viste dal largo, su una pilotina Live on the road, con la Capitaneria di porto che ha dispensato preziosi consigli sull’andar per mare sicuri, vedi da lontano le persone come formiche aggrappate agli scogli. Qui persino negli approdi per i traghetti sono state messe scalette di ferro e create corsie per nuotare tranquilli al riparo dalle barche. Perché il tuffo si improvvisa ovunque e a far da quinta ci sono le casette colorate un tempo dei pescatori e oggi trasformate quasi tutte in bed and breakfast. Il dialetto ormai è raro sentirlo, coperto da inglese, cinese, russo, giapponese e altri incomprensibili.
Qui capisci, soprattutto guardando dal mare, perché i liguri siamo un po’ “ruvidi”: se fai rotolare un sasso dalla cima di una qualsiasi delle colline che sovrastano i paesini da presepe, finisce presto in mare. Qui tutto è “a picco”, ma l’uomo, un tempo, non si lasció scoraggiare e ricavó terrazze di terra, le piane, e cianne, strappate alla pendenza goccia di sudore dopo goccia di sudore. Per impiantare le vite, produrre lo schiachetrà, che vuol dire schiaccia e tira.
Nella riserva marina delle Cinque Terre c’è spazio per tutti: anche i disabili, grazie a una iniziativa del Parco, possono immergersi e legger i fondali attraverso descrizioni sottomarine in braille. Sfiorati dalla poseidonia che qui è rigogliosa ed è sinonimo di mare pulito.
Un delfino scorgiamo al largo mentre rientriamo a Levanto. Lui non si fa filmare ma é una promessa. Delle sorprese del mar Ligure, che vi mostriamo Live on the road. Ci vediamo fra qualche giorno a Bergeggi e Varigotti (... continua)
IL COMMENTO
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