cronaca

Dal Santo Padre messaggi forti su lavoro, Chiesa, giovani e futuro
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Dalla visita allo stabilimento Ilva di Cornigliano, dove ha fatto risuonare parole forti in tema di lavoro e diritti, proprio dove è nata la siderurgia a Genova, fino all'emozionante celebrazione della messa finale alla Foce invasa da migliaia di fedeli, 80mila secondo gli organizzatori. Papa Francesco ha portato a termine la sua lunga visita al capoluogo ligure, la prima della sua vita nella città del cardinale Angelo Bagnasco presidente uscente dei vescovi italiani, ma anche del padre Mario Bergoglio, che da questo porto prese il largo alla volta dell'Argentina.

SPECIALE VIDEO: TUTTE LE TAPPE DELLA VISITA

"Voglio concludere con un saluto ai genovesi e un grande grazie per la loro calorosa accoglienza che mi hanno riservato ieri. Che il Signore li benedica abbondantemente". Così Papa Francesco al Regina Coeli in piazza San Pietro ha ricordato all'indomani della visita i tanti fedeli che lo hanno festeggiato.

Una giornata densa di incontri e spostamenti:
con i religiosi nella cattedrale di San Lorenzo, presidiata da centinaia di fedeli in festa; con il 'mare' di giovani al Santuario della Guardia e ancora sul Monte Figogna il pranzo con detenuti, migranti e poveri della città; con la sofferenza dei bimbi del Gaslini e dei loro genitori, ai quali il Santo Padre ha portato un saluto.

Un tour de force lungo quasi 12 ore che a tratti sembra aver provato anche fisicamente il Pontefice, in una giornata calda e soleggiata che ha fatto registrare anche qualche lieve malore tra le 100mila persone presenti per le strade in città, oltre a un ferito caduto da un muro nei pressi del Gaslini per fotografare il passaggio del Papa. Una giornata  che Primocanale ha seguito con una lunga diretta in televisione e sul web, anche grazie alle vostre e foto e ai vostri video, per una giornata destinata a rimanere nella storia della città.

PRIMA TAPPA: IL MONDO DEL LAVORO ALL'ILVA

Parole forti, che danno fiducia e speranza, come dicono tutti i lavoratori, emozionatissimi, alla fine dell'incontro con Papa Francesco. Il pontefice, subito dopo l'arrivo in aeroporto a Genova alle 8.17 accolto dai rappresentanti delle istituzioni e del clero, si è diretto all'Ilva di Cornigliano per l'incontro con 1.600 lavoratori, rispondendo alle loro domando. "Gli imprenditori e gli speculatori sono diversi - ha detto il Papa - e l'obiettivo non deve essere creare reddito, ma dare un lavoro a tutti. Solo così tutti avranno dignità". Alla fine dell'incontro i lavoratori hanno donato il pastorale in acciaio.

Il Papa, arrivato a bordo della papamobile nel capannone più antico dell'Ilva, quello in cui è nata la siderurgia a Genova, è stato accolto da applausi e cori.
Dopo il saluto del cardinale Bagnasco, arcivescovo di Genova, ha preso la parola commosso: "È la prima volta che vengo a Genova, essere così vicino al porto mi ricorda dove è uscito mio papà. Questo mi fa una grande emozione, grazie all'accoglienza vostra".

"Imprenditore e speculatore sono due cose diverse - ha detto Papa Francesco in risposta a Garrè dei cantieri San Giorgio - Lo speculatore usa l'azienda per fare profitto. Licenziare, chiudere, spostare l'azienda non gli creano alcun problema. Lo speculatore usa, strumentalizza, mangia persone e mezzi. Con lo speculatore l'economia parde volto e perde i volti. Il sistema politico incoraggia spesso gli imprenditori disonesti".

"Non bisogna rassegnarsi a un mondo in cui solo metà dei lavoratori lavoreranno e gli altri saranno mantenuti con un assegno sociale. L'obiettivo da raggiungere non è il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti. Senza il lavoro non ci sarà dignità", ha detto il Papa rispondendo a Micaela, una disoccupata. "Si va in pensione all'età giusta, ma è contro la dignità delle persone mandarle in pensione a 25, 40 anni con un assegno dello Stato. Vado avanti con un assegno? Sì. Ho dignità? No".

