cronaca

Pollicardo: "Ho sempre saputo che erano loro"
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"Una notizia che non fa che confermare quello che ho sempre saputo: eravamo in mano all'Isis". Gino Pollicardo, uno dei quattro operai della Bonatti rapiti in Libia nel 2015, commenta così la notizia dell'arresto di tre militanti dell'Isis che hanno ammesso le loro responsabilità. Oltre a loro, sono coinvolte altre 10 persone, tutte decedute nel conflitto a fuoco che il 3 marzo del 2016 costò la vita ai due colleghi Salvatore Failla e Fausto Piano. "Ma la rete è probabilmente più ampia" sostiene Pollicardo.

Tre cittadini libici, tutti appartenenti all'Isis
, sono stati arrestati in Libia per il sequestro dei quattro operai della Bonatti, due dei quali morirono nel corso di un conflitto a fuoco. Fausto Piano, Salvatore Failla, Filippo Calcagno e il monterossino Gino Pollicardo furono rapiti a Sabrata il 19 luglio del 2015. Piano e Failla morirono il 3 marzo del 2016 durante un conflitto a fuoco nel corso di un trasferimento. L'indagine è coordinata dal pm di Roma Sergio Colaiocco. I tre hanno ammesso le loro responsabilità.

Pollicardo, che vive a Monterosso, alle Cinque Terre, ha appreso la notizia mentre era di rientro da Parma, da 4 mesi infatti ha ripreso a lavorare nella sede. "In Libia? Non ci tornerei mai. Ho purtroppo una repulsione". Pollicardo afferma però che non fossero libici le persone con le quali avevano costanti contatti durante la prigionia. "Ma percepivamo, attraverso la porta, che interloquivano con molte altre persone".

Una vicenda che, dopo il clamore mediatico, per Pollicardo è caduta colpevolmente nel silenzio. "Nessuno ci ha più fatto sapere nulla. Sicuramente sapere che stanno iniziando a venire fuori i primi pezzi di una storia, che io ho ben impressa negli occhi e nella mente, mi fa piacere. Specie nei riguardi dei miei due colleghi che non ci sono più". E sulle responsabilità della Bonatti, per cui l'autista sarebbe stato il basista per il rapimento: "è un atto dovuto, ma lo sappiamo solo attraverso i media. Loro sanno di avere delle responsabilità e ciò si avverte".

I tre sono accusati di sequestro di persona con finalità di terrorismo aggravato dalla morte di due ostaggi, gli operai della Bonatti L'indagine, coordinata dal pm Sergio Colaiocco, è stata svolta dai carabineri del Ros. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata firmata dal gip Antonella Minunni.

I tre si trovano già in carcere a Tripoli per altri reati. Si tratta di Youssef Aldauody, l'autista che guidava il mezzo sui cui erano a bordo i due italiani al momento del rapimento, e di Ahmed Dhawadi e Ahmad Elsharo. Nella confessione i tre hanno raccontato che il piano di rapimento era stato messo a punto al fine di ottenere soldi per finanziare l'organizzazione terroristica.

I tre militanti dell'Isis hanno confermato che nella vicenda non c'è stato alcun pagamento di riscatto. La svolta alle indagini è arrivata anche con l'acquisizione di alcuni atti dell'autorità giudiziaria libica tramite rogatoria. In base a quanto accertato dalla Procura e dal Ros alla gestione del sequestro avrebbero preso parte altre dieci persone, tutte identificate ma decedute, assieme a Piano e Failla, nel corso del conflitto a fuoco avvenuto il 3 marzo di due anni fa nell'ambito di un trasferimento verso un nuovo covo di prigionia.

A svolgere il ruolo di basista, in base a quanto si apprende, l'autista che ha avvisato gli altri due annunciando loro che il 19 luglio del 2015 avrebbe trasportato via terra un gruppo di italiani. Il filone sul sequestro viaggia parallelo con quello relativo alle responsabilità dei vertici della Bonatti. Il procedimento è già davanti al gup e vede imputati per il reato di cooperazione colposo nel delitto doloso quattro componenti del cda e il dirigente in Libia, Dennis Morson. Quest'ultimo ha ottenuto l'ok dalla Procura per patteggiare una pena ad un anno e dieci mesi.