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Primocanale.it segue i lavori in diretta. Conseguenze devastanti per la Liguria
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Renzi si dimette e dice no ai ricatti. I liguri del Pd a Roma: Orlando rilancia la conferenza programmatica per ricucire lo strappo. Terrile: "Poche risposte da Renzi". Tullo sull'eventuale scissione: "Deciderò nelle prossime ore". Ermini: "In caso di scissione difficile fare alleanza con i dissidenti. Conseguenze gravi a livello locale". Nella minoranza passo indietro di Emiliano: "ci sono stati equivoci. Basta poco. Evitiamo il congresso in concomitanza con le amministrative".

17.30 - Si scioglie l'assemblea del Pd. Indetto formalmente il Congresso, martedì la direzione per fissare i prossimi passi. 

16.30 - Parla Michele Emiliano, uno dei leader della minoranza: 
"Il Pd non è stato un contenuto politico, ma un metodo. Serve una guida che abbia la naturale attitudine ad accettare anche i momenti di incomprensione. Credetemi, si soffre da matti. È la prima volta che vivo una fase così in un partito. Dall'altro lato sono maturate amicizie. Io sto provando a fare quel passo indietro, ditemi voi quale, che consenta di uscire tutti con l'orgoglio di appartenere a questo partito. Chi può ricomporre la situazione è solo il segretario. Non posso che dire che ho fiducia in lui e nella sua capacità di guidare questa gente meravigliosa. Ci mancherebbe che qualcuno ti dicesse che non devi candidarti", dice rivolgendosi a Renzi. Continua: "I conflitti scoppiano anche perché ci sono equivoci. Non è semplice decodificare certi segni. Siamo a un passo dalla soluzione, dal trovare i tempi giusti che consentano ai candidati alternativi al segretario uscente di sentirsi dentro la possibilità di portare una sfida dignitosa. Capisco bene che ci sono elezioni amministrative e che quindi dovremmo accelerare in modo consistente la procedura congressuale. Ragioniamo di una conferenza programmatica che tolga ogni alibi a chi perde. Togliete ogni alibi, anche a me, sul processo di scissione. È possibile trovare un punto d'equilibrio?

16.15 -
"La scissione ancora non c'è stata. Orlando? Spero che la sua posizione sia recepita dalla minoranza. Se ci dovesse essere una scissione sulla base della data di un congresso sarebbe molto triste. Sarebbe un danno ulteriore a livello locale che porterebbe sicuramente a elezioni più vicine": così David Ermini, commissario ligure del Pd. Ricomporre un'alleanza dopo la scissione? "Mi sembra molto difficile".

15.40 - Giuliano Poletti
: "Bersani ha posto un tema forte alla direzione: il ceto medio è in crisi. Ha ragione, ma io non so cosa dirgli. Per avere posti di lavoro in più abbiamo bisogno di imprese in più, e per fare questo bisogna assumere il dato del valore del merito. Per lunghi anni abbiamo accettato l'idea secondo cui la cultura non deve entrare in contatto con l'economia. Devo accettare la tesi secondo cui questi tre anni sono un buco nero? No. Ma andiamo a guardare la sostanza delle cose. I voucher: per dieci anni tutti i Governi sulla faccia di questo Paese hanno fatto una norma per allargarne l'uso. La mia opinone è che vanno cambiati radicalmente. Ma non è che potete scaricare colpe e ignorare la storia. Parliamo di scissione? Mi dispiace, bisogna che ci ripensiamo. Ma ci sono anche milioni di italiani ai quali non possiamo dire che è stato uno scherzo. 

14.50 - Parla lo spezzino Andrea Orlando, ministro della giustizia:
"In questi dieci anni quante cose sono cambiate. Dobbiamo declinare subito una ricetta, se no nelle periferie non ci torniamo. Mi hanno spiegato che su Facebook c'è un algoritmo per cui chi la pensa allo stesso modo si incontra e si fomenta. Nel Pd sta succedendo un po' questo. Io ho proposto di mettere in mezzo un passaggio programmatico per costruire un'altra idea di partito, non autoreferenziale. Dobbiamo fare sì che il Pd sia una forza di centrosinistra: essere democratici significa lottare contro la disuguglianza. Solo l'uguaglianza salverà la democrazia. Una piattaforma che ci unisca la possiamo scrivere in pochissimo tempo. Proviamoci: credo ci sia qualcosa di più importante di noi. 

