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L'annuncio in un comunicato: "Continuo per responsabilità"
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Marco Doria non si dimette e non si ricandida, anche se non lascerà la politica. Le indiscrezioni sono state confermate da un comunicato in cui il sindaco conferma che resterà in carica per non affidare le partite più importanti, tra cui Amiu, a un commissario prefettizio, a patto che ci sia "condivisione del percorso". Al tempo stesso chiarisce: "Non intendo ricandidarmi alle prossime elezioni". E rivela che era "una scelta maturata da tempo", tenuta segreta per non "alimentare il clima da campagna elettorale". Un passo indietro che, però, non conciderà col ritiro dalla scena.

Era stato il segretario del Pd genovese, Alessandro Terrile, a escludere in maniera ufficiosa l'ipotesi delle dimissioni, che circolava in maniera insistente dopo il Consiglio in cui è stata bocciata la delibera sull'aggregazione Iren-Amiu. Le voci di Palazzo Tursi sostenevano che il sindaco, martedì sera, avesse manifestato l'intenzione di dimettersi se la delibera non fosse passata. Ma lo stesso Doria, nella propria nota, parla di "spirito di servizio" e di "responsabilità" e ribadisce il duro giudizio sul voto negativo arrivato in sala rossa. 

"Sto valutando l’effetto che avrebbero oggi le mie dimissioni. Una valutazione concreta e circostanziata delle ricadute di un commissariamento dell’amministrazione a pochi mesi dal voto sulla operatività del Patto per Genova o del bando periferie, sulla possibilità di far arrivare e di impiegare al più presto a Genova i fondi che il Comune ha ottenuto dal governo. E ancora un esame non superficiale del disastro che il voto irresponsabile di ieri crea per Amiu, per la Tari, e per i suoi impatti sul bilancio del Comune in via di definizione. Egualmente considero gli effetti di una gestione commissariale della Città Metropolitana, che (allora come Provincia) ha vissuto in tempi recenti una lunga stagione di commissariamento", scrive il sindaco. 

"Il voto del Consiglio comunale su Amiu - prosegue Doria - ha determinato una situazione assolutamente grave di cui è doveroso prendere atto. Si è così minata e si chiude una esperienza nel corso della quale sono state affrontate, tra mille difficoltà, con serietà e onestà, tante complesse questioni e si sono ottenuti importanti risultati (basti pensare tra l’altro ai cantieri aperti per la messa in sicurezza del nostro territorio e al lavoro efficace per lo sviluppo turistico e culturale della città). La proposta avanzata per dare un futuro ad Amiu rispondeva a questi criteri". 

Quindi, il passo sulla sua ricandidatura: "Ho svolto il mio ruolo di sindaco per spirito di servizio, senza essere mai mosso da calcoli opportunistici o da interessi personali. Non intendo ricandidarmi alle prossime elezioni. Si tratta di una scelta maturata da tempo e comunicata e discussa con chi mi ha sostenuto, senza farla diventare pubblica alimentando anzi tempo quel clima da campagna elettorale permanente che tanto nuoce al nostro Paese". Ma poi rilancia: "Con immutata passione non intendo sottrarmi all’impegno per costruire per Genova un credibile schieramento di centrosinistra aperto alla società civile.

Poi chiede esplicitamente sostegno ai suoi:
"Sulla base di tali non affrettate ma comunque rapide analisi, per una assunzione di responsabilità nei confronti della città, è necessaria una condivisione di questo percorso e soprattutto di questo spirito ancora una volta di servizio, da parte di soggetti politici e della società civile e di quei consiglieri comunali che non intendono seguire logiche di contrapposizione politica ma vogliono lavorare sino all’ultimo sui diversi problemi della nostra comunità. Questa condivisione deve essere chiara ed esplicita e tale da giustificare l’opportunità per alcuni mesi di un’azione amministrativa rigorosa e non delegata a un commissario di governo", conclude il comunicato. 

