cronaca

Il presidente della Cei ha parlato anche di lavoro e Brexit
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 "Questa è una buona notizia per la scuola italiana e per il Paese perché a volte sembra che dobbiamo essere sempre gli ultimi della classe e invece pare che non sia così, anche con questo riconoscimento". Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, presidente della Cei e dei vescovi europei, commentando i dati Ocse pubblicati oggi secondo i quali la scuola italiana sarebbe la migliore in Europa nell'ambito dell'annullamento delle differenze sociali in particolare per quanto riguarda l'inclusione dei ragazzi delle scuole superiori.


"Sulla scuola bisogna puntare sempre di più - ha affermato il cardinale - perché sempre di più si rivela la necessità di un'educazione integrale, una formazione sempre più completa nella collaborazione e nell'alleanza tra famiglia, scuola e, io aggiungo, comunità cristiana per i credenti, perché non bastano le leggi". Infatti, ha concluso, "i problemi gravi che ci troviamo a affrontare non si risolvono solo con le leggi, che sono necessarie, ma con una coscienza spirituale, morale e nella formazione umana che, se i ragazzi e tutti noi non abbiamo, non viviamo bene".

Ma Bagnasco ha voluto spendere parole anche sull'alto tasso di disoccupazione presente in Italia: "Creare posti di lavoro. Ecco la priorità assoluta per chiunque sia chiamato alla responsabilità sia a livello locale che nazionale. Che abbia in primo luogo in mente il bene della gente che tuttora soffre un grandissimo disagio". Per il porporato il ruolo di sindaco "non è per niente semplice". Infatti, "nessuno che ha responsabilità pubbliche ha un ruolo semplice, ma l'appello che rivolgo ai futuri amministratori - ha concluso - è l'appello della gente, la priorità assoluta: creare posti di lavoro".

Bagnasco ha inoltre voluto commentare anche l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea: "Dividerci vuol dire non andare da nessuna parte perché oggi c'è bisogno di più Europa, non di meno Europa. Se l'Europa non ripensa le sue radici correremo tutti dei grossi rischi".

Il cardinale ha proseguito richiamando la necessità di una maggiore coesione tra gli Stati e i popoli: "Dobbiamo rispettare la decisione delle popolazioni e degli Stati, questo è fuori di dubbio. Ma da un punto di vista complessivo, oggi c'è bisogno di più Europa, non di meno Europa. In un mondo globalizzato è evidente che dividerci vuol dire non andare da nessuna parte. Occorre una Europa - ha sottolineato - che si ripensi sul serio, che ripensi le proprie basi, le proprie origini e il fondamento di ordine che non è finanziario, neppure politico in senso stretto, ma di ordine spirituale, morale, quindi di ordine culturale. Se l'Unione europea - ha concluso - non si ripensa nelle sue radici farà molta fatica e correremo tutti dei grossi rischi".