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Storia di un ragazzo marocchino e del suo insegnante
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Un ragazzo marocchino sedicenne che dorme in classe, chiuso in se stesso. Un insegnante al suo primo anno in quella scuola che cerca di scoprire cosa si nasconde dietro la scontrosità e la ritrosia dello studente irrequieto. "Il ragazzo che amava gli alberi", lo spettacolo proposto ieri sera in prima assoluta al Teatro Duse dallo Stabile genovese, salutato da applausi calorosi, è la storia di un rapporto nato fra i banchi di una scuola fra un adulto e un adolescente che ha lasciato la propria terra e si trova sradicato in un'altra realtà.

È la storia di Rachid che ama gli alberi perché hanno le radici ben piantate in terra e sogna di essere come loro. Grazie al professore, scoprirà i libri, la lettura, troverà il coraggio di scrivere, vivrà la gioia di "perdersi", lui abituato al deserto, in una vera foresta fra abeti e larici. Fino a che, bocciato a scuola, scomparirà con la sua famiglia, lasciando nel professore un senso di colpa e di smarrimento per non essere riuscito, comunque, a salvarlo.

Pino Petruzzelli firma testo e regia dello spettacolo e ne è anche l'interprete unico sul palcoscenico.
Un articolato e complesso monologo accompagnato da immagini e contrappuntato dalla voce registrata del ragazzo. Petruzzelli è bravissimo a mantenere il giusto ritmo della narrazione, a equilibrare il racconto con le riflessioni emotive in una atmosfera poetica ed elegante.