14.15 - Massimo Zunino, coordinatore dei giovani democratici:
 "Dove sono i valori? Ho visto solo individualismo. Ma li vedete i barbari alle porte di Roma? Vedete l'Europa che lentamente muore e noi dentro a tirarci sassate per che cosa? Se a queste domande la risposta sarà la divisione tra noi, vuol dire che non avremo capito nulla. I nostri iscritti non sono numeri o tessere da scambiarci, sono persone che ci credevano e ci credono ancora".

14.05 - Orfini ha confermato che non sono arrivate candidature alla segreteria: alla fine dell'assemblea verrà indetto automaticamente il Congresso. 

13.50 - Dario Franceschini:
"Il populismo non è l'estrema destra, ma ha attraversato tutto. Dobbiamo ragionare con uno schema diverso. Con la scissione aumenteranno le possibilità che vincano Grillo o la destra. La spaccatura sarebbe il tema centrale dei prossimi mesi e non sui temi del Paese".

13.40 - Roberto Giacchetti
: salutiamo il conducator della scissione Massimo D'Alema, che il 3 dicembre informava il popolo italiano che il suo atto di organizzare i comitati del no sarebbe finito il giorno dopo il referendum e ha detto che sarebbe tornato al suo lavoro senza più occuparsi di politica italiana. Io penso che il congresso lo dobbiamo fare il prima possibile.

13.35 - Walter Veltroni:
"È sbagliato quanto sta accadendo. Rivolgo un appello a compagni, compagne e amici: non si separi la loro strada dalla strada di tutti noi. Non con un invito all'unità, ma dicendo che delle loro idee e del loro senso critico il Partito Democratico ha bisogno. C'è una storia dietro questo partito. Se nel 1994 popolari e progressisti fossero stati insieme avrebbero stravinto le elezioni e Berlusconi non avrebbe mai governato. Se fosse proseguita l'esperienza di Prodi sarebbe cambiata la storia di questo Paese. Ci stanno pensando Trump e Le Pen a ricordarci la meravigliosa differenza tra destra e sinistra. 

13.25 -
Se avessimo sentito questo ardore in questi tre anni, forse avremmo avuto maggiore forza nelle scelte - dice Teresa Bellanova - Parliamo del precariato, andiamo oltre gli slogan. Chi è intervenuto se non noi? Abbiamo detto a ragazze e ragazzi: basta coi co.co.co. Non ci siamo fermati agli slogan del reddito minimo a prescindere. Non siamo stati capaci di riconoscerci questo. Quando si va in giro si vede la distanza tra la nostra polemica interna e le persone. Non fermiamoci, ma mettiamoci in cammino. Costruiamo questo congresso per formare gruppi dirigenti. Come si fa ad andare nelle piazze senza sapere se ti dovrai difendere da Grillo o da quello del tuo stesso partito? Facciamo il congresso in tempi rapidi"

13.15 - Alessandro Terrile, segretario del Pd genovese, all'esterno della sala: "Mi auguro che la scissione si possa ancora evitare, il clima non è dei migliori. Da Renzi ci aspettavamo qualche apertura in più, non ha raccolto l'invito di molti pontieri. Conseguenze in Liguria? Se ci sarà, la scissione avrà ripercussioni nazionali. Sarà un indebolimento del Pd. Spero che nessuno vada via. 

13.05 -
 "Non la data di un congresso. Non la qualità dei legami tra noi. Non è una lotta di potere. Oggi in gioco c'è molto di più: spezzare il filo su cui ha camminato la sinistra italiana per oltre un quarto di secolo", dice Gianni Cuperlo. E aggiunge: "In un passaggio simile, l'idea di spezzare il progetto su cui la sinistra ha investito se stessa è un pericolo enorme. Per tutti. Se fossi stato il segretario del partito, oggi avrei detto queste parole".

12.50 -
 "Tutti stiamo vivendo un momento di grande preoccupazione e sofferenza". Così Piero Fassino. "Non si può compromettere questo progetto. E' del tutto legittimo l'intervento di Epifani, è un intervento da congresso, ma non sono queste le ragioni per separarsi. Ci sono tutte le condizioni per un congresso vero, non è la temporalità di un congresso che ne determina la qualità. Il congresso lo dobbiamo fare perché veniamo da due sconfitte, serve un dibattito vero".

