Parte in Russia il Mondiale senza l’Italia. E si vede, anzi si sente un silenzio assordante. Saranno i seguaci snob del fu 'cartello di Capalbio' quello del 1990 quando la rassegna iridata venne ospitata qui, ad essere contenti.
Niente bandiere alle finestre, nessun bar pieno a vedere, bevendo una birra gelata per dirla alla Fantozzi, i fantasmi degli azzurri. Niente strombazzamenti notturni e soprattutto pochi affari del cosiddetto indotto. È un’estate diversa, insolita questa senza pallone. È triste perché ci ricorda che contiamo sempre meno pure nello sport più amato. I processi alla Federazione, al tecnico Ventura ai calciatori sono già stati fatti, ma ora scopriamo, mentre vedremo qualche turista francese, spagnolo, tedesco o coreano e brasiliano che esulteranno o s’incazzeranno davanti alle tivù nei pressi dei nostri monumenti più belli, che siamo ai margini. Anzi, che siamo spariti.
È un fenomeno mai visto perché i mondiali del 1958 non erano mediatici come è accaduto negli ultimi 35 anni ed è un danno e un’umiliazione. Guarderemo gli altri con occhio distratto, adotteremo una squadra tanto per schierarci con qualcuno magari con Panama (sì quelli del canale, loro ci sono), con l’Islanda o con il Perù che era assente dall’82, quando noi vincemmo con Bearzot, Scirea, Pablito e Tardelli.
Poi arrivò il '90, le notti magiche e il terzo posto finale tra i rimpianti. Quindi i quarti di finale di Francia '94 con la sconfitta ai rigori, poi la finalissima persa quattro anni dopo a Pasadena contro il Brasile sempre dal dischetto. E poi la Corea del Sud con l’arbitro Moreno che uccise l’Italia del Trap e di Totti che era data tra le favorite. Nel 2006 invece partimmo per la Germania commissariati e derisi da tutti per quanto accaduto col calcioscommesse. Quella di Lippi pareva una squadra lasciata al suo destino e invece Cannavaro e compagni misero in fila tutti e si presero la coppa sbaragliando la concorrenza con un mix di orgoglio, tattica e giocate da campioni. Buffon parò tutto, la difesa fu imbattibile, Grosso l’uomo del destino, Totti decisivo con un rigore contro l’Australia che era da dentro o fuori, Gattuso meraviglioso e davanti, da Toni a Inzaghi, un po’ tutti segnarono qualcosa. La notte di Dortmund fu fantastica, tedeschi battuti nel loro stadio da paura e tutti zitti. E poi ancora la Francia, stavolta ai rigori, dopo l’espulsione per la testata indecente di Zidane a Materazzi, vincono gli azzurri.
Fin lì, in tante edizioni, sempre protagonisti. Un’Italia viva, capace di mostrale pure stile e stelle. Poi solo brutte figure, con l’eliminazione nel girone in Sudafrica e nel 2014 in Brasile dove perdemmo con la Costa Rica. Eppure in mezzo, nei campionati europei trovammo gli scatti buoni con una finale persa con la Spagna e un’eliminazione ai rigori con la Germania. Oggi siano proprio a casa perché la federazione, il mondo del calcio tutto pensa solo a spartirsi i soldi delle tv senza neppure fregarsene di dove quelle partite del modesto nostro campionato i tifosi potranno vederle. E poi regole che mortificano l’informazione alla faccia del business di presidenti avventurieri e di società di chi neppure si sa di chi sono.
Dunque non bisogna stupirsi di ciò che è accaduto. Vedremo gli altri dal buco della serratura con invidia e con il timore che non basterà Roberto Mancini a farci rientrare lì in mezzo.
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Inutile cercare i fantasmi degli azzurri, parte il mondiale senza l’Italia
Al via la rassegna in Russia
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