Cartelli e fischietti stamani davanti alla sede Acam contro l'aggregazione dell'azienda con Iren, come previsto dal piano di riassetto del gruppo che si occupa del servizio idrico. In questi giorni i consigli comunali stanno votando sull'aggregazione ma lunedì sera il consiglio della Spezia è 'saltato' per la mancanza del numero legale salvo due minuti dopo la fine della seduta rilevare che si sarebbe trattato solo di un errore di conteggio. Anche l'assemblea dei soci Acam prevista per martedì mattina è saltata, infetti meno di una decina di sindaci si sono presentati. Intanto incalza la protesta dei comitati Cittadinanza Attiva e Acqua Bene Comune. "Alla politica chiediamo che ci ripensi - ha detto Rino Tortorelli del comitato Acqua Bene Comune-. E i sindaci smettano di votare a opzione zero, con questo ricatto che non ci sarebbero alternative. Invece le alternative ci sono, si può fare la ri-pubblicizzazione. In 186 grandi città in Europa lo hanno fatto".
"La ragione per cui si vuole fare l'aggregazione è perché ci sarebbero maggiori investimenti - ha proseguito -, ma gli investimenti sono già presenti nel piano di Acam. È stato fatto un grosso lavoro di rientro dal debito con sacrifici e con l'aumento delle tariffe. Ora che hanno risistemato l'azienda vogliono venderla?".
I comitati hanno ricordato l'esito del referendum del 2011, contro la privatizzazione dell'acqua. "Ma visto che è interesse economico fare le privatizzazioni adesso ce le spacciano con altre scuse, il debito, l'occupazione e gli investimenti. Sono a rischio le ragioni dei lavoratori, dopo una tutela di 5 anni l'Iren potrà spostarli dove vuole".
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