In venti giorni ha riciclato 40 mila euro, aprendo conti pay pal dove depositare i soldi ricavati dalle truffe on line per conto di una organizzazione. Ma grazie all'intuito di una dipendente postale l'uomo - un romeno di 35 anni - era stato arrestato dai carabinieri. Oggi il romeno ha patteggiato una condanna a tre anni e sei mesi. Secondo il pm Emilio Gatti, l'uomo sarebbe solo la punta di un sistema molto più vasto e sul quale sono ancora in corso le indagini. Una organizzazione che riesce a mettere a segno truffe "classiche" sui siti di vendite in rete facendosi pagare acconti per merci che non arrivano poi al destinatario ma anche a 'bucare' i sistemi di prenotazioni e vendite.
Gli hacker professionisti, secondo gli inquirenti, si sostituiscono ai veri amministratori per truffare i clienti. La procura di Genova ha aperto un'inchiesta, al momento a carico di ignoti, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e frode informatica. Il sistema è ormai collaudato.
C'è chi si intromette nei sistemi dei siti e si finge poi venditore che offre gli oggetti più disparati fino ai soggiorni vacanza. Il cliente contatta l'autore dell'annuncio il quale gli propone una trattativa privata: a quel punto si conclude l'affare con il versamento di un acconto su un conto postepay senza, ovviamente, ricevere nulla in cambio.
Gli hacker a cui la procura sta dando la caccia sono anche in grado di entrare nelle mail di imprenditori e carpirne le eventuali fatture da pagare. La documentazione viene copiata e alterata mettendo un altro codice iban: l'imprenditore così versa all'hacker la somma dovuta ad altri
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