I protagonisti istituzionali - Comune, Regione, Camera di Commercio - che siedono, tutti insieme, intorno allo stesso tavolo con gli organizzatori di Ucina a mia memoria non si sono mai visti. Ed è la plastica dimostrazione che intorno al Salone Nautico di Genova si respira un'aria nuova, più costruttiva. Il prossimo 5 settembre è convocata la conferenza stampa di presentazione dell'evento e in quello stesso giorno si saprà se il governo - attraverso il Ministero dello Sviluppo dicono ciò - confermerà almeno il finanziamento dello scorso anno, cioè 1,5 milioni di euro.
Nel migliore dei mondi, quello stanziamento dovrebbe aumentare. Ma visto che il sottosegretario Ivan Scalfarotto lo aveva legato anche al ritorno del sereno nei rapporti fra Ucina e gli scissionisti di Nautica Italiana, almeno l'esecutivo si eviti un passo falso che sarebbe clamoroso: il Salone genovese merita il sostegno del governo "a prescindere". Quindi anche se le relazioni fra gli imprenditori italiani del settore non sono le migliori.
Quel che conta e che deve contare è il fatto che la manifestazione sia la più importante allestita nella sesta città d'Italia e che intorno ad essa ruotino economie non soltanto cittadine, ma anche regionali e nazionali.
Questo ragionamento vale per Palazzo Chigi - e l'onestà intellettuale messa in campo dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda su altri versanti induce al l'ottimismo - ma vale anche per Genova. Mi fischiano ancora le orecchie richiamando la prima intervista che Carla Demaria rilasciò a Primocanale nella sua veste di presidente di Ucina, la Confindustria del mare. "Occorre che la città - disse Demaria - ami il Salone, io invece vedo della ostilità".
Da allora molta acqua e molte polemiche sono passate sotto i ponti. Se non si vuole essere strumentali bisogna ammettere che Demaria aveva ragione. Allo stesso modo, però, oggi va riconosciuto - e Demaria per prima lo fa - che lo scenario è mutato. Le istituzioni locali si muovono all'unisono con la stessa Ucina, il Salone ha riconquistato l'adesione di aziende importanti quali Baglietto e Azimut (oltre ad averne catturate di nuove) e c'è la fondata possibilità di "stabilizzare il Nautico a Genova" come dice il governatore ligure Giovanni Toti.
Insomma, le tessere di questo puzzle stanno andando tutte al loro posto. Però ne manca ancora una, che, alla fine, è la più importante. Questa tessera si chiama Genova e non si riferisce alle istituzioni, che come detto stanno già facendo la loro parte, bensì ai genovesi intesi come abitanti della città.
Sono loro, adesso, che devono mostrare amore per il Nautico, sopportare senza mugugni i disagi che derivano dall'affollamento nei giorni dell'evento e sostenere la manifestazione con disponibilità e con gentilezza verso tutti i visitatori. In una parola, i genovesi devono saper essere accoglienti. Quando vogliono, sanno farlo benissimo. E il Salone Nautico val bene un sorriso.
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Intorno al Nautico un'aria migliore, ma ora serve il sorriso dei genovesi
E il governo almeno confermi l'entità del finanziamento
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