cronaca

Pena ridotta e poi sospesa. E torna la paura
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Ha aggredito un uomo mentre parcheggiava la sua auto sotto casa, in piazza Lavandaie, nel centro storico di Genova, in una notte tra sabato e domenica. Salito dal lato del passeggero, lo ha sequestrato in macchina per venti lunghissimi minuti. Finché non è arrivata la moglie, incinta di sette mesi, che è riuscita a metterlo in fuga e lo ha inseguito a piedi aspettando le forze dell'ordine. Oggi E.M.T, egiziano di 34 anni, è di nuovo in libertà. A deciderlo sono stati i giudici della corte d'appello. 

Per i protagonisti di quella vicenda, Miguel Poggi e Franca Madau, è un incubo che torna. Con una puntualità quasi svizzera: era il 5 febbraio 2017. Di quella notte è rimasta una traccia, la registrazione della telefonata che la donna fa ai Carabinieri, col cuore in gola. "Venite qui, un ubriaco mi ha rubato le chiavi della macchina. Ho paura, sono incinta, aiutatemi". 

Prima di chiamare aiuto, Franca, preoccupata dal fatto che il marito non rincasasse, aveva trovato il coraggio di scendere in strada e di affrontare il rapinatore a mani nude. "Sono appena uscito da Marassi, voglio il tuo telefono o i tuoi soldi", aveva detto l'egiziano a Miguel dopo essere salito in macchina. La sua vittima non poteva scappare perché la portiera del lato guida era bloccata da un muro. 

Oggi, a distanza di un anno, quella bimba che la mamma portava in grembo ha quasi nove mesi. E proprio quando, a fatica, sembrava tornare la tranquillità, è arrivata la notizia più temuta. "Quello che è successo è gravissimo, andremo fino in fondo", racconta Giuseppe Maria Gallo, l'avvocato che ha preso le difese dei due coniugi. 

L'egiziano, già noto alla giustizia italiana per reati simili, era stato condannato in primo grado a 5 anni di reclusione per rapina, lesioni e falsa dichiarazione di identità. Per quest'ultimo capo d'imputazione l'uomo è stato assolto in appello e la pena è stata ridotta a un anno e mezzo. Ma, grazie alla sospensione condizionale, ora è nuovamente libero di circolare. Ha trovato accoglienza in una cooperativa del centro storico. E ora quella famiglia vive nel terrore.