cronaca

E la metrò sotterranea si fermerà a Terralba: "Costa troppo"
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"L'applauso? È stato spontaneo. Purtroppo, però, siamo solo all'inizio del film". Edgardo Fano, segretario provinciale della Faisa-Cisal, ci va piano con l'entusiasmo. Ieri il consiglio comunale genovese presidiato dai sindacalisti ha detto sì a una storica delibera: Amt resta pubblica, niente gare, niente privati. All'indomani, il consiglio metropolitano ha approvato con 16 favorevoli e 10 astenuti la delibera che dà il via alla fusione tra Amt e Atp con operatività immediata.

Nel frattempo si sogna in grande: treni e tram, velocità e comfort, altro che vecchi bus guasti. Ma ci vorrà tempo. E denaro. Il futuro, insomma, è tutto da scrivere. A cominciare proprio dall'accorpamento con l'azienda delle corriere, forse il capitolo più complesso di tutta l'operazione insieme alle lacune finanziarie. Cosa buona e giusta, perché eliminerebbe finalmente la differenza tra bus urbani ed extraurbani, saltando i confini amministrativi della città.

Dov'è allora il problema?
Spiega Edgardo Fano: "La fusione si farà con Atp Spa, che ha solo il capitale sociale, mentre i lavoratori e la gestione del servizio competono ad Atp Srl, che però è partecipata al 48% da Autoguidovie". In parole semplici, col socio privato di mezzo la nuova Amt-Atp non avrebbe le carte in regola per l'assegnazione del servizio su tutto il bacino provinciale. E quindi andrebbe cacciato il terzo incomodo. "O il pubblico si ricompra le quote o si dividono i lotti. Soluzione che finora è stata esclusa", ricorda il sindacalista. Insomma, anche qui poche certezze e molti dubbi.

Altro problema: la copertura finanziaria. L'ok alla delibera su Amt è arrivato entro il 30 settembre, scadenza posta dal Governo per individuare l'affidatario del servizio. In teoria è sufficiente un atto di indirizzo come questo, in pratica bisognerà aspettare il parere del ministero dei trasporti. "La normativa è complessa - dice Stefano Balleari, vice sindaco e assessore alla mobilità - e purtroppo c'è anche la possibilità di perdere alcuni finanziamenti in caso di affidamento senza gara. Ma siamo convinti che il servizio debba rimanere pubblico e servire l'intera città, comprese le zone collinari, mentre un privato cercherebbe solo il profitto". Il rischio, dopo aver chiuso la porta ai privati, è quello di rimanere senza soldi: "Li troveremo - replica Balleari - in parte con efficientamenti, senza tagliare dipendenti, e in parte con risorse nazionali alle quali vogliamo attingere. Abbiamo già consegnato al ministro Delrio la nostra lista della spesa".

Intanto, al riparo dalle pastoie della burocrazia lavora il team universitario capitanato da Enrico Musso, incaricato da Bucci di redigere il piano della mobilità sostenibile. Tutto ruota attorno al 'pi greco' rovesciato, cioè il trasporto su ferro da Voltri a Nervi e nelle vallate fino a Pontedecimo e Prato. È ancora presto per i dettagli, ma di certo non si scaverà più nulla o quasi. Che sia tram o metropolitana, correrà comunque in superficie. E i soldi? Il sindaco a Primocanale ha detto che servono 450 milioni. "Andremo a battere cassa a Roma - assicura il suo vice Balleari - e ci stiamo muovendo per ottenere finanziamenti già nel 2018. Privati? Tutto è possibile, vedremo". Nel frattempo i sindacati chiedono soprattutto nuovi bus e una revisione della rete, perché il parco mezzi è in condizioni disastrose. 

La metropolitana 'mignon', invece, sembra destinata a rimanere tale. "Sicuramente oggi la linea finisce a Brin in un buco, dovremo collegarla con via Canepari - dice Balleari - mentre da Brignole proseguiremo verso Martinez e Terralba. Ma dobbiamo ragionare bene sui costi". Per andare in sotterranea fino al pronto soccorso San Martino, infatti, servirebbe già una cifra abnorme: 100-150 milioni secondo stime approssimative. Per questo motivo in corso Europa sembra più ragionevole far passare un tram svincolato dall'attuale metrò.

"Siamo piacevolmente sopresi perché finalmente c'è un'idea sul futuro del tpl. In Valbisagno il tram sarebbe forse il mezzo ideale, sull'esempio di quanto accaduto in Francia, dove ha riqualificato intere città", commenta Fiorenzo Pampolini, storico esponente del comitato 'Sì Tram' e futuro 'saggio' alla corte di Bucci. E ricorda che "in passato abbiamo perso ben 75 milioni di euro perché non c'erano le idee chiare, la giunta ci ha dormito sopra". Errori da non ripetere. Ora, invece, le idee non mancano. Ci vogliono le palanche.