Parla Sergio, consulente finanziario: "Nei nostri ambienti prevale la competizione. Chiediamo a Vostra Santità consigli per camminare verso gli ideali del Vangelo, collaborazione e fratellanza". Papa Francesco risponde: "Molti valori stanno cambiando. L'accento sulla competizione è anche un errore economico perché nega che l'impresa sia prima di tutto cooperazione. Quando un'impresa mette in competizione i lavoratori tra loro nel breve periodo magari dà qualche vantaggio, ma finisce presto per minare il tessuto di fiducia che è alla base di ogni organizzazione".

Vittoria, disoccupata chiede: "Noi sentiamo le istituzioni lontane e matrigne. Ci conforta il calore umano della Chiesa. Santità, dove possiamo trovare la forza per crederci e non mollare mai nonostante tutto questo?". Risponde il Papa: "Non tutti i lavori sono buoni: il traffico illegale di armi, la pornografia, il gioco d'azzarda e tutte le imprese che non rispettano i diritti dei lavoratori e la natura. Un paradosso della nostra società è la compresenza nella nostra società di gente che vorrebbe lavorare e non ci riesce e gente che vorrebbe lavorare meno ma non ci riesce perché è stata comprata dalle imprese. Per poter fare festa dobbiamo lavorare. Una società edonista che vede solo il consumo non capisce il valore della fatica e del sudore, e quindi non capisce il lavoro".

"Parole molto chiare e schiette, quasi brutali - commenta il presidente Toti - il profitto non può essere macchiato dalla speculazione. Ha richiamato alla dignità del lavoro in sé".

"Siamo tutti grati e riconoscenti ancora una volta a Papa Francesco per il suo appello lanciato oggi all'Ilva di Genova, davanti a tante operaie ed operai, sul valore del lavoro e sul dovere delle imprese di non pensare solo al profitto ma di rispettare di più il contributo determinante dei lavoratori alla buona economia ed alla qualità di ciò che si produce". Lo afferma la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan.

"E' importante che Papa Francesco abbia ricordato qui a Genova che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Abbiamo bisogno di costruire un nuovo rapporto tra capitale e lavoro, avviando un sistema di relazioni industriali con pari responsabilità nelle scelte produttive ed una partecipazione organizzativa ed anche azionaria dei dipendenti, per una moderna democrazia economica".


SECONDA TAPPA: IL MONDO DELLA CHIESA IN CATTEDRALE


"Vivete da missionari: non siate statici, non abbiate paura della gente: Gesù viveva soprattutto per strada. La crisi di vocazioni? È anche colpa nostra: se non ascoltiamo i giovani, se testimoniamo una vita mondana, siamo noi stessi a provocare certe crisi vocazionali". È questo il senso del messaggio che Papa Francesco rivolge al clero genovese riunito nella cattedrale di San Lorenzo, seconda tappa della sua visita a Genova. A salutarlo all'esterno centinaia e centinaia di fedeli, che lo hanno seguito anche grazie a un maxischermo montato sul sagrato del duomo.

Il Papa ha subito invitato a pregare per i copti uccisi, in silenzio, e poi ha recitato con l'assemblea un'Ave Maria. "Oggi - ha detto - i martiri cristiani sono più che nei primi tempi della Chiesa". Poi la risposta alla prima delle quattro domande, posta da Don Andrea vice parroco di Certosa: "Come vivere bene la vita pastorale? Il Vangelo distingue bene i discepoli, la folla, i dottori della legge. La maggior parte del tempo Gesù lo passava sulla strada, questo vuol dire vicinanza ai problemi, non si nascondeva. Si nascondeva poi alla sera per pregare. Guardare sempre l'orologio? Non è una vita pastorale, Gesù non faceva questo. Non dobbiamo avere paura di perdere il nostro tempo. La paura più grande è quella di una vita statica: il prete che ha tutto ben risolto, strutturato, tutto al suo posto, gli orari, la segreteria. Io ho paura del prete statico".

