L’attacco sferrato all’Istituto delle tecnologie di Genova da parte della scienziata e senatrice Elena Cattaneo, cominciato più di un anno fa, alla presentazione dell’Expo di Milano insieme all’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (che l’aveva voluta, appunto, a vita insieme con l’architetto Renzo Piano) e che ha segnato l’ultima sciabolata nell’articolo sul Secolo XIX di alcuni giorni fa, sta diventando l’ennesimo episodio di una “grande guerra” tra gli organismi scientifici italiani.
Chi sono i più bravi? Chi ha più prestigio internazionale? Chi sforna più ricercatori “ricercati”? Chi brevetta di più? Chi ha concreti rapporti con le industrie? Chi spende meglio e meno burocraticamente? E, quindi, chi ha diritto a più finanziamenti nel misero panorama degli aiuti statali alla scuola e alla ricerca?
Dopo l’attacco della Cattaneo, la secca risposta del direttore scientifico dell’Iit nell’intervista che gli ho fatto per Primocanale nella quale Roberto Cingolani replica in sintesi: i nostri finanziamenti sono tutti alla luce del sole, noi non siamo “alti” nelle classifiche, ma “primi”, dico primi almeno nei sei settori specifici delle nostre ricerche. I ricercatori vengono da noi. Noi reclutiamo con criteri internazionali. Se poi vogliamo vedere i brevetti…. Tiriamoli fuori tutti.
Ma Cingolani va oltre e rilancia alla prof. Cattaneo la palla: vogliamo avere una valutazione neutrale e di alto livello? Benissimo. Facciamola fare ai grandi organismi scientifici internazionali. Noi siamo pronti. E sottintende: e voi? La sfida è tutta qui: si mettano sul tavolo i voti. Ma non quelli delle nostre piccole comunità caserecce, ma quelli che escono dai centri scientifici Usa, o britannici, o francesi. O le pubblicazioni sulle riviste di maggior livello. Voti veri e rivelati.
Oggi l’Istituto italiano di tecnologia risponde alla senatrice a vita con una lunga nota, densa di numeri che sostanzialmente riconferma quando Cingolani ci aveva raccontato: “Quanto sopra ai fini di fornire ai lettori una corretta informazione”. Contesta tutti i numeri della Cattaneo e sottolinea come all’Iit il costo “per ricercatore è molto basso perché non gravato da costi amministrativi e spese fisse troppo elevate”. “Situazione ben diversa da quella descritta nell’articolo…”.
Insomma alla sciabolata romana, l’Iit risponde con una contro-sciabolata genovese. In un momento delicato, cioè a pochi giorni dalle elezioni comunali di Genova che saranno un test nazionale forse a pochissimi mesi dalle elezioni politiche e in un frangente in cui sembra che Genova sia sottoposta a concomitanti e pericolose vicende: i seimila esuberi per Ilva, le istanze continue dei Cinquestelle contro il terzo valico e, appunto, l’assalto all’Iit, tentando un po’ grossolanamente (ma tutti attendono i numeri della Cattaneo e la pagella della comunità scientifica internazionale anche sull’Università italica) di mettere l’Istituto in cattiva luce.
E allora noi ci chiediamo: perché? A chi interessa l’indebolimento dell’Iit? E aspettiamo fiduciosi una forte risposta dei parlamentari liguri che fra poche settimane potranno o non potranno essere riconfermati nelle liste elettorali. Gli unici che hanno fatto la battaglia sono Lorenzo Basso del Pd e Maurizio Rossi del Gruppo Misto- Liguria civica. Attendiamo il verbo dei due ministri che stanno al governo con Gentiloni, Roberta Pinotti alla Difesa e Andrea Orlando alla Giustizia.
Ma, soprattutto, del segretario del Pd, Matteo Renzi che volle pochi mesi fa, visitare espressamente i laboratori di Morego, che spese anche all’inaugurazione dell’Expo parole di ammirazione per l’Istituto, ma che dalla sconfitta al referendum sembra essersi completamente dimenticato di Genova. Come mai? Forse non gli piace più il Pd locale?
politica
Iit, la "grande guerra" sulla ricerca mentre qualcuno dribbla Genova
Ora si aspetta che ministri liguri e Renzi escano dal silenzio
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