
Entro un anno al massimo sarà pronta la "scheda" che stabilirà le regole per la tutela dell'edificio in vista della gara per gli interventi e il riutilizzo che dovrà tornare a far vivere lo storico edificio.
"Ci siamo dati al massimo un anno ma io credo che sarà molto molto meno - dice il governatore Giovanni Toti - per stabilire quali sono i vincoli, e all'interno di quel quadro privati e pubblico dovranno agire per valorizzare l'immobile che è uno scandalo sia rimasto in abbandona per 30 anni".
"Non esiste il problema di cosa si fa ma di come si fa. In teoria è tutto possibile, il vincolo è il come" spiega il soprintendente Vincenzo Tinè. Si riparte da una larga intesa (Regione, Comune, Porto, Soprintendenza) dopo che nel 2013 la gara per la ristrutturazione e la gestione era andata a vuoto.
Toti, Signorini, Bucci, Tinè e il direttore del dipartimento di Archietettura e design dell'Università di Genova, Enrico Dassori, hanno firmato l'accordo quadro che si propone di mettere in fila tutte le regole, in modo da eliminare qualsiasi incertezza per gli investitori privati interessati.
Il vecchio silos granario sarà quindi "messo a disposizione di chi ha un buon progetto di sviluppo ovviamente legato all'occupazione per ristrutturarlo e poi gestirlo in tutte le sfaccettature: turistiche, commerciali e culturali". L'Hennebique fa parte della strategia del Comune per valorizzare il waterfront cittadino. "C'è molto interesse da parte di tanti per attività turistiche, alberghiere, commerciali e di ristorazione" sottolinea Bucci.
"Dopo 80 anni abbiamo finalmente messo in moto un processo. Non so come sarà l'edificio ma c'è il desiderio di avere una ricaduta economica sulla città" ha detto Bucci ai margini della conferenza stampa.
I nodi da sciogliere sono due, sottolinea Signorini. "Uno si risolve con l'accordo per la revisione del vincolo della Soprintendenza perché si tratta di un bene tutelato. Il secondo sono le destinazioni d'uso. Al momento restano esclusi residenziale e grande distribuzione, però anche su questo va fatta una riflessione molto attenta", spiega dicendo di non essere contrario a un uso per uffici pubblici.
L'intento è valorizzare Hennebique e tutto il contesto. Per questo ci sarà un collegamento con Ponte Parodi anche se i due progetti non saranno "ammanettati" dice Toti. Presenti alla firma anche gli assessori regionali allo Sviluppo Economico Edoardo Rixi che sottolinea la necessità di "ripensare una città aperta sul mare, sinergica allo scalo crocieristico" e all'Urbanistica Marco Scajola.
Inutilizzato ormai da quarant'anni, l'ex silos granario Hennebique ha una storia importante alle spalle: era stato realizzato nel 1901 con la tecnica brevettata appunto da Francois Hennebique, dal quale prende il nome, il primo in Italia in cemento armato. Situato accanto alla Stazione Marittima, era utilizzato per smistare i carichi di grano in arrivo e in partenza nel porto di Genova. La struttura smise di funzionare dagli anni '70 e da allora è rimasta inutilizzata e abbandonata, una ferita nel cuore del waterfront genovese, nonostante i progetti, mai realizzati, come quello di ospitare la facoltà di Ingegneria.
Costi troppo elevati per la ristrutturazione di un manufatto complesso e troppi vincoli da parte della Soprintendenza avevano contribuito a renderlo poco appetibile per eventuali investitori. Tanto che anche l'ultimo bando lanciato dall'Autorità portuale nel 2013 per la ristrutturazione e la gestione era andato a vuoto. Troppi vincoli anche nella destinazione d'uso, che prevedeva l'obbligo di utilizzare almeno il 51% della superficie per servizi pubblici, si era detto, non aveva aiutato.
Adesso Regione, Comune e Autorità portuale, ci riprovano, alleati con Soprintendenza e il Dipartimento di architettura e design dell'Università di Genova il cui direttore sottolinea la "ferita insostenibile per la città" rappresentata dall'Hennebique inutilizzato e abbandonato. Per avere un'idea di come ristrutturarlo le suggestioni sono molte, ma uno degli interventi a cui ispirarsi, citato dalla Soprintendenza, è quello di Fondaco dei tedeschi a Venezia.
IL COMMENTO
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