"Lasciatevi stancare dalla gente, non difendete la vostra tranquillità", è il monito del Papa ai religiosi in San Lorenzo. "La vostra vita va vissuta come missione. Non siate legati alle strutture. Questi sono i criteri della Chiesa, i vecchi criteri che sono ultramoderni".

 Il papa ha ripreso un detto antico per condannare l'abitudine di parlare male degli altri:
"Alleva corvi e ti mangeranno gli occhi". "Il vostro bravo arcivescovo - dice Papa Francesco al clero genovese - il cardinale Canestri diceva che la Chiesa è come un fiume. L'importante è essere dentro il fiume, la varietà è lecita. A volte pretendiamo che il fiume diventi piccolo e scorra dalla nostra parte, ma questa non è fratellanza. Consiglio ai formatori: se vedete un seminarista intelligente ma chiacchierone cacciatelo via".

Quindi Papa Francesco interviene sulla crisi di vocazioni: "Se c'è calo demografico non ci sono ragazzi e ragazze, e quindi non ci sono vocazioni. È più facile convivere con un gatto o con un cane che con un figlio". Ma poi lancia una severa accusa: "I giovani sono testimonianze di autenticità, inseguono sogni, e anche noi dobbiamo assumere che con questi comportamenti siamo noi stessi a provocare certe crisi vocazionali. Ci vuole una conversione pastorale. Se tu non hai tempo, i giovani cercano altri che li ascoltino. Il Signore parla loro con la testimonianza".

"Vi chiedo di pregare per me, e vi ringrazio per la vostra vita presbiterale": così il Papa ha salutato i religiosi nella cattedrale di San Lorenzo per poi avviarsi al Santuario della Madonna della Guardia dove incontrerà giovani, poveri, detenuti e migranti.

Piange l'imam alle parole di Papa Francesco in cattedrale. Ad emozionarsi è Alfredo Maiolese, presidente della Lega musulmani europei, uno dei rappresentanti delle 'altre confessioni' che sono stati invitati a partecipare all'incontro con il Papa. "Le parole di Francesco mi hanno emozionato sino a farmi piangere perché sono il miglior strumento per avvicinare tutte le persone e sconfiggere gli estremisti", ha detto. Maiolese ha sottolineato l'importanza dell'invito in cattedrale. "Questo papa sta rivoluzionando i rapporti fra la chiesa cristiana e le altre religioni. E sta aiutando l'Islam ad essere meno isolata a causa dei terroristi. Il messaggio di pace di Francesco che parte dal basso, dalle esigenze delle persone, unisce tutti. Giornate come queste sono utili a sconfiggere i terroristi e portare un messaggio di pace nel mondo. Per questo dico grazie a Francesco che con il suo cammino sta abbattendo tutti i muri e unendo tutte le religioni".


TERZA TAPPA: I GIOVANI E GLI 'ULTIMI' ALLA GUARDIA


"Missionare" è la parola chiave nel discorso di Papa Francesco ai quasi 3mila giovani che hanno affollato il Santuario di Nostra Signora della Guardia sul monte Figogna, alle spalle di Genova, terza tappa della visita di Papa Francesco a Genova. Un neologismo, com'è nello stile del Pontefice, per invitare i ragazzi a "sfidare l'orizzonte con coraggio", proprio come i navigatori. E il Santo Padre, in un luogo simbolo della fede per i genovesi, cita più volte Cristoforo Colombo e la sua "pazzia", la stessa pazzia della fede che il Papa esorta ad abbracciare.

Dopo l'incontro con i giovani, che sono arrivati coi pullman di primo mattino marciando da Scarpino, il Papa si è fermato a mangiare in un pranzo privato nella Sala del Caminetto con 135 tra cui numerosi rifugiati, una ventina di detenuti di Pontedecimo e Marassi e un gruppo di senza tetto assistiti da associazioni di volontari genovesi fra cui Caritas, San Marcellino e Ceis. Il menù prevede trofie al pesto (quello di Zeffirino, fatto con l'ottimo basilico di Celle Ligure), arrosto con patate e crostata. Al pranzo nessuna autorità: solo il Papa, il cardinale Bagnasco e i commensali. C'era anche una bimba di 8 mesi.

