cultura

Lunedì a Montecitorio contro "la deriva privatistica"
1 minuto e 36 secondi di lettura
Nessun dorma... a Piazza Montecitorio. Arriveranno in 12 delegazioni, dal Carlo Felice di Genova al Massimo di Palermo, e useranno tutto il fiato che hanno in corpo per farsi sentire fin dentro il Parlamento il prossimo lunedì 27 febbraio mattina. Il loro scopo è difendere le Fondazioni sinfoniche italiane. Hanno deciso di cantargliele e suonargliele, dal Nabucco al Macbeth di Verdi. Fino all'Inno di Mameli, perché in gioco secondo loro c'è il cuore della Costituzione italiana, l'articolo 9: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione".

L'indice e la bacchetta sono puntati contro l'articolo 24 della legge 160 del 2016 che prevede - lamentano - la precarizzazione dei lavoratori delle fondazioni, il declassamento delle stesse, la chiusura temporanea dell'attività con riduzione della programmazione. "Artisti assunti a tempo pieno, già si stanno trovano a 50 anni in part time, come a Verona dove hanno licenziato l'intero corpo di ballo. Mentre chi è a contratto così non riuscirà mai a entrare", spiega Pierina Trivero, corista al Regio di Torino.

Il discorso è ampio. Si va dall'adeguamento degli investimenti per la cultura ai livelli europei (l'Italia è penultima in Ue), al riconoscimento della Musica e della Danza come beni fondamentali per la collettività per la loro funzione sociale e civile (come previsto dall'articolo 1 della legge 800 del 1967), a una maggiore fruibilità dell'offerta musicale per le fasce deboli della popolazione.

Al fondo della protesta - spiegano ancora -, la "deriva privatistica" della politica culturale del Bel Paese. I lavoratori del Teatro dell'Opera di Roma e delegazioni dal Teatro Regio di Torino, dal Carlo Felice di Genova, dall'Arena di Verona, dalla Fenice di Venezia, dal Verdi di Trieste, dal Comunale di Bologna, dal Maggio fiorentino musicale, dal San Carlo di Napoli, dal Lirico di Cagliari, dal Petruzzelli di Bari, dal Massimo di Palermo.