Sono stati sei i colpi che hanno raggiunto Jefferson Tomalà, il ragazzo di 20 di origini ecuadoriane, ucciso domenica in casa da un agente dopo che aveva aggredito un collega durante un trattamento sanitario obbligatorio. E' quanto emerso dall'autopsia eseguita questo pomeriggio dal medico legale Luca Tajana, incaricato dalla procura, e dalla collega Lucrezia Mazzarella, consulente dei familiari del ragazzo.Due proiettili sono rimasti dentro il corpo, mentre gli altri quattro sono fuoriusciti. Il giovane è stato colpito ai polmoni e al fegato. Tra venti giorni si potrà sapere l'esito degli esami tossicologici per capire se Tomalà avesse assunto droghe o alcol. Nei prossimi giorni il pubblico ministero Walter Cotugno, che coordina le indagini della squadra mobile, sentirà con ogni probabilità l'agente che ha sparato.
I poliziotti erano intervenuti domenica dopo che la madre del ragazzo aveva chiamato il 112 chiedendo un medico perché il figlio aveva un coltello e minacciava di farsi del male. Gli agenti avevano provato a convincerlo a posare l'arma, per farlo poi sedare dal medico. Non riuscendoci avevano spruzzato uno spray al peperoncino ma Tomalà invece di lasciare il coltello aveva colpito i due agenti, ferendone uno in modo grave. Il poliziotto aveva a quel punto sparato per difendere il collega.
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