Bergoglio ha salutato tutti i presenti con un grande sorriso e ha pranzato seduto tra due migranti africani giunti da poco in Italia e in attesa di ottenere asilo. Ha scherzato a lungo con i due commensali che, grazie ai suoi modi, hanno vinto l'emozione e la timidezza, confidando poi al Papa la loro esperienza di guerra e violenza. Al termine Bergoglio ha riposato brevemente prima di riprendere la visita a Genova.

Le domande dei giovani al Papa- "Le chiediamo una benedizione e anche un consiglio su come essere missionari sui nostri coetanei vittime della droga, della violenza, dell'alcol e degli inganni del maligno", ha detto una ragazza al Santo Padre. "Dio lo incontriamo tutti i giorni, nel silenzio della preghiera. Quindi le chiediamo qualche consiglio per vivere la nostra vita spirituale e di preghiera", aggiunge un giovane. Un terzo lo saluta: "Ciao Papa Francesco. Molti di noi giovani non hanno il tempo o l'occasione per incontrare la persona della loro vita. Può darci qualche consiglio su come farlo in pienezza e su come vivere relazioni vere e sincere?". "Quali gesti possiamo compiere per rispondere alle sfide della storia?".

"Non siate turisti della vita" - "Il cardinale ha detto che il vostro amore è turbolento e allegro. E questo è bello. Per me è una gioia incontrare voi, lo desidero sempre. E voi non volete risposte pret-a-porter. Gioia non è lo stesso che divertirsi. Noi ci rallegriamo quando le cose vanno bene, ma c'è anche un'altra trasformazione nascosta: l'essere missionari ci porta a imparare a guardare, col cuore. Così smettiamo di essere turisti della vita facendo fotografie e non guardando la realtà. Lasciate questo atteggiamento da turisti e assumete un compromesso (dice il Papa, intendendo impegno) con la vita. Non guardare i cuori della gente è suicida".

"Amare è stringere mani sporche: non giudicate" - "Tutti siamo peccatori - continua Bergoglio - e la missione ci trasforma. Tutti possono diventare santi. Aiutare i giovani in difficoltà? Senza amore non serve. Ma amare - dice Papa Francesco - è essere capaci di stringere la mano sporca, parlare con chi è in situazioni di degrado. Se qualcuno pensa di trattarli come stupidi che non sanno di religione, meglio che stia a casa. Questa è la pazzia della fede, della croce, dell'annuncio del Vangelo. Non date aggettivi alle persone, solo nomi. Non dite: quello è un ubriaco. Solo Dio può giudicare".

"Sfidate gli orizzonti come Colombo"
- "Genova - prosegue Papa Francesco - è una città porto che ha saputo ricevere tante navi e ha generato un grande navigatore. Cristoforo Colombo, che dicono fosse dei vostri, ma non si sa, voleva andare di qua passando di là. Ha avuto coraggio" Per essere discepoli ci vuole lo stesso cuore di un navigatore: orizzonte e coraggio. Non smettete di sfidare gli orizzonti. Orizzonte e coraggio: lo dico a tutti i genovesi". "Dovete avere il coraggio di chiedervi: è normale o non è normale? È normale che cresca ogni giorno l'indifferenza? È normale che molti dei nostri coetanei migranti, provenienti da Paesi dove rischiano la morte, vivano nelle nostre città in condizioni veramente difficili, è normale che il Mediterraneo sia diventato un cimitero?".


QUARTA TAPPA: L'INCONTRO CON BAMBINI E GENITORI AL GASLINI

"Non potevo non venire qui. La sofferenza dei bambini è la più difficile da accettare. Molte volte mi chiedo il perché, non trovo risposta, guardo il crocifisso e mi fermo lì", ha detto Papa Francesco prima di salutare i medici e tutto il personale del Gaslini nel corso della sua visita all'ospedale pediatrico genovese. "E allora il Signore mi chiama a stare, anche se brevemente, vicino a questi bambini e ragazzi e ai loro familiari", ha aggiunto.

