cronaca

Inchiesta 'Free Fuel' a Brescia, sette arresti
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Raggiungeva alcuni depositi di Genova, Roma e Vigevano, arrivava dalla Slovenia e dalla Croazia il carburante che un'associazione a delinquere composta da sette persone, tutte arrestate e ora in carcere, acquistava per poi rivendere ai distributori. 

È quanto scoperto dalla Procura di Brescia nell'ambito dell'inchiesta 'Free Fuel' con le sette persone che sono state raggiunte in mattinata da ordinanza di custodia cautelare. Si tratta di due broker residenti in Lombardia, quattro residenti in Campania e un'altra persona che abita in Umbria.

Il gruppo aveva l'obiettivo di abbassare il prezzo finale del carburante attraverso società che avrebbero sistematicamente omesso il versamento di Iva. Le operazioni finanziarie passavano da due società formalmente registrate in Bulgaria e Romania, mentre fisicamente il carburante veniva caricato in autobotti e poi trasportato in Italia. 

Tra i documenti sequestrati nell' ambito dell'inchiesta c'erano alcuni fogli con indicata la parola "camorra" come destinazione finale di proventi. Il particolare è emerso nel corso di un incontro con la stampa. "Questo è un settore in cui le Procure devono impegnarsi di più", ha spiegato il procuratore aggiunto Sandro Raimondi. "Rifiuti e carburanti sono settori a forte rischio di infiltrazione mafiosa" ha aggiunto il magistrato bresciano. Contestata quindi anche l'aggravante mafiosa.

"Hanno agito per favorire la Camorra e il Gip ha confermato la nostra tesi", hanno spiegato le Fiamme Gialle. L'inchiesta è però nata "grazie alla segnalazione di imprenditori onesti: titolari di pompe di benzina ai quali era stato offerto carburante fortemente sotto costo", hanno dichiarato i vertici della Guardia di Finanza di Brescia.

A Napoli è stato scoperto un bunker dove veniva conservato il carburante. Sono complessivamente 14 le persone indagate, per 16 milioni di litri di carburante intercettato.