Prima variabile: peserà di più l'incazzatura degli elettori per gli errori e le inconcludenze delle tante amministrazioni comunali a trazione Pd (e prim'ancora Pci, Pds, Ds) oppure prevarranno le antiche radici a sinistra (e centro) della città, per cui farà maggiormente paura affidarsi alla destra (centro)?
Seconda variabile: l'ulteriore aumento dell'astensione, annunciato statisticamente da tutti i precedenti, colpirà di più il centrodestra o il centrosinistra, considerando anche la concreta possibilità che il popolo grillino segua l'indicazione di Luca Pirondini e decida di non scegliere, come ha detto il candidato battuto di Beppe Grillo, "fra la padella e la brace"?
Ecco, alla fin fine il ballottaggio di domenica prossima fra Marco Bucci e Gianni Crivello si giocherà molto su questi punti. Non sono gli unici che incideranno sul risultato conclusivo, ma rischiano di essere quelli principali. Per il resto, infatti, gli sfidanti si presentano come al primo turno, con il fardello di pregi e difetti che i genovesi hanno già giudicato, comparandoli nel più ampio scenario di nove candidati complessivi.
Le differenze rispetto all'11 giugno sono minime. Una è certamente l'accordo che Crivello ha stretto con Arcangelo Merella. In cambio del sostegno nella battaglia finale, l'ex socialista (ma solo perché è sparito il Psi) incamera la promessa di un assessorato. Con buone ragioni la si può definire un'intesa da vecchio sistema di potere e poltrone, ma per Crivello questa alleanza non è neutra.
Merella al primo turno ha ottenuto l'1,86% e poiché il suo elettorato è fortemente schierato e motivato è assai probabile che se non proprio tutto, almeno oltre l'1% si ripresenterà alle urne per votare come gli sta dicendo il suo leader. E siccome Crivello ha un margine non minimo da recuperare è ovvio che "tutto fa brodo".
Quanto a Bucci, si sta lambiccando il cervello per trovare qualcosa di veramente innovativo da offrire ai genovesi. L'ultima è la promessa di trasparenza e partecipazione attraverso i municipi. Per carità, idea lodevole, ma che non sembra tale da poter smuovere ampie fette di elettorato, soprattutto estraendolo dal grande contenitore degli astenuti.
In realtà, Bucci sembra dover fare una sola cosa: convincere i moderati che saprà tenere a bada gli eccessi dei leghisti-salviniani e che dopo tanta gestione della sinistra-centro è arrivato il momento di cambiare. Se non altro per riossigenare, non solo politicamente, l'aria di Genova.
Può portare come esempio l'amministrazione regionale: al netto di ogni giudizio sui contenuti del suo operato, ha sì una forte componente leghista, ma la mano del governatore Giovanni Toti è sufficientemente ferma per evitare qualsiasi sbandata non tollerabile dai liguri e quindi dagli elettori. Difatti finora lo schema si è rivelato vincente. Per il resto, come ben documenta quanto hanno scritto Mario Paternostro e Franco Manzitti sulla nuova geografia del voto, tutto è possibile. Quindi, auguri. Ai genovesi.
politica
Ballottaggio, dalle vecchie paure alla voglia di cambiamento
Genova si prepara a scegliere il nuovo sindaco
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