A sostenere Leoncini è soprattutto il mondo del centro storico, il suo habitat naturale. Ha preso contatti con associazioni come il Ce.Sto. e i Giardini Luzzati, le piccole imprese del turismo, le reti del volontariato e dell’accoglienza. Qualche sostegno dal Pd o dalla sinistra? “La mia è una candidatura indipendente che vuole rimanere tale – ribadisce Leoncini – ho parlato anche con esponenti della politica, del resto dialogo con tutti. Accettiamo ogni genere di sostegno, ma vogliamo essere liberi di esprimere la nostra proposta di cambiamento, senza riferirci a partiti o gruppi”.
Una proposta ben riassunta dal nome – “Genova Cambia” – e da una filosofia radicale: “Genova non è più la stessa, il mondo è cambiato. Ogni proposta di conservazione dell’esistente è destinata a perdere”. E allora, per Leoncini, si deve ripartire “dalla lotta alla povertà, con più risorse per i servizi sociali come le scuole e le mense, i piccoli lavori di manutenzione sul territorio. Chi vuole fare impresa qui trova una città logorata e sciatta, recuperiamo la bellezza e cominciamo dalle cose semplici. O Genova si apre o muore”.
Il percorso è ancora da definire. Il Pd, traumatizzato dalla scissione, rischia ora di annegare nel bicchiere delle primarie, e non è da escludere che sia Leoncini stavolta a vestire i panni dell’outsider. Alle spalle non avrà le élite arancioni, ma un solido radicamento nel mondo del sociale potrebbe garantirgli numerosi appoggi. E in caso di sconfitta alle primarie (o niente primarie)? “Non è importante la mia sorte. Io passo dall’essermi messo a disposizione a una candidatura reale e concreta. Poi verificheremo”.
IL COMMENTO
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