"Il voto di ieri - ha risposto Alessandro Terrile, segretario genovese del Pd - sancisce la fine della maggioranza uscita dalle urne, la fine di un’esperienza politica iniziata con le primarie del 2012. Apprezziamo le parole di Marco Doria, e condividiamo la necessità di verificare in tempi rapidissimi se in questo ciclo amministrativo esistono ancora i numeri per approvare il bilancio di previsione 2017 ed una soluzione sostenibile per il futuro di Amiu. Non pensiamo di tirare a campare. Prima del destino di questa giunta, e di questa esperienza amministrativa, per il Pd viene il senso di responsabilità nei confronti della città, dei cittadini, e dei lavoratori".

SOSTEGNO DALLE COMPAGNIE PORTUALI - Le storiche compagnie portuali genovesi si schierano a fianco del sindaco contro "l'instabilità" e gli chiedono di restare. Antonio Benvenuti, console della Compagnia Unica Paride Batini e Tirreno Bianchi, console della Compagnia Pietro Chiesa, scendono in campo chiedendo che "Doria concluda il suo lavoro per Genova. 

Di fatto, lo stop brutale alla delibera sulla privatizzazione di Amiu ha aperto non solo una crisi politica, ma anche un baratro amministrativo. Perché adesso bisogna inventarsi qualcosa in fretta e furia per evitare ciò che anche senza remore “un disastro”. E lo aveva detto a chiare lettere: “Non mi preoccupa il futuro di Doria, ma quello di Amiu”

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La seduta di giunta era iniziata prima di mezzogiorno ed è finita nel primo pomeriggio senza pubblici verdetti. Silenzio totale, almeno di fronte ai microfoni. Poi il comunicato, poco prima delle 17. Fino a prova contraria, insomma, la giunta rimarrà al suo posto, consapevole tuttavia di essere finita in un ginepraio. Doria e Terrile non smettono di ribadire che “i genovesi rischiano di pagare una Tari insostenibile, maggiorata del 20%”. Senza l'ingresso di un nuovo socio, dicono, si potrebbe andare fino alla liquidazione. “Noi una soluzione l'avevamo trovata – dice il segretario – ora i consiglieri che hanno voltato le spalle si devono prendere la responsabilità di quello che accadrà”.

I sindacati, dopo aver cantato vittoria, respingono al mittente le accuse. “C'erano quattro anni per trovare una soluzione, perché siamo arrivati all'ultimo minuto utile? – si chiede Stefano Scarpato, segretario regionale di Uiltrasporti – noi un accordo lo avevamo trovato a luglio, ma il Comune lo ha disatteso con lo spauracchio di fare la fine di Livorno. Probabilmente questa operazione si doveva fare a tutti i costi”. Ad agitare Uil, Cisl e Fiadel – la Cgil aveva invece firmato l'accordo – era soprattutto la perdita del controllo pubblico su Amiu in quanto Iren sarebbe entrata al 51% (in prospettiva il 69%, secondo i progetti).

Probabilmente si proverà a ritoccare la delibera - già investita da una pioggia di 63 emendamenti - per strappare i consensi necessari. Sarà l'ennesimo tentativo di mediazione interna. Dopodiché arriveranno le dimissioni? Terrile è possibilista ma perentorio: "Già ieri Doria legava il passaggio della delibera a conseguenze politiche. Ma prima si trova una soluzione per Amiu, poi si trarranno queste conseguenze. Se necessario, anche con le dimissioni. Ma non prima di avere individuato una strada alternativa per l'azienda". 

Un risultato politico è però arrivato, per quanto ormai scontato
: Doria ha sciolto la riserva sulla sua ricandidatura. La spaccatura tra lui e il Pd è ormai palese e la frattura (c'è chi la chiama "tradimento") che si è manifestata nella maggioranza durante la vicenda Amiu-Iren nasce ben più a monte. Per Terrile è “l'epilogo di un'ambiguità che nasceva dalle primarie del 2012 e ci siamo trascinati lungo tutto il ciclo amministrativo. Questo voto ha chiuso una fase politica e porta a ripensare la costruzione di un campo per le prossime elezioni”. Campo che, si può prevedere, penderà sempre meno a sinistra