Il Pontefice, appena arrivato, ha rivolto saluti e carezze a bambini e familiari, poi ha visitato il reparto di rianimazione. Dopo aver visitato il padiglione di rianimazione, Bergoglio ha firmato il guest book e ha voluto incontrare i circa 300 tra piccoli pazienti e i loro genitori, e il personale medico e infermieristico. "Negli occhi di chi soffre c'è Dio", la scritta su alcuni striscioni nel pubblico.

Questa la dedica che il Papa ha scritto sul libro all'ingresso del Gaslini: "A tutti coloro che lavorano in questo ospedale, dove il dolore trova tenerezza, amore e guarigione, ringrazio di cuore il loro lavoro, la loro umanità, le loro carezze a tanti bambini che, da piccoli, portano la croce. Con ammirazione e gratitudine. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Francesco".

Il papa "nel giro del reparto per ogni singolo paziente mi chiedeva con gli occhi di capire di quale patologia soffrissero, anche solo il minimo indispensabile. E quando ci ha salutato ha detto che certe sofferenze neppure lui le sa spiegare, non sa dare risposta. Ma è rimasto commosso dall'umanità e dalla speranza che vedeva nei volti di chi assisteva a questi piccoli pazienti". Lo ha detto il direttore del dipartimento di Alta intensità di cura Pietro Tuo stasera al termine della visita di papa Francesco all'istituto pediatrico Giannina Gaslini.

"Siamo nel santuario della sofferenza dei bambini, ma anche della tenerezza con cui sono presi in cura. Lei ha visto e toccato con mano entrando in punta di piedi nel nome del Signore. La sofferenza dei bambini e delle famiglie che li accompagnano riassume la sofferenza umana. Raccolga nella sua preghiera le lacrime di questo mare umano", ha detto il cardinale Bagnasco introducendo il saluto del Pontefice.

Ad aspettare il Papa c'èanche Rima siriana, musulmana, che stringe tra le braccia un bimbo piccolo, 3 mesi appena. Indossa l'hijab come comanda la sua religione. E nonostante il caldo soffocante siede in prima fila a aspettare papa Francesco che sta per arrivare all'istituto pediatrico Gaslini.

"Sono qui per lui" dice guardando il suo piccolino dormire. E vuole ascoltare il papa. "Si, lo conosco, per questo sono qui" dice ancora e saluta dicendo 'assalam aleikum', la pace sia con te. "La multiculturalità caratterizza da sempre il nostro istituto - ha detto il presidente dell'istituto Gaslini Pietro Pongiglione - che accoglie oltre 700 bambini da più di 70 paesi del mondo. Ed è una grande ricchezza professionale e personale la possibilità di avere qui culture e religioni diverse. In questo quadro la visita del Pontefice che è capo della Chiesa cattolica ma persona che rappresenta le religioni rappresenta un evento.

QUINTA TAPPA: LA MESSA FINALE ALLA FOCE

Si chiude con le parole di 'Ma se ghe penso', intonate dal coro Monte Cauriol, la grande messa solenne alla Foce, ultima tappa della visita di Papa Francesco a Genova.  Un canto che parla del suo passato e delle sue radici, perché da questo porto Mario Bergoglio, suo padre, partì nel 1928 in cerca di fortuna a Buenos Aires. "Quando vedrà il mare, da oggi, pensi anche alla nostra Genova, alla sua Genova", gli dice il commosso cardinale Bagnasco, arcivescovo di Genova, nell'ultimo saluto prima del viaggio in aeroporto.

Gli organizzatori hanno contato 80mila persone, ma i fedeli presenti in città secondo le stime sono stati più di 100mila. Molti sono arrivati già nel primo pomeriggio e hanno sopportato la calura in piazzale Kennedy, corso Marconi, piazza Rossetti e viale Brigate Partigiane dove sono stati allestiti i 12 maxischermi per consentire a tutti di vedere la messa.

