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Intervista esclusiva al leader della scissione. "Renzi? Guapperie"
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La scissione? "Nulla di personale contro Renzi, ma le sue sono guapperie". Massimo D'Alema, leader della scissione in casa Pd, spiega a Primocanale il futuro di 'Articolo 1': dare agli 'orfani' della sinistra una casa dopo che Renzi ha cambiato la serratura del partito e li ha chiusi fuori. E sulle prospettive delle elezioni comunali a Genova: ricercare un nome condiviso da offrire a chi non vuole allearsi con Berlusconi. Un'intervista esclusiva a Primocanale con Mario Paternostro e Franco Manzitti. 

Cosa dice a Renzi che ha parlato di scissione scritta e firmata da D’Alema?
Lo seguo con difficoltà. Vorrei parlare dei problemi seri. Le scissioni di Renzi non interessano a nessun cittadino italiano. Anzitutto rifiuto l’espressione scissione: era già avvenuta nel senso che milioni di elettori del Pd se n’erano già andati, in particolare parte dell’elettorato della sinistra. Noi stiamo mettendo in campo una costituente del centrosinistra che raccolga queste forze e restituisca loro l’orgoglio di appartenere a questo grande movimento. Il Pd si è via via allontanato da questi valori. Questo è lo sforzo, io vi partecipo come volontario e cercando di dare un apporto di ricerca e idee a questo processo, ma i dirigenti sono altri.

Nella contrapposizione tra lei e Renzi quanto c’è di fatti tra voi e due e quanto di problemi del Paese?
Per me nulla di personale, ci sono i grandi problemi del Paese. Non sono interessato a questa guapperia. Renzi dovrebbe rispondere di come ha governato il Paese. Ha promesso una grande riforma delle istituzioni e gli italiani gliel’hanno cancellata. Ha promesso una grande legge elettorale e la corte costituzionale gliel’ha cancellata perché illegittima. Ha fatto il bellissimo Jobs Act, la Buona scuola. È un bilancio molto negativo. Mentre è in corso in Europa una modesta ripresa economica l’Italia risulta penultima nell’Eurozona e le previsioni economiche per l’anno prossimo dicono che siamo ultimi. Quando ci viene detto che grazie alle riforme di Renzi il Paese ha ripreso a correre, veniamo presi in giro. I poveri assoluti sono passati da 1,7 milioni a quasi 5 milioni. Le persone che stanno male si sentono prese in giro.

Messa così sembra tutta colpa di Renzi.
Non dico questo, ma lui ha governato il Paese per tre anni e non mi pare abbia segnato la svolta che tutti abbiamo sperato.

Anche lei?
Io ho dato una mano per la campagna elettorale, ho anche scritto un libro che il segretario volle presentare con me. Non ero candidato, ma ho fatto decine di manifestazioni. Siamo convinti che la svolta di cui ha bisogno al Paese debba rifarsi ai valori autentici del centrosinistra: non solo il diritto al lavoro ma i diritti del lavoro, drammaticamente indeboliti dal Jobs Act.

È di oggi la notizia di Dj Fabo che è andato in Svizzera a ricevere il suicidio assistito. Qual è la sua posizione?
Io credo che nei casi in cui la persona vive una grave condizione di sofferenza, intollerabile, credo che spetti a lui e ai suoi familiari decidere, non allo stato. Ci vuole il rispetto del dolore delle persone. Ci sono momenti in cui lo Stato deve fare un passo indietro e imporre una sopravvivenza biologica a chi vive una condizione di disperazione e sofferenza è una crudeltà.

Come ex presidente del Consiglio e segretario, che visione ha del mondo e dei venti populisti che soffiano? Cosa stiamo rischiando al di là delle nostre beghe?
Non sono beghe, è un dibattito politico. Oggi il pericolo maggiore viene da movimenti che definisco di una nuova destra, che non è quella liberale che ha voluto una globalizzazione senza regole che ha prodotto ingiustizie e disuguaglianze. Oggi c’è una nuova destra che, di fronte al fallimento della globalizzazione, propone non di andare oltre ma di tornare al nazionalismo, alla chiusura, a una politica di potenza che alza i muri intorno a sé, al razzismo. E tornano i pericoli di guerra. È difficile pensare alla guerra mondiale, ma è un mondo attraversato dai conflitti. Il Papa ha detto che viviamo in una sorta di terza guerra mondiale strisciante. È un’affermazione molto forte, ma non lontana dalla realtà.

