cronaca

Oggi e domani braccia incrociate in tribunale
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 Tutto fermo in tribunale oggi e domani per quanto riguarda i casi penali. E’ questa la conseguenza dello sciopero nazionale indetto dall’Unione camere penali per le giornate del 2 e 3 maggio. Niente udienze penali anche nei palazzi di giustizia di Genova, Savona, Imperia e La Spezia con gli avvocati penalisti che incrociano le braccia. Alla base del forte gesto la mancata attuazione della riforma penitenziaria. L’obiettivo dell’Avvocatura è quello di sensibilizzare sulla situazione legata ai diritti dei detenuti.

Alla fine del marzo scorso l'esame del primo decreto attuativo della riforma dell'ordinamento penitenziario era stata rinviata alla prima riunione consiglio dei ministri dopo le elezioni, l'approvazione era apparsa ormai prossima. Agli inizi di aprile, però, il mancato inserimento dei decreti legislativi attuativi della riforma nei lavori delle Commissioni speciali parlamentari ha fatto partire la protesta. A quel punto è scattata la decisione degli avvocati di bloccare per 48 ore le udienze

“II decreto di riforma è stato redatto alla scadenza dell’ultima legislatura, nei contenuti e già consolidato, manca solo perfezionare l’iter di approvazione – spiega Stefano Pellegrini, presidente Camera Penale di Genova -. Il ministro della Giustizia Orlando aveva annunciato che sarebbe stato approvato prima della conclusione della legislatura, invece così non è stato. E’ interesse di tutti che il decreto venga approvato. Nel testo è prevista la ri-socializzazione del detenuto. E’ dimostrato dai dati che scontare le pene inflitte attraverso misura alternative abbassa il rischio di recidività del reato".


“La nostra non è un’astensione fatta solo per sensibilizzare l’opinione pubblica solo sulla condizione dei detenuti ma per l’intero sistema penitenziario – precisa l’avvocato Stefano Sambugaro -. La riforma ha l’obiettivo tra gli altri di evitare il sovraffollamento delle carceri. Oggi per determinate situazioni di ipotesi di reato scatta in automatico il carcere. Senza che il magistrato possa intervenire. Nella riforma è invece prevista, nella fase preliminare, una valutazione sulle diverse situazioni dei soggetti coinvoti prima che questi varchino le porte del penitenziario” spiega ancora Sambugaro.


In Italia infatti i dati mostrano che il 30% della popolazione carceraria è costituita da persone in attesa di giudizio. Fatto che contribuisce a determinare il sovraffollamento della carceri. Situazione che l’Ue ha più volte stigmatizzato invitando l’Italia a provvedere. “I classici dicevano che il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni, purtroppo le nostre prigioni non sono un segno di civilità” precisa Pellegrini.