Il Mise, dal canto suo, ribatte che il decreto non si può modificare precisando che "un nuovo dpcm, oltre all'effetto di azzeramento della procedura di gara, comporterebbe anche la necessità ricominciare il procedimento dall'inizio". E poco prima si era appreso che Arcelor Mittal ha comunicato il 21 dicembre con una lettera ai commissari di Ilva di voler apportare modifiche al contratto di acquisto dell'azienda, proprio per mettersi al riparo da 'contestazioni legali' in Italia.
"La vicenda Ilva è sempre più complicata - afferma Bruno Manganaro, il segretario della Fiom genovese - e invece di discutere di industria e di occupazione e reddito finiamo per discutere di cavilli legali. Ma di una cosa sono sicuro: lo stabilimento Ilva di Genova è ancorato all'accordo di programma, unica cosa concreta in tutta la vicenda. E se i rotoli non dovessero più venire da Taranto, per me possono venire da tutte le altre parti del mondo"
"Credo - ha detto Manganaro - che in una fase come questa vogliano prendere tempo. Intanto a gennaio ci vorranno nuovi soldi e ce li dovrà mettere il Governo visto che Mittal non lo farà sennò rischiamo di perdere il mercato dell'acciaio". L'Ilva di Cornigliano sarà oggetto di due tavoli specifici già fissati dal Governo, il 17 e il 30 gennaio: "In tutto questo - ribadisce il segretario Fiom - noi abbiamo un punto fermo, che è l'accordo di programma e che sarà la base della discussione il 17 gennaio al Mise. Una cosa è chiara: chi viene qui si prende un milione di metri quadri e due banchine e si prende tutti, e sottolineo tutti, i lavoratori".
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