cronaca

In vista del convegno dell'11 febbraio
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 “Chi ha combattuto per far avere a Genova una medaglia d’oro per la resistenza e quindi renderla una città libera e democratica lo ha fatto anche perché si possano ospitare convegni di chi non la pensa come lui. Io penso che anche quando le idee non sono condivise mi devo battere perché quelle idee possano essere espresse. Mi auguro che nessuno torni indietro su questo principio elementare di democrazia”.

Cita Voltaire, il presidente Toti, anche per buttare acqua sul fuoco. Ma la libertà di espressione non è la stessa per tutti. Perché quando le idee sono contro la democrazia, i difensori della democrazia puntualmente alzano gli scudi. Soprattutto quando i personaggi sono inconfondibili.

Udo Voigt, eurodeputato del Partito Nazionaldemocratico tedesco, che ha sminuito l’Olocausto e lodato le SS. Yvan Benedetti, che ha accusato Marine Le Pen di essere troppo morbida e ha presieduto l’Œuvre Française, un’organizzazione ultranazionalista sciolta nel 2013 per decreto governativo. Nick Griffin, espulso dal partito nazionale britannico e già condannato per incitamento all’odio razziale. Tutti invitati da Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, al convegno fissato a Genova per l’11 febbraio, dal titolo ‘Per l’Europa delle patrie’ e organizzato da ‘Alliance for Peace and Freedom’ (Alleanza per la pace e la libertà…), presieduta dallo stesso Fiore.

Il sindaco Doria assicura di aver preso contatto con l’Anpi per organizzare una manifestazione di risposta. “Bisogna opporsi a forze razziste, neonaziste e xenofobe che nulla hanno a che fare con la libertà di pensiero. Contrastare queste idee è un dovere civile, proprio a tutela della libertà”, scrive. Simone Leoncini, presidente del Municipio Centro Est, chiede piuttosto di “tranquillizzare subito Genova, città civile e democratica, garantendo che tale provocazione non avrà luogo”. Perché “tali adunate – aggiunge – mettono a repentaglio la sicurezza della città e contrastano palesemente con la Costituzione di questo Paese”.

Il Pd in Regione ha chiesto alla giunta di sospendere i lavori per discutere un ordine del giorno su come fermare il convegno. “Dobbiamo difendere la storia democratica di Genova e della Regione Liguria”, dichiara la capogruppo Raffaella Paita. Ma Toti ha tagliato corto: “Il convegno non rappresenta le mie idee, né quelle della mia famiglia e i valori di democrazia e antifascismo che sono ben radicati in questa amministrazione, come è stato dimostrato: a Sandro Pertini abbiamo dedicato giornate e soldi pubblici. Credo che l’autorizzazione di eventi pubblici spetti a Prefettura e Questura e non al consiglio regionale”. E poi ha scritto al Prefetto perché vigili sull’ordine pubblico.

Pronta la replica. “Come può il governatore ligure sottovalutare o peggio sostenere che anche i fascisti debbano poter esprimere le proprie idee. È gravissimo, faccia marcia indietro e si scusi”, risponde il Pd. Anche l’Anpi interviene: “Se si ricorda Pertini, si deve anche ricordare anche quel Pertini che il 30 giugno del 1960 ha impedito l'affronto di chi era tornato in città dopo aver fatto deportare 1500 operai dalle fabbriche genovesi”. Gianni Pastorino, di Rete a Sinistra, lancia la sfida: “È vero, la Regione non potrà impedirlo. Ma come consiglieri possiamo occupare lo spazio politico: dire chiaro e tondo ai genovesi che noi non siamo d’accordo, noi siamo contro qualsiasi cerimonia fascista”. Molti citano le leggi Scelba e Mancino, che puniscono l'apologia di fascismo e in generale la propaganda di ideologie contrarie ai principi costituzionali.

Dello stesso avviso il Movimento 5 Stelle: “Un no senza se e senza ma ad ogni convegno, incontro o manifestazione che si richiami apertamente all'ideologia nazi-fascista. Democrazia e fascismo sono l'antitesi una dell'altro”. I sindacati confederali, Cgil-Cisl-Uil, definiscono il convegno “inopportuno” perché “potrebbe rivelarsi causa di disordini pubblici, cosa che potrebbe portare danni a cittadini e lavoratori in un territorio come il nostro, già attanagliato da problemi sociali e occupazionali”.

Invece Gianni Plinio, oggi in Fdi e in passato colonna locale del Msi, si schiera con Toti: "Bravo Presidente! Ha dato una bella lezione di democrazia a chi democratico non è mai stato. Solo dei nostalgici della guerra civile o dell'Unione Sovietica possono ritenere di chiudere la bocca, magari con la violenza, a chi la pensa diversamente”. Anche la Lega Nord, per bocca del capogruppo regionale Alessandro Piana, difende il diritto a organizzare incontri "senza ingerenze da parte dei partiti o degli enti costituzionali". 

L’ultima parola spetterà insomma a chi governa l’ordine pubblico. Del resto Fiore lo aveva annunciato, quando arrivò in città il 23 dicembre 2015, promettendo un raduno delle ultradestre europee proprio a Genova, la città del socialismo, della Resistenza e delle lotte operaie. Una provocazione. Ma in un certo senso, si può già dire che abbiano vinto loro. Scatenando con poche mosse una centrifuga politica e mediatica che li ha strappati al loro naturale destino: l’oblio.