12.10 - Guglielmo Epifani a nome di Rossi ed Emilano:
 "Ho votato Renzi con grande convinzione. Ma poi c'erano cose che non tornavano. Prima di tutte il Jobs Act: perché dovevamo avere licenziamenti collettivi quando mai nella mia vita da sindacalista un'azienda me li ha chiesti? Quando sciopera il 60% della scuola è evidente che le cose non possono andare avanti. La legge elettorale? Non ci voleva la Consulta per dire che non poteva reggere, non esiste al mondo un Parlamento eletto così. Il voto di fiducia è stato messo in due sole occasioni nella nostra storia: il 1924 e il 1953. La 'legge truffa'. Noi ci aspettavamo un proposta, il segretario ha tirato dritto, io credo che sia un errore perché un grande partito deve avere a cuore il superare le difficoltà ed è il segno della democraticità del processo. Se viene meno è chiaro che in molti si apre una riflessione che porterà ad una scelta. Non è un ricatto ma per stare in un partito ci vuole rispetto reciproco".

12.05 -  Renzi: "Avrei potuto non candidarmi per evitare il congresso. Ma accettare oggi di dire di no a una candidatura significa far passare il messaggio che siamo tornati quello che eravamo. Non accetteremo mai di dire a qualcuno di andarsene. Avete il diritto di sconfiggerci, non avete il diritto di eliminarci. Si va avanti perché ce lo chiede l'Italia, si va avanti per chi oggi non ce la fa e ha bisogno di una risposta concreta, si va avanti perché questo non è un partito di petrolieri e finanzieri. Il rispetto è anche uno sguardo soridente. Chi fa politica sta cercando di portare la comunità a stare un po' meglio di prima. Si va avanti allegri e frementi. Viva il Pd, viva l'Italia". Così il segretario dimissionario Matteo Renzi ha concluso il suo intervento di apertura. 

11.55 -
"Basta discussioni sul Governo. Vi chiedo un applauso per Paolo Gentiloni e il suo Governo. È impensabile che si trasformi il Congresso in un Congresso sul Governo", ha detto Renzi prima di citare alcuni contributi di iscritti in chiusura del suo intervento. 

11.50 - Renzi:
"Se ci sono elementi su cui non andiamo d'accordo, noi non buttiamo fuori nessuno. Noi invitiamo tutti a stare dentro. Ma la logica è che il potere appartiene ai cittadini che vanno a votare, non ai caminetti e alle correnti che si fanno a Roma. Sinistra è dove ci sono le ragioni dell'uguaglianza che non è ugualitarismo, dell'inclusione, del rispetto gli uni verso gli altri".

11.45 - Renzi: "Cos'è la sinistra? Io non accetto copyright
. È molto più di sinistra Teresa Bellanova, che è qui in prima fila, che tanti convegni fatti negli ultimi anni. Fare un grande investimento sul terzo settore è di sinistra. Anche se non canto bandiera rossa e non parlo di rivoluzione socialista".

11.43 - Renzi: 
"Come ultimo atto formale ho visitato il Pd di Milano. Molti non se ne sono accorti, ma loro hanno dimostrato di essere una comunità in forma capace di prendere quest'onda di novità"

11.38 - Renzi:
"Siamo fermi e impelagati nel dire congresso sì, congresso no. Resti agli atti quello che è successo. Sono stato insultato da due amici storici. A quel punto mi sono detto: blocca il congresso. Mi sono fatto carico di bloccarlo perché pensavo potessimo fare qualcosa insieme. Ero disponibile a fare le primarie, poi mi hanno chiesto congresso o scissione. Io soffro a sentire questa parola. Dovremo pensare alle altre forze politiche, mica solo a noi. Emiliano, Rossi, Speranza, D'Alema: in quell'assemblea è arrivata la notizia. Non svelo un segreto: io non volevo fare il congresso. Ringrazio Piero Fassino, è stato uno di quelli che più mi è stato vicino, mi ha chiesto di fare un atto di generosità. Ho comunicato formalmente le dimissioni. Peggio della scissione c'è solo il ricatto: non è accettabile che si blocchi un partito sulla base di un diktat della minoranza"

11.30 - Renzi:
"Non prendiamoci in giro: tutto nasce dal referendum. C'è un prima e un dopo 4 dicembre. Mi sento responsabile della sconfitta. È stata una botta per tutto il sistema Paese, e noi abbiamo la responsabilità di rimettere la macchina in carreggiata. Si stanno scindendo tutti, a sinistra e a destra, è una conseguenza fisiologica del proporzionale. Il punto centrale oggi è che l'Europa deve capire se può stare insieme". 

