cronaca

Il Governo alla Fiom: "Mettete in pericolo la trattativa"
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Fabbrica occupata, blocchi stradali, protesta a oltranza. È iniziata la settimana più infuocata per la vertenza sulla cessione Ilva. La Fiom genovese e i sindacati autonomi hanno dato il via alla mobilitazione in rottura con Fim e Uilm. Una posizione stigmatizzata dal Governo, che paventa uno stop alla trattativa. A Genova assemblea al mattino, poi il corteo e il presidio che ha paralizzato via Cornigliano fino al primo pomeriggio. Fuori dallo stabilimento una tenda rossa per ripararsi dal freddo, giunto all'improvviso. "Staremo qui giorno e notte per difendere l'accordo di programma", assicurano i lavoratori.

Martedì si alzerà l'asticella. Il corteo muoverà dai cancelli di Cornigliano tra le 8.30 e le 9. Stavolta non si andrà a Ponente, ma verso il centro. L'itinerario è ancora da precisare, ma di sicuro si passerà da Sampierdarena e probabilmente i lavoratori bloccheranno l'Elicoidale, tappando di conseguenza sia l'autostrada sia la Sopraelevata. "Andremo avanti finché non arriverà la convocazione di un tavolo su Genova con tutti i firmatari, compresi i sindacati. Quel patto non può essere scippato e infilato in un polpettone a Roma. Noi non lo accettiamo", ribadisce il segretario della Fiom genovese, Bruno Manganaro.

Ma il ministro Calenda punta il dito contro l'iniziativa del sindacato e accusa: "Desta stupore e sconcerto che la Fiom Cgil promuova, fuori dalle regole, l'interruzione delle attività e proclami il presidio dello stabilimento Ilva di Genova, mentre il confronto fra le parti si è finalmente concretamente avviato. Proprio mentre si apre il confronto, reparto per reparto, del piano industriale proposto dall'investitore una simile iniziativa rischia di mettere a repentaglio la trattativa per tutta l'Ilva".

"Credo che servirebbe grande prudenza da parte di tutti - ammonisce anche il presidente ligure Giovanni Toti - Mercoledì andremo a ribadire al ministro Calenda che Genova ha un accordo di programma che detta i tempi di sviluppo, che Cornigliano è uno stabilimento produttivo, che Ilva occupa aree pregiate in un porto a grande espansione e che Mittal ha tutto l'interesse a venire qua a investire. Vorremmo anche sindacati che dicono tutti la stessa cosa, ci sono spazi sia per protestare sia per applaudire. Siamo all'inizio della corsa, credo non si debbano trarre conseguenze. Passo dopo passo vedremo il cammino".

"Rischia di saltare la trattativa? Dite al Governo che, in tal caso, potremmo conquistarci tante simpatie", la replica caustica di Manganaro. "È il governo che non rispetta i patti, inutile stupirsi della lotta - contrattacca - lo sciopero si può fermare anche subito se arriva la convocazione". Mercoledì, dopo l'incontro a Roma con Regione Liguria e Comune di Genova, la Fiom sarà in presidio sotto piazza De Ferrari per aspettare la delegazione e chiedere risposte sull'esito del confronto.

Dura la presa di posizione della Fim-Cisl: “In democrazia è la maggioranza che decide e la minoranza si adegua. La Fiom questa regola basilare del vivere civile l’ha dimenticata da tempo e pensa di poter dettare la propria linea massimalista alle spese di tutti i lavoratori, e questo per noi non va assolutamente bene - attacca Antonio Vella, segretario genovese - Una modalità, quella messa in campo dalla Fiom, che a pochi giorni dalla ripresa della trattativa con Arcerlor Mittal è inutile e dannosa, oltre che inaccettabile sul piano della democrazia interna. Perché appena 100 lavoratori, con modalità discutibili, hanno deciso di occupare la fabbrica non curandosi della maggioranza (oltre 1500) che invece la pensa in maniera diversa. Questa vertenza si risolve insieme con tutti i lavoratori del Gruppo e dentro le complessità che contraddistinguono questa difficilissima vertenza, e la Fiom, a partire dai suoi vertici, lo dovrebbe sapere". 

Un altro comunicato congiunto di Fim-Cisl e Uilm nazionali accusa la Fiom di avere occupato l'Ilva con un atto "incomprensibile": "I delegati Fim e Uilm, in via approssimativa, ci hanno comunicato che su circa 570 presenti al lavoro hanno partecipato all’assemblea solo 200 lavoratori e 350 sono rimasti al posto di lavoro. Tutti i restanti dipendenti non presenti al lavoro (250) sono lavoratori in cassa integrazione. Una minoranza di lavoratori, quindi, ha deciso in modo unilaterale di occupare la fabbrica prevaricando la maggioranza. Un vero capolavoro di democrazia diretta tanto decantata dalla Fiom".

"Ci chiediamo se si rendano conto i fautori dello scontro che con questo atto non solo rischiano di pregiudicare il negoziato in corso ma altresì offrono il fianco all’azienda che potrebbe optare per avere la disponibilità del sito - continua la nota - Non è in discussione l’accordo di programma ma la Uilm e la Fim (la Fiom genovese se ne faccia una ragione) stanno difendendo una parte fondamentale della siderurgia italiana. Cosa che vogliamo continuare a fare (insieme alla Fiom nazionale) a partire dal negoziato che apriremo con Mittal il 9 novembre quando discuteremo del Piano industriale".