Non sono un po’ tanti quattro o cinque partiti di sinistra?
Non so cosa intenda lei per partiti di sinistra. Molti sono progetti, non sono partiti. Spero possano convergere in un processo costituente. Guardo con molta simpatia politica Pisapia, ma penso che la prospettiva naturale sia convergere con questo movimento nascente. Non ci chiamiamo Dp, ma Articolo 1. Dice: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. In una frase ci sono due principi fondamentali, tutti e due messi in discussione. Non vogliamo dare vita a un gruppetto estremista, ma a una grande formazione aperta a tutti quelli che credono nei valori costitutivi. La prima parte della costituzione è programmatica. Questo movimento nasce con l’ambizione di non essere un partitino di sinistra. Anzi, speriamo di tornare ad avere una grande forza del centrosinistra. Ma bisogna che sia ridimensionata la forza del rottamatore, che ha distrutto tutto, ha svuotato il partito di contenuti democratici, ne ha svilito l’impostazione politica. Ma le sembra ragionevole che un partito di sinistra, con 5 milioni di persone che non hanno da mangiare, si tolgano le tasse sulle case dei ricchi? Le sembra ragionevole che si diano 500 euro ai figli dell’avvocato? La povertà è diffusa soprattutto tra i più giovani. E mi ferisce che alla fine è proprio l’elettorato più debole che finisce per votare i partiti populisti. La sinistra non fa il suo mestiere, cioè difenderli. Dobbiamo tornare ad essere vicini al nostro popolo.

Prima di questo fatidico referendum che ha fermato il rottamatore, lei ha detto che in tre mesi si poteva fare una riforma elettorale e istituzionale. Ma non sta succedendo.
Certo, per colpa di Renzi. È stata presentata in Parlamento una proposta di riforma costituzionale che prevede il dimezzamento del numero dei Parlamentari e la fine della navetta parlamentare con un meccanismo di conciliazione tra Camera e Senato. Il Senato non ha neppure iniziato l’esame. Il Pd lo ha impedito non eleggendo il presidente della commissione riforme costituzionale. E Renzi ha testualmente detto nella direzione: “Dicevano che avrebbero fatto le riforme, non sono neppure riusciti a eleggere il presidente della commissione”. Io a volte lo guardo esterrefatto. Bisogna dire con chiarezza che il fatto che il maggior partito paralizzi l’attività parlamentare è un fatto di cui poi il partito dovrà rispondere.
Qui a Genova la scissione è stata fatta quando scelsero Paita come candidata alle Regionali e Cofferati se ne andò.

L’altro giorno, quando Orlando ha presentato la sua candidatura, i bersaniani si sono scissi e sono andati tutti da Orlando. Genova vive una sorta di ingorgo elettorale. Che cosa succederà, che cosa si può fare in questa città?
È chiaro, ci sono persone che pensano ancora che il Pd possa essere cambiato dall’interno. Io ritengo che sia un’illusione, però è un’illusione che rispetto. Vedremo dopo il 30 aprile cosa faranno. Io non ci credo che avremo le primarie. Ormai partecipano gruppi organizzati che fanno capo alla struttura del partito.

Quindi sarebbe meglio non usarle?
Questo tipo di primarie aperte si presta ad ogni tipo di manipolazione. Nelle ultime ore in due sezioni a Napoli si sono presentate 8 mila persone che hanno rovesciato il risultato. Sono fenomeni che lasciano molto preoccupati. Noi abbiamo aperto una fase costituente.

Ma le elezioni saranno una prova interessante. Come parteciperete a Genova?
Sceglieranno gli amici di Genova, naturalmente. Bisogna valutare caso per caso se esiste una candidatura che possiamo sostenere e proporre, anche nell’ambito di una primaria del centrosinistra. Noi non siamo ostili al Pd, ma nasciamo per spingerli ad essere più attenti sul lavoro. E quando si è detto che la divisione della sinistra apre la strada alla vittoria della destra, questa è una sciocchezza assoluta: questa formazione richiamerà all’impegno politico persone che non hanno mai più votato. La somma dei voti del Pd più il nuovo soggetto politico supera di molto il Pd di Renzi. Anzi, noi rafforziamo l’argine contro la destra. Diciamoci la verità. Cosa ha in mente Renzi? È del tutto evidente che vuole fare l’accordo con Berlusconi.

Se però si perde Genova…
Noi vogliamo che resti al centrosinistra. Le assicuro che daremo il nostro contributo. Io conosco Genova. Conosco molti elettori tradizionali del centrosinistra che alle ultime Regionali non sono andati a votare, hanno rifiutato di votare Paita. Sono persone orfane, non hanno casa. Noi diamo una casa a queste persone. Io non sono il capo di nulla, sono un bracciante. Uno mi ha detto: “Io sono uscito come uno che esce a fare la spesa, torna a casa e gli hanno cambiato la serratura. Fate un nuovo movimento? Ora mi sento in lista per le case popolari”

LA REPLICA - "D'Alema ci ha rubato i sogni per 20 anni. Ogni volta che il centrosinistra ha fallito c'era il suo zampino. Ormai è diventato il mito dei 5 Stelle e della destra. La sua è una battaglia esclusivamente personale". Lo ha detto Raffaella Paita, capogruppo Pd in Regione Liguria, commentando le critiche di D'Alema a Matteo Renzi.