11.28 - Renzi:
"Una comunità politica deve rispettarsi sempre e anche praticare il rispetto verso la comunità dei simpatizzanti che passano le serate e le estati a organizzare le feste e le campagne elettorali. In questi due mesi il Pd ha bestemmiato il suo tempo. Io dico: tutti insieme, senza distinzioni, fermiamoci. Fuori di qui ci stanno prendendo per matti. C'è un punto di incomprensione che dobbiamo spiegare con molta chiarezza, ma la nostra responsabilità è verso il Paese. Si discuta oggi, ma poi ci si rimetta in cammino. Non possiamo continuare a stare fermi".  

11.25 -
"Propongo una parola chiave: rispetto", ha esordito Renzi in apertura dell'assemblea. 

11.20 - Inizia l'assemblea con 637 delegati accreditati. Renzi ha formalizzato le proprie dimissioni. 

11.00 -
"L'ultima domenica del Pd? Non esageriamo. Ce ne saranno anche altre": questa la dichiarazione del presidente della Toscana, Enrico Rossi 

10.55 -
Una lunga coda di candidati all'esterno del Parco dei Principi attende di entrare nella sala dell'assemblea che inizierà in ritardo. 

10.50 - Mi auguro che si arrivi a miti consigli.
 Ci sono proposte interessanti da verificare, come quella di dedicare la prima parte del congresso ai programmi e la seconda alle primarie. Credo che questa proposta possa essere accolta - dice Massimo Caleo, senatore del Pd - Certamente se arriviamo così alle amministrative non avremo un buon vento nelle vele. Bisogna trovare a ogni costo una soluzione di sintesi plurale".

10.40 -
Il deputato dem Lorenzo Basso: "È una discussione inutile, il Paese si aspetta che il Pd risponda ai problemi. Una scissione non ha senso. A Genova complicherebbe il quadro, il partito non può diventare una lotta di potere, questo è inaccettabile per i nostri militanti". 

10.30 -
"Spero che l'assemblea possa ricomporre quella che appare come una frattura insanabile, sarebbe un dramma Prevalga il buon senso. Io pronto a lasciare? Valuterò nelle prossime ore". Così il deputato Pd Mario Tullo

Renzi trarrà il dado: non sono io a volere la rottura, siete voi che avete cambiato idea non perdendo occasione per demolire me e quanto fatto in questi anni, sarà il ragionamento del leader che, dopo aver ripetuto che il governo Gentiloni non ha scadenza, si dimetterà convocando il congresso subito per celebrare le primarie o il 9 aprile o, al massimo, il 7 maggio.

LE CONSEGUENZE IN LIGURIA

La scissione in casa Partito Democratico rischia di avere effetti devastanti in Liguria
con le comunali di Genova e La Spezia alle porte e le difficoltà a trovare i candidati sindaci evitando le primarie. Mentre una ventina di persone ha raggiunto Massimo D'Alema per la riunione della minoranza Pd, dai circoli sono arrivati appelli all'unità e ad evitare le primarie per le comunali.

Appelli che rischiano di rimanere inascoltati. E proprio a Genova, dove la componente legata ai bersaniani è comunque molto numerosa, il rischio di perdere molti militanti è elevatissimo: "Ci sono pochi margini di manovra a questo punto - sottolinea il senatore Vito Vattuone - ed è chiaro che se ci sarà la scissione, un po' di erosione nel partito ci sarà".

Non soltanto i d'alemiani del gruppo Montaldo, dunque, ma anche altri: da Tullo a Margini l'impressione è che un pezzo storico del partito sia pronto ad uscire. I renziani sono in attesa: Simone Regazzoni, sempre pronto alla candidatura a sindaco, dice di non drammatizzare la scissione: "E' un passaggio politico - afferma - dobbiamo pensare ad un panorama nuovo".

