Il 23 dicembre 1978, Ministro della Sanità Tina Anselmi, veniva emanata la legge 833 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale. Una scelta di civiltà e di progresso sociale che ha permesso un accesso universale, equo e solidale alle cure, per tutti i cittadini italiani. Prima del 1978 la sanità italiana era basata su forme di salvaguardia assicurative e previdenziali, le cosiddette mutue, in cui l’accesso alle cure era strettamente legato all’ appartenenza a determinate categorie lavorative e pertanto commisurata alla capacità contributiva: la sanità non era quindi considerata un diritto di cittadinanza costituzionalmente sancito. La conseguenza era una copertura sanitaria solo per una parte della popolazione con una forte diseguaglianza delle prestazioni fruibili.
Per quarant’anni la tutela della salute, diritto sancito dalla Costituzione e fonte di coesione sociale è stata garantita dal Servizio Sanitario Nazionale.
Negli ultimi anni, a causa di una crisi economica devastante, il SSN è stato progressivamente depotenziato. Le crepe che da tempo attraversano il sistema si sono progressivamente allargate e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. L'attuale finanziamento è oggi quasi a livello dei Paesi dell’ex blocco orientale, con un divario che appare incolmabile rispetto ai paesi occidentali avanzati.
La "scure dei tagli lineari" ha colpito gli ospedali che hanno perso quasi 70.000 posti letto negli ultimi quindici anni. In otto anni, dal 2009 al 2016, i piani di rientro e il blocco del turnover hanno ridotto il personale della sanità pubblica di 45.000 unità, tra cui 7700 medici e 12.000 infermieri.
Il personale medico in servizio ha l’età media più alta d’Europa, la seconda nel mondo dopo Israele, ed è sottoposto ad uno stress lavorativo non più sopportabile, con turni di guardia notturni e carichi di lavoro incongrui.
Per contro, per effetto di un sistema formativo dalla logica aberrante, mancano i medici specialisti. A fronte di circa 10.000 medici sfornati ogni anno dall’Università i contratti di specializzazione sono poco più di 6000: troppo pochi per rimpiazzare i pensionati.
Poiché la specializzazione è requisito obbligatorio per lavorare in ospedale, la conseguenza è il precariato o la sottooccupazione dei giovani medici; l’alternativa è l’emigrazione forzata verso paesi europei che accolgono a braccia aperte professionisti formati a costo zero.
La formazione di ogni giovane medico costa alla collettività circa 200.00 euro: per fare un paragone è come se il nostro Paese si permettesse di regalare 2000 Ferrari all’anno a Francia, Germania e Gran Bretagna.
Tuttavia il sistema mantiene indici di qualità elevati (siamo al 4° posto nell’aspettativa di vita ) a fronte di risorse sempre più limitate ( 20° posto dei paesi OCSE).
Fino ad oggi la capacità tutta italiana di cavarsela nelle ristrettezze e di inventare soluzioni innovative, unite ai valori individuali, alla professionalità e alla competenza dei singoli ha mitigato le criticità. Ma sempre più in affanno e senza prospettive.
Vero è che le mutate condizioni economiche e i costi sempre crescenti di un’assistenza sanitaria di livello, pongono legittimi dubbi sulla sostenibilità dello stesso e sulla necessità di una adeguata consapevolezza nell’apportarvi correttivi. Ma la politica di corto respiro dei tagli lineari, del "costo della siringa", dei tempari di produzione stile catena di montaggio Toyota, ci sta portando verso un futuro a tinte fosche.
Da anni ormai l’agenda politica mette nelle ultime pagine la salute dei cittadini. Eppure questo riguarda la nostra vita, quella dei nostri figli, quella dei nostri genitori.
Per questo chiediamo che il dibattito sul SSN sia riportato al centro dell’agenda politica sociale ed economica. Per questo chiediamo competenza, impegno civile e passione a chi ci governerà.
Il 23 febbraio i medici e i dirigenti sanitari degli ospedali italiani scenderanno in sciopero non solo per reclamare il rinnovo di un contratto scaduto da 8 anni ma per difendere, una volta di più, il diritto a curare ed a essere curati.
*Dott. G.B. Traverso - Segretario regionale ANAAO-Assomed
salute e medicina
Tagli, blocco del turn over, stress, precariato ecco perchè il 23 febbraio noi medici ospedalieri sciopereremo
Il contratto di lavoro è scaduto da 8 anni
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