Nell'Omelia Papa Francesco ha invitato a non farsi sopraffare dai ritmi della modernità: "Nelle nostre giornate corriamo e lavoriamo tanto, ci impegniamo per molte cose; però rischiamo di arrivare a sera stanchi e con l'anima appesantita, simili a una nave carica di merce che dopo un viaggio faticoso rientra in porto con la voglia solo di attraccare e di spegnere le luci -Vivendo sempre tra tante corse e cose da fare, ci possiamo smarrire, rinchiudere in noi stessi e diventare inquieti per un nulla".

"Per non farci sommergere da questo 'male di vivere' - ha detto ancora il Pontefice -  ricordiamoci ogni giorno di 'gettare l'àncora in Dio': portiamo a Lui i pesi, le persone e le situazioni, affidiamogli tutto. È questa la forza della preghiera, che collega cielo e terra, che permette a Dio di entrare nel nostro tempo. La preghiera è la forza che fa andare avanti il mondo; è la nostra missione, una missione che al tempo stesso costa fatica e dona pace. Ecco il nostro potere: non prevalere o gridare più forte, secondo la logica di questo mondo, ma esercitare la forza mite della preghiera, con la quale si possono anche fermare le guerre e ottenere la pace".

Alla fine il commosso saluto del cardinale Bagnasco. "Ora si congeda da noi. Siamo certi che nel suo cuore di padre e di figlio si siano mossi tanti sentimenti - ha detto Bagnasco ricordando che il padre di Bergoglio partì da Genova per l'Argentina - noi ci stringiamo a te con una duplice promessa: cercare ogni giorno l'ancora in Dio. L'altra promessa è questa: siamo liguri, schivi, scontrosi, un po' orsi, ma poi ci muoviamo e ci facciamo sentire. Gente di mare, che nel suo porto ancora vede tanti giovani partire. Come vede arrivare tante generazioni in fuga dalla fame, dalla violenza, dalla persecuzione e dalla guerra. Le assicuriamo che ognuno di noi continuerà a fare la sua parte perché Genova rimarrà città generosa, nonostante qualche mito. Vorremmo che d'ora in poi, ogni volta che vedrà il mare, non pensi solamente alla sua Buenos Aires, ma anche alla nostra Genova, alla sua Genova: Genova nella sua bellezza, nel suo splendore, che è come una perla splendente, avvolta dal vento ma custodita da una conchiglia fatta di mare e di monti, di cielo e di terra. Una perla splendente che ha tante potenzialità da esprimere. Siamo tutti certi che oggi lei ci ha dato un forte impulso, una fiducia più profonda perché possiamo riprendere il largo per il bene di tutti"

"Non la dimenticheranno i nostri giovani - ha detto Bagnasco - che ha provocato a non restare turisti della vita ma a saperla guardare in faccia vincendo ogni superficialità. Non la dimenticheranno i bambini e i genitori provati dalla sofferenza come pure quanti con compassione e competenza si dedicano alla loro cura. Non la dimenticheranno le istituzioni civili e militari, i volontari innumerevoli e i tanti che hanno collaborato in maniera silenziosa e umile".


IL SALUTO IN AEROPORTO

Prima di decollare in aereo alle 19.49, il Papa ha salutato le autorità presenti in aeroporto e ha benedetto la statua della Madonna di Loreto.

"Certamente il papa è risucito a mettere le ali a questa città.
Si è visto in queste 80mila persone piene di gioia e di calore. Commosso? Non si può non esserlo in certi momenti, soprattutto quando si parla della propria città, del proprio mare, della propria Chiesa, vengono fuori tanti sentimenti che immaginavo nel cuore del Santo Padre. Pagine toccanti ce ne sono molte. Penso al Gaslini e a quei genitori eroici, il Papa è passato come un angelo, a tutti ha distribuito un sorriso, una mezza parola, una benedizione. E poi il vero abbraccio conclusivo di tutta Genova, la Messa finale. Nel suo cuore c'era decisamente più felicità che stanchezza. Era molto contento di sentirsi così abbracciato da tantissima gente", ha detto il cardinale Bagnasco.