cronaca

"Capace intendere e volere, se provocato perde controllo"
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Quando dopo avergli sparato uccidendolo Claudio Borgarelli ha decapitato il cadavere dello zio Albano Crocco la sua personalità era caratterizzata "da fenomeni dissociativi di depersonalizzazione e pseudo allucinazione tipici di situazioni di così intensa emotività".

Lo ha detto nell'udienza fissata per l'incidente probatorio il professor Gabriele Rocca, incaricato dal gip Paola Faggioni di eseguire la perizia psichiatrica sull'infermiere di 56 anni che nell'ottobre scorso ha ucciso lo zio dopo mesi di liti per il transito su un vialetto davanti alla sua proprietà a Lumarzo. Rocca ha ribadito che Borgarelli, difeso dall'avvocato Antonio Rubino, era capace di intendere e di volere al momento del delitto, ma ha spiegato che l'uomo ha vissuto il periodo precedente l'omicidio "in maniera estremamente lesiva e angosciosa" a causa dei dissidi con lo zio. Il gip ha chiesto al consulente precisazioni relative alla causa scatenante il delitto, visto che Rocca nella consulenza depositata ha parlato esplicitamente di un "grilletto" scatenato dalle offese che Crocco aveva rivolto a Borgarelli la mattina dell'omicidio.


"Tutto lo stress precedente - ha detto il consulente - ha scatenato un innesco reattivo, una reazione offensiva motivata dalla provocazione". L'esame approfondito della personalità dell'infermiere studiata in questi mesi attraverso test specifici eseguiti da uno specialista e numerosi colloqui in carcere da parte dello stesso Rocca ha confermato come l'uomo se provocato tenda a quello che viene definito un "discontrollo" che può sfociare in reazioni anche molto violente. Dopo l'udienza di questa mattina il sostituto procuratore Giovanni Arena, che ha ereditato il fascicolo dal pm Silvio Franz, dovrebbe chiudere a breve le indagini chiedendo il rinvio a giudizio di Borgarelli che è accusato di omicidio volontario aggravato e soppressione di parte di cadavere