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E le elezioni potrebbero slittare in avanti
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D'Alema ha avuto i suoi ministri ed è sereno, i giovani turchi hanno la conferma di Orlando e ora Renzi sa che il congresso può vincerlo anche senza i voti di Franceschini. Maria Elena Boschi diventa il punto di incontro con il presidente del Consiglio che la preferisce a Lotti che può fare l'esperienza ministeriale e resta nella stanza dei bottoni. La rottura con Verdini è un fatto decisamente positivo e tutti si chiedono come faccia il Pd a rinunciare ai voti di Ala che aveva condizionato il suo voto positivo a un Ministero di peso.

Come al solito entra in campo Silvio che garantisce al Governo Gentiloni una desistenza al Senato mercoledì. Certamente non ci saranno tutti i forzisti in aula e questo abbasserà il numero di voti necessario per avere la fiducia, pare che ne saranno sufficienti 150-155 contro i 161 necessari se fossero presenti tutti in aula.
Un'apertura decisamente importante che lascia presagire ad un grande accordo sulla legge elettorale ma anche un periodo molto piu' lungo di quello previsto per andare al voto.

Con l'accordo interno al Pd e la tranquillità, al momento, di Renzi per affrontare il congresso, i tempi si dilateranno e una volta che Matteo uscirà vincitore tra i Dem non avrà alcuna fretta di andare a elezioni che ora si pensano ormai post 15 settembre per garantire quella pensione ai poveri parlamentari che non saranno più rieletti. Ma quali possono essere le conseguenze di questa raffinata mossa politica di Berlusconi che pare anche abbia riallacciato con Alfano e rende la pariglia al traditore Verdini?

SI può aprire un forte conflitto con Lega e Fratelli d'Italia che non digeriranno la posizione in aula al Senato, magari meno evidente ai meno esperti, ma chiarissima a chi di politica vive tutti i giorni: è possibile la rottura dei rapporti nel centro destra con conseguenze non facili da valutare.

Toti a Genova potrebbe trovarsi in una situazione non semplice perché si è impegnato a fondo nel rapporto privilegiato con leghisti e 'meloniani'. Peraltro avendo lui un mandato da presidente della Regione che va avanti sino al 2020 e in accordo proprio con quelle forze politiche è probabile che guarderà intelligentemente oltre le prossime elezioni politiche e si impegnerà ancor di più sulla Liguria che sta gestendo molto bene specie rispetto alle passate gestioni.

Rimanderà le sue legittime ambizioni da leader nazionale al prossimo giro valutando come rafforzare la sua posizione personale e questo potrà giocare molto positivamente per la Liguria perché è indubbio che dovrà dimostrare di saper amministrare molto bene la sua Regione. Ma questa posizione potrebbe portarlo anche a una rottura vera e propria con Forza Italia che si troverebbe orfana in Liguria e totalmente allo sbando.

Dalla parte del Pd però la Liguria non ha da sorridere. Renzi resterà pare in sella e non perdonerà certo a Marco Doria il giochetto pre-referendum con la firma del patto per Genova per poi il giorno dopo dichiararsi per il No. E' prevedibile anche una rottura nella sinistra e difficilmente si può pensare che Doria venga ricandidato dal Pd. Ma forse potrebbe essere il candidato, perdente, di una nuova sinistra.

Intanto i 5 Stelle iniziano le loro selezioni dei candidati per arrivare entro gennaio a "nominare" il loro candidato sindaco senza preoccuparsi di capire le logiche dei partiti e di quel mondo imprenditoriale sempre più locale e autoreferenziale che saltuariamente gioca a fare politica salterellando dal si al no da una fondazione all'altra.