Regazzoni pensa già alle alleanze in vista delle amministrative: "Se Forza Italia rompesse con la Lega si potrebbe pensare a una grossa coalizione, il partito della nazione va all'ordine del giorno". Parole che difficilmente potrebbero trovare molti consensi anche tra gli stessi renziani.

Quasi certamente in Liguria è destinato a rimenere nel partito chi è vicino al ministro Orlando: Terrile, Lunardon e la forte componente spezzina vicina al titolare del dicastero della giustizia, potrebbero avere un ruolo chiave. In caso di scissione non si può escludere che il tentativo di una candidatura unitaria, possibilmente della società civile, si possa ancora fare sia a Genova che alla Spezia. Viceversa saranno primarie: a Genova con Regazzoni c'è un altro renziano in corsa ed è l'assessore Piazza.

A sfidarli potrebbe essere il vicesindaco Bernini che si è detto pronto a rappresentare la componente più a sinistra del Pd. Alla Spezia invece la competizione sarebbe tra il paitiano Corrado Mori e l'orlandiano Davide Natale. Ma la strada è lunga e molto dipenderà da quanto avverrà nell'assemblea con la resa dei conti in casa Pd. 

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L'APPELLO DELL'ALTA VALPOLCEVERA - Ore di grande tensione all'interno del Partito Democratico e l'ansia per una possibile scissione si avverte con forza in modo particolare tra i militanti dei circoli. Dall'alta Valpolcevera, storico feudo rosso, arriva il grido degli iscritti al Circolo di Campomorone: "Evitate la scissione" dicono i militanti.

GIANNI VASSALLO - Sul tema della possibile scissione in casa democratica, questa mattina, a Primocanale è intervenuto il consigliere comunale genovese Gianni Vassallo già segretario ligure della Democrazia Cristiana. "Se sarà frattura? Non lo so, quello che è certo resta il fatto di come il Pd non abbia proprio nulla della cultura democristiana in grado di usare sintesi e lasciare le tensioni all'interno di quattro mura. Qui ormai tutto è affidato ai personalismi. Pd erede della Dc? Potrei citare per diffamazione chi lo sostiene".

RAFFAELLA PAITA - La capogruppo Pd del consiglio regionale della Liguria: "I margini per ricucire sono davvero limitati. A chi rappresenta la minoranza del partito interessa soltanto fare fuori Renzi e questo non può essere accettato. La rottura sarebbe una sciagura. Aggrappati a un passato vintage, capaci di tutto, anche di provare a ridicolizzare una grande storia. Farebbero qualsiasi cosa per liberarsi di Matteo Renzi, anche rubarci il sogno di un PD che cambi il Paese. Mi appello alla parte che sta tenendo un filo aperto. Non permettiamo a D'Alema il ruolo di pifferaio magico. Salviamo il Pd". 

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CAMPO PROGRESSISTA - "Evitare una scissione" nel Pd, che sarebbe "non solo un peccato, non solo una sconfitta, ma una sciagura per il Paese". E' l'auspicio da "non iscritto" di Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano e leader di Campo Progressista, che da Londra, prima della presentazione al King's College, di fronte a una platea di studenti italiani, del film 'Il sindaco professore', dedicato alla figura di Renato Zangheri, storico primo cittadino Pci di Bologna dal 70 all'83, chiede a tutti "un passo indietro per poi farne due in avanti".

LE REAZIONI DELLA 'MINORANZA' - Il governatore della Puglia, Emiliano: "Scissione evitabile, ma non abbiamo paura". Bersani: "Aspetto che lo dica il segretario". Rossi: "Evitare un congresso-conta che releghi la sinistra a ruolo marginale nel partito". D'Alema annuncia che non parteciperà all'assemblea PD. Appello di Franceschini per evitare la scissione: "I margini ci sono".

GUERINI CONTRO GLI ULTIMATUM - Il numero 2 del partito Lorenzo Guerini si è scagliato via Twitter contro la 'minoranza' "Toni e parole che nulla hanno a che fare con una comunità che si confronta e discute. Gli ultimatum non sono ricevibili".