
L'Iplom e i suoi serbatoi sono visti da sempre come un pericolo. Ma non sono loro l'origine di tutti i mali. Ai soliti miasmi da petrolio si è aggiunta ora una misteriosa puzza alla foce del rio Fegino. Un tubo della fogna? Il maxi deposito di rifiuti organici? O forse proprio Iplom? Chi lo sa. Intanto a pagarne le spese sono le attività commerciali: "Sabato qualche negozio era sul punto di chiudere perché i clienti non riuscivano più a respirare - denuncia Antonella Marras del comitato spontaneo Borzoli-Fegino - l'odore è veramente insopportabile".
In questo stesso punto sono in corso da quattro anni i lavori di messa in sicurezza idraulica sul rio Fegino, nel punto in cui sfocia nel Polcevera. La strada verrà alzata di circa un metro, creando così una sorta di trincea. "Finiremo come Sottoripa, bisognerà fare le scale per andare a casa e alla prima alluvione saremo tutti sott'acqua - si lamenta Francesco Traverso, anche lui membro del comitato - tra l'altro questi lavori non servono a niente perché allo sbocco del rio c'è la stazione di pompaggio della Saipem che continuerà a fare da tappo".
Altro guaio: coi lavori in alveo verranno spostate le tubature dell'oleodotto. Dove? Sotto le case dei residenti. In città metropolitana ci sarà una conferenza dei servizi. "Ma non ne sappiamo assolutamente niente - dice Marras - e ancora una volta saremo noi a rischiare la salute".
Venerdì prossimo ci sarà un incontro con l'assessore Campora, poi il Comune organizzerà una serie di tavoli alla presenza di Iplom e del Municipio. "Noi non abbiamo mai chiesto compensazioni economiche - prosegue la coordinatrice - ma chiediamo che sia tutelata la nostra vita. Il sindaco faccia rispettare tutte le prescrizioni sanitarie. Non vorremmo trovarci fra trent'anni ad avere problemi di salute per l'inquinamento che oggi è considerato a norma di legge perché non viene rilevato. Vogliamo solo continuare a vivere qui, in maniera sana".